
Il 18 agosto Science X (https://medicalxpress.com/) ha pubblicato un articolo di Christopher Vaughan, dello Stanford University Medical Center, in cui è descritta una nuova tecnica che apre molte speranze a chi soffre di artrite.
Cos’è, innanzitutto, l’artrite? E’ una malattia autoimmune che provoca infiammazione cronica (e deformazione) delle articolazioni, con conseguenti dolore, gonfiore, difficoltà di movimenti.
La perdita del tessuto cartilagineo, colpo-assorbente, provoca dolore in oltre 55 milioni di americani negli Stati Uniti e disturbi muscolo scheletrici affliggono la metà della popolazione europea (446 milioni) secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità: numeri decisamente importanti.
I ricercatori di Stanford sono riusciti a trovare il modo di rigenerare la cartilagine delle giunture, prima nei topi e poi nel tessuto umano e i risultati sono stati pubblicati il 17 agosto in Nature Medicine.
La cartilagine articolare ha funzioni colpo-assorbenti ed è un cuscinetto tra le ossa alle articolazioni: il suo deterioramento provoca il continuo sfregamento delle ossa, causando dolore e infiammazione cronici, che alla fine possono provocare l’artrite.
A Stanford hanno scoperto che, provocando provocando prima lievi lesioni al tessuto articolare, quindi utilizzando segnali chimici per guidare la crescita delle cellule staminali scheletriche, le lesioni guariscono.
L’assistente professore di chirurgia Charles K.F. Chan, Ph.D, ha spiegato che, dal momento che la cartilagine si rigenera solo fino all’età adulta, “È estremamente gratificante trovare un modo per aiutare il corpo a far ricrescere questo tessuto importante”.
Ricerche precedenti, sempre a Stanford, hanno portato all’isolamento delle cellule staminali scheletriche, una tipo di cellula che si auto-rinnova ed è anche responsabile della produzione di ossa, cartilagine e un tipo speciale di cellula che aiuta le cellule del sangue a svilupparsi nel midollo osseo.
La nuova ricerca, come le precedenti scoperte su cellule staminali scheletriche umane e di topo, ha visto la collaborazione tra Chan e il professore di chirurgia Michael Longaker, MD, anche se le prime ricerche nel settore sono state effettuate dal chirurgo Matthew Murphy Ph.D., un ricercatore in visita a Stanford, attualmente attivo all’Università di Manchester.
Proprio Murphy ne prevede, a breve, il test sull’uomo: prima, probabilmente, a piccole giunture come le dita di mani e piedi, per arrivare anche ad articolazioni più importanti come il ginocchio. Attualmente la soluzione è invasiva attraverso la chirurgia e l’impianto di protesi, mentre i risultati incoraggianti delle ricerche puntano a prevenire il deterioramento della cartilagine prima che sia troppo tardi.
Anna Rita Canone
