Roberto, nome di fantasia, è portatore di apparecchio acustico. Prenotata visita foniatrica a luglio, per novembre. Il giorno prima della visita l’Asl chiama Roberto per annullarla: va prenotata di nuovo. Roberto va all’Asl un primo giorno, gli viene detto di rifare l’impegnativa con dicitura “entro 72 ore”. Roberto torna l’indomani con prenotazione: marzo 2021. Roberto si reca nuovamente all’Asl, alcuni giorni dopo, per cercare di accelerare i tempi: una responsabile lo aggredisce verbalmente e in pubblico, violando la privacy. Roberto chiede e ottiene di parlare con un dirigente e viene congedato con un vago “le faremo sapere”. Gli esami richiesti per avere l’autorizzazione a un nuovo apparecchio acustico, in tutto questo, sono in scadenza: pertanto, a marzo andranno rifatti.
Giorgio, altro nome di fantasia, è medico. Durante l’orario di visite riceve una chiamata urgente e lascia lo studio, così come si trova: mascherina, visiera, camice. Un informatore scientifico, dopo un’ora di attesa, rinuncia e se ne va. Giorgio ritorna dopo circa due ore, con la visiera bagnata e stravolto, scendendo da una macchina (che poi dirà dei parenti del paziente). Si scusa per l’attesa e spiega che ha dovuto accompagnare un suo paziente, sospetto Covid, all’ospedale più idoneo: non Maddaloni, non Caserta, ma Marcianise, cioè a mezz’ora di auto, poiché l’ambulanza è arrivata SENZA MEDICO A BORDO. Giorgio non ha esitato ed è andato, in virtù del giuramento di Ippocrate, antico testo greco che prescrive i doveri morali di un medico, pur non indossando lo scafandro anti-Covid. Spiega che la visiera bagnata è dovuta alla sanificazione ricevuta dagli infermieri dell’ambulanza. Giorgio è un professionista noto e stimato, non a caso, e un paziente commenta: “Dotto’, vuje facite semp’ ‘a differenza“.
Anna Rita Canone

