Allarme innalzamento marino

Uno studio condotto da oltre 106 esperti della Commissione Europea, pubblicato a maggio su Nature Communications, rivela scenari preoccupanti: entro il 2300, a causa dell’innalzamento della temperatura e lo scioglimento dei ghiacciai, i mari potrebbero alzarsi di ben 5 metri.

Due testate online hanno trattato l’argomento: The Conversation, in un articolo dell’idrogeologa Hanna Cloke e il Daily Mail, in un articolo di Ian Randall.

Hanna Cloke sottolinea l’impatto che ciò avrà in Europa: si dovranno costruire difese marittime. Londra, ad esempio, necessiterà di una barriera al Tamigi. I Paesi Bassi sono già sotto il livello del mare e rischiano grosso.

Potrebbero esserci altre opzioni: “Ricreare dune o paludi o ritirarsi dalle zone costiere (…) queste soluzioni funzionano con processi naturali e hanno molti altri benefici per la fauna selvatica e l’uomo”. Altre opzioni, meno naturalistiche, prevedono la costruzione di immense dighe: Clocke, tuttavia, auspica “un approccio più sfumato, (…) atto a ridurre le emissioni ora e mitigare gli impatti peggiori”.

Ian Randall riporta, invece, le previsioni: basta l’aumento di solo 1°C della temperatura attuale per avere l’innalzamento marino di mezzo metro entro il 2100 e fino a 2 metri entro il 2300. Nel malaugurato caso dell’aumento di 4,5 °C, si prevede un innalzamento da mezzo metro a 1,3 metri entro il 2100 e da 1,7 a 5,6 metri entro il 2300.

Non è assolutamente confortante pensare “noi non ci saremo”, i primi danni potrebbero esserci già nel 2030: studi precedenti del 2014 hanno previsto, in 52 comunità costiere americane, 24 inondazioni marine in almeno 26 aree, mentre altre 20 potrebbero avere il fenomeno triplicato.

Scenari non meno devastanti in Europa: studi del 2016 prevedono un innalzamento di 2 metri entro il 2040 e ciò significherebbe che l’area del Kent, contea inglese, ne verrebbe completamente sommersa.

Anna Rita Canone

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