
Mentre il Ministro dell’Istruzione e il Premier, rispettivamente Lucia Azzolina e Giuseppe Conte, sembrano concordi e determinati a riaprire le scuole il 7 gennaio, si alza un coro di critiche. Già Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, ha auspicato prima l’esistenza e la verifica delle condizioni per riaprire e non viceversa. Esiste una serie di fattori da considerare: il picco dell’influenza, l’arrivo del vaccino e le temperature fredde: come garantire, ad esempio, adeguato ricambio d’aria?
E’ partito un ricorso al TAR con l’Associazione AIVEC (Associazione Italiana Vittime Emergenza Covid) avverso il D.P.C.M. del 3.12.2020 emesso dal Governo Italiano, che prevede “a decorrere dal 7 gennaio 2021, al 75 per cento della popolazione studentesca sia garantita l’attività didattica in presenza”. Il ricorso è a firma degli avvocati Enrico Cataldo e Rocco Cantelmo e ha visto l’adesione e partecipazione di genitori e docenti da tutta Italia.
In contemporanea, un gruppo di genitori e docenti ha creato un gruppo Facebook di oltre 5000 iscritti, tutti a favore della Dad (didattica a distanza). Dal gruppo è partito, in forma assolutamente gratuita, a cura dell’avvocato Enrico Calabrese, un esposto alla Procura per chiedere di indagare ed eventualmente procedere nel caso di eventuali reati.
In tutto questo, mentre si scrive, aumenta il numero dei morti, ormai quasi 70.000, due italiani di rientro dal Regno Unito (in cui gira una variante del virus più aggressiva e più contagiosa) sono in quarantena a Roma e una ragazza a Bari, di rientro da Londra, è sotto osservazione.
Inoltre, “un lavoro fatto su 79 territori validato in 226 Paesi stila la classifica degli interventi più efficaci: la chiusura degli istituti scolastici è seconda, al 40° posto i trasporti” (La Stampa, 4 dicembre).
Riaprire la scuola in queste condizioni? Mah…
Anna Rita Canone
