
“Non c’è nessuna correlazione tra contagi e scuola” afferma il 22 marzo Sara Gandini, epidemiologa, alla radio.
Peccato che i dati di “The Lancet” e “Nature“, non esattamente il foglio gratuito offerto ai viaggiatori in metropolitana, dicano ben altro (https://www.massimolizzi.it/2020/10/31/nature-e-the-lancet-se-la-scuola-incide-sui-contagi-di-sars-cov-2/). NB: La Gandini ha pubblicato, a pagamento, un articolo su “The Lancet Regional Health“, che non è “The Lancet “.
Si potrà obiettare: studi esteri, non applicabili in Italia. L’obiezione può essere confutata facilmente: se lo studio è stato effettuato in Paesi che sicuramente possono contare su un’edilizia scolastica di gran lunga migliore della nostrana, qualche perplessità dovrebbe sorgere spontanea a chi si ostina a invocare le scuole “aperte”, come se in Dad, didattica a distanza, alunni e docenti pettinassero bambole.
Si potrebbe ancora obiettare: fonti locali.
Eccone una: un articolo scritto e firmato da Cristiano Corsini, Professore di Pedagogia Sperimentale Università Roma Tre; Roberto De Vogli, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione UNIPD – Ricercatore onorario presso Dipartimento Epidemiologia e Salute Pubblica, University College London; Alessandro Ferretti, Ricercatore dip. Fisica Università degli Studi di Torino; Davide Tosi, ricercatore presso l’Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Scienze Teoriche ed Applicate (DiSTA).
Il documento consta di 7 pagine, corredate da grafici, e di una ricca bibliografia internazionale.
Cosa dice, in sintesi, questo documento?
“Stare in classe una mattinata risulta dunque molto più rischioso (3 volte) che andare 1 ora al supermercato e trascorrere mezz’ora in un mezzo di trasporto pubblico (quasi 4 volte). Anche sostare nei negozi per 2 ore con spazio di 10 m² a persona, andare al cinema, al teatro, nei musei, nelle palestre o nei ristoranti (sempre con capienza ridotta e opportuni DPI) è comunque meno rischioso di una mattinata in un’aula.
La trasmissione dell’infezione tramite aerosol é stata non solo scientificamente dimostrata ma è divenuta ormai di dominio pubblico, indicata dai quotidiani prestigiosi come il New York Times o il Wall Street Journal e per essere mitigata necessita di interventi efficaci su aerazione e monitoraggio della qualità dell’aria.
Inoltre per tutto il personale scolastico servono DPI adeguati (mascherine FFP2) in grado di prevenire tale trasmissione: il loro mancato utilizzo comporta un grave aumento del rischio per la salute degli operatori della scuola così come per gli alunni e le loro famiglie“.
Non basta? C’è dell’altro:
“Anche in Italia ci sono evidenze in tal senso, né potrebbe essere altrimenti vista la natura globale dell’epidemia in corso: è stata infatti rilevata una correlazione fra l’aumento dei casi di nuovi contagi, indici Rt e terapia intensiva, laddove si è tornati prima in classe rispetto alle zone dove è stata privilegiata la Didattica a distanza; le regioni invece che hanno applicato chiusure tempestive della scuola di ogni ordine e grado (es. Regione Campania a ottobre 2020) sono riuscite a contenere le curve dei contagi e gli indici Rt; inoltre i contagi sembrano riguardare persone sempre più giovani come si vede nella tabella allegata, ricavata da dati dell’Istituto superiore di Sanità (ISS) su base nazionale“.

Ora, poiché non stiamo parlando di tifoseria calcistica, ma di dati reali, chiedere un minimo di onestà intellettuale alle mammine che lottano per i figli “soffocati”, testuali parole trovate in rete, e ai togati del Tar, che si pronunciano stando comodamente in remoto, sembra proprio il minimo.
Anna Rita Canone

L’ha ripubblicato su giulioantonellosantonocitoe ha commentato:
“Stare in classe una mattinata risulta dunque molto più rischioso (3 volte) che andare 1 ora al supermercato e trascorrere mezz’ora in un mezzo di trasporto pubblico (quasi 4 volte). Anche sostare nei negozi per 2 ore con spazio di 10 m² a persona, andare al cinema, al teatro, nei musei, nelle palestre o nei ristoranti (sempre con capienza ridotta e opportuni DPI) è comunque meno rischioso di una mattinata in un’aula.
La trasmissione dell’infezione tramite aerosol é stata non solo scientificamente dimostrata ma è divenuta ormai di dominio pubblico, indicata dai quotidiani prestigiosi come il New York Times o il Wall Street Journal e per essere mitigata necessita di interventi efficaci su aerazione e monitoraggio della qualità dell’aria.
Inoltre per tutto il personale scolastico servono DPI adeguati (mascherine FFP2) in grado di prevenire tale trasmissione: il loro mancato utilizzo comporta un grave aumento del rischio per la salute degli operatori della scuola così come per gli alunni e le loro famiglie“.
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Ottima analisi! Occorre diffonderla il più possibile
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