
Nicola Panza, alias DJ Panico, è un DJ lombardo con origini lucane. Torna a Nemoli (PZ) dopo 4 anni e l’intervista nasce dopo incontro fortuito fuori casa sua. Classe 1980, capelli crespi tipo Caparezza, cordiale, estroverso e simpaticissimo, accoglie con una coloratissima camicia con i fumetti. L’intervista scorre tipo chiacchierata tra vecchi amici.
Come hai cominciato?
Ho iniziato a 15 anni, anche se ho iniziato il pianoforte a 6 anni. A 15 anni ho iniziato a scrivere e ho scritto le prima canzoni. Tra l’altro, ho incontrato una persona di Nemoli che mi ha ricordato il titolo di una canzone che cantai al CantaNemoli, roba di anni fa; l’avevo scritta nel 1995 e la cantai in Piazza dei Cedri (attuale Piazza Domenico Lentini), era una canzone che avevo scritto perché c’era stata una storiella qui a Nemoli con una ragazza locale. Il titolo era “Un amore distante”. La suonai con la mia tastiera.
Perché hai mollato il pianoforte?
C’è stato un momento di “crisi mistica”, studiavo ma lo studio non mi dava soddisfazioni e ho analizzato tutto, a un certo punto ho scoperto di avere questa vena compositiva e qui, proprio in questa casa, ho scritto la primissima canzone, che poi ho ripreso l’anno dopo “Un amore distante” e diventò la mia canzone dell’estate. Scrissi tutto a orecchio, senza strumenti musicali, con un registratore: era una melodia che mi girava in testa, poi scrissi piano piano il testo. Da lì cominciai a scrivere altri pezzi, ad arrangiare canzoni dance: era il periodo di Robert Miles, io ero appassionato del pianoforte, mi piacevano le melodie con base dance e da lì partì tutto.
Un aneddoto da raccontare…
Ah, sì, questa è simpatica. Un giorno andai a trovare due amici autori e produttori, produttori degli anni’80. Uno era Roberto Turatti. Io avevo fatto una canzone che si chiamava “Mi scusi signorina” e, come facciamo spesso e volentieri noi dj e produttori, prendiamo spunto da qualcosa del passato, cambiamo 2 o 3 note e poi da lì costruiamo delle canzoni nuove. Quella canzone era stata scritta prendendo spunto da un pezzo degli anni’80, di Papa Winnie, “You are my sunshine”, che cominciava con un coro. Arrivai a Vimodrone, nello studio di Roberto Turatti, che è stato il produttore di Den Arrow, P. Lion, Papa Winnie, Joe Yellow: vendevano in tutto il mondo, era un periodo d’oro. Praticamente, mise un cd nel lettore, fece partire la canzone e arrivò il suo socio con la chitarra, suonando le note originali del pezzo di Papa Winnie. Io, ignaro di tutto quello che c’era dietro la canzone, dissi a Roberto: “Bravo! Sono andato a fregare proprio quella melodia!” Lui mi fece un applauso ridendo: “Bravo, Panico!” Io gli chiesi perché mi facesse l’applauso e lui rispose: “Eh, l’abbiamo prodotta noi quella canzone!” (Ride) Grande figura di m…
Poi ci sono altri aneddoti, un po’ più seri, esperienze belle che ho avuto nel passato, quando sono stato a trovare Giulio Mogol al CET e sono stato lì 2 giorni perché sono amico del figlio, Francesco, conosciuto attraverso la mia esperienza come dj alla nazionale italiana cantanti. Davide De Marinis mi ha portato alla nazionale cantanti, all’epoca ero il suo produttore. Ho conosciuto Enrico Ruggeri, Gigi D’Alessio. Ti dirò, è simpaticissimo. A livello tecnico e professionale lo apprezzo perché è una persona molto preparata: la gente si schiera, è un genere che ti piace oppure no. Io, da musicista, sto sempre in mezzo. Circa nel 2012-2013, eravamo seduti di fianco io, Enrico Ruggeri e Gigi D’Alessio alla mia sinistra, Davide De Marinis alla mia destra. A un certo punto parte una risata, rido anch’io, perché quando sento una risata mi giro subito. Gigi D’Alessio mi dice: “‘O scherzo ra natura”. Gli chiedo perché e mi risponde: “E capill”. Gli ho risposto: “Stai zitto, m’aggio fottuto e capill a te e pure a Enrico Ruggeri”. Tutta la tavolata a ridere. Da lì è partita anche una mini conversazione con Enrico Ruggeri e Gigi d’Alessio e ho scoperto che è una persona amabilissima. Enrico Ruggeri è eccezionale, l’ho poi ritrovato e mi ha salutato con il mio nome, “Ciao, Panico!”: da pelle d’oca. E’ un bel ricordo della mia esperienza con la nazionale italiana cantanti.
Cosa ti aspetti dal futuro?
Negli ultimi otto mesi ho cercato di rivoluzionare la mia vita, infatti ho perso 34 kg, ho fatto un percorso seguito da 2 specialisti: un nutrizionista, Sacha Sorrentino e una coach, Jill Cooper, quella che faceva le telepromozioni su Media Shopping. Ho partecipato alla trasmissione “Detto,fatto” e ho deciso di cambiare, non solo l’aspetto fisico, ma anche lo stile di vita. Intanto, ho iniziato anche la convivenza con la mia compagna, cantautrice: Marianna Gallo, di origini napoletane, cantante da sempre. Ho anche cambiato un po’ la mentalità: dopo questo lockdown che ha fermato un po’ tutti gli artisti, me incluso, ho diversificato il modo di lavorare. Ho sviluppato anche altri talenti, ho sempre fatto il produttore e l’autore, poi ho iniziato a lavorare per delle aziende di giochi, fare i jingle per queste aziende, per pubblicità e ho iniziato (ma era partita già prima del lockdown) un’attività come attore, collaborando con Gabriele Cirilli nel suo spettacolo, “Cirque du Soleil” ero ufficialmente il consulente musicale ma ero anche un attore in scena con lui, una sorta di spalla musicale. E’ stata una bella esperienza. Ora sono in attesa di un’altra chiamata e spero di continuare su quella strada, oltre a iniziare questa nuova attività di conduttore di giochi, etc. Mi piacerebbe condurre anche un quiz, in futuro, magari anche in TV regionali.
Radio?
Ho avuto esperienze radiofoniche, ma preferisco la TV perché ti si vede, è un ambiente che preferisco, però la radio non la disdegno. Per cinque anni ho fatto lo speaker di RTO, radio della zona del Verbano, Lago Maggiore: trasmette anche in Svizzera e mi ha dato delle belle soddisfazioni.
L’aspetto più difficile della tua attività….
Rinnovarsi continuamente, poi con i social se non hai delle novità rimani fermo, devi sempre cercare di rinnovarti, perché è importante prendere sempre il target più basso, che poi cresce e ti sostiene. Un’altra cosa che sto facendo negli ultimi mesi è partecipare ai video dei Pantellas, due Youtuber famosissimi, quasi 6 milioni di iscritti al loro canale YouTube; siamo diventati amici, sono uno di Gallarate e l’altro di Cairate, provincia di Varese. Loro hanno un target molto giovane: questo mi ha permesso un po’ di rinnovare e rinfrescare un po’ la mia fan base, che poi magari ti sostiene per 10-20 anni e ti permette la tua attività.
Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere la stessa strada?
Devi avere fondamentalmente la passione: non devi mai considerare l’arte come un lavoro. Nel momento in cui ti pesa, lascia perdere. Se non ti pesa, devi fare grandi sacrifici perché all’inizio non guadagni, hai contro magari la famiglia, gli amici… ora un po’ meno, perché cominciano ad arrivare i risultati e ci sono i social network che ti danno un po’ di visibilità, più o meno tutti vedono quello che fai. Una volta, quando non c’erano i social, spiegare a uno che andavi in discoteca a mettere a tempo due dischi…”Eh, vabbè, cosa ci vuole…”: eh, no. Non è quello: devi capire chi hai davanti, che provi in quel momento, devi caricarli. Magari incappi nella serata in cui non ti seguono e devi cercare di attirare l’attenzione, insomma le varianti sono veramente tante. Noi dj siamo una sorta di psicologi, come anche i musicisti che fanno i live, è la stessa cosa. Devi cercare di capire cosa vuole in quel momento il pubblico e trascinarlo. Non è facile, è un’arte anche quella, infatti negli ultimi anni i dj sono diventati quasi come le rockstar, per questo motivo: sono diventati dei trascinatori, degli influencers di grandi masse.
Luci e ombre?
Luci: è un bel mondo quando trovi il riscontro della gente, quando ti seguono e magari qualcuno cerca anche di imitarti, nel bene e devi stare attento che non ti imiti nel male, perché se ti imita nel male significa che passa più un aspetto negativo anziché uno positivo. Quella è l’ombra, devi cercare di dare sempre un messaggio positivo. Io cerco sempre di far ridere la gente, poi sono una persona che pensa, che ha un’idea e quindi devo sempre cercare di arrotondare un po’ gli spigoli, perché c’è il rischio che una persona non prenda l’aspetto positivo. Altra ombra: non sempre sei in alto, devi cercare di gestire, più che i momenti alti, quelli bassi. In questi due anni, a causa del lockdown, ci sono stati tantissimi momenti bassi. Mi ha aiutato molto dimagrire e cambiare il mio stile di vita, andare a convivere e iniziare una vita con la mia compagna e fare cose che non ho mai fatto nella mia vita, poiché sono vissuto sempre con la mia mamma e faceva tutto lei. Ora, invece, mi diverto a fare la spesa, la lavatrice, stendere i panni, a cucinare…non ho ancora pasticciato in lavatrice, sono stato sempre molto pignolo. Capita che faccio il lavaggio, poi mi dimentico, vado a fare altro, poi mi ricordo e trovo i panni che puzzano di umido e devo rifare il lavaggi. Ho imparato a fare i lavaggi rapidi, meno male che la mia lavatrice mi aiuta, però è divertente anche quello. Mi piace anche cucinare, ho imparato a cucinare leggero e, grazie a Dio, la mia compagna mi segue, anche se lei non ne ha molto bisogno. Io ho perso 34 kg in nove mesi circa, lei 7.
Wow? Che mangiavi? Erba, in pratica?
No, questo è quello che mi chiedono tutti. Mangio più volte al giorno, i famosi 5 pasti, ma mangio cose diverse. Io mangio un giorno sì e un giorno no 120 gr di pasta, ma di grano saraceno e l’accompagno con le verdure.
A me, celiaca, non piace…
No? A me piace tanto. Poi dipende dai gusti, si sa… io l’ho amata dal primo assaggio. Qui non la trovo. Il latte, ad esempio: non bevo quello vaccino, ma quello di mandorle. Mangio yogurt greco, composte di frutta, frutta secca. Non ho avuto riscontro ma pare che noi originari della Basilicata abbiamo preso le proteine non dal latte vaccino, ma di mandorle, che ai tempi dei nostri predecessori abbondavano, pertanto gli enzimi per digerire il latte sono pochi e svaniscono presto, essendo più predisposti ad assumere le mandorle. Da quando bevo il latte di mandorle non ho più alcun tipo di problema: reflusso e acidità sono spariti. A parte che era consigliato dal nutrizionista, magari quella storia è vera.
Com’è nata Bongo cha cha cha?
Nel 2019 andai al cinema a vedere il film di Spiderman, “Far from home” e c’era una scena girata a Venezia. Loro arrivavano in barca e partiva questa canzone. Mi girai verso la mia compagna, che era con me e, visto che lei è un po’ esperta di anni ’60, le chiesi se conoscesse quella canzone. Mai sentita. Mettemmo Shazam e uscì Caterina Valente. Il giorno dopo ho comprato la canzone su I-Tunes, ho aperto il mio programma per fare la musica e ho deciso di fare un remix. Finito nel giro di una settimana, l’ho mandato a 5 etichette discografiche, mi ha risposto solo una dicendo che non era interessata. L’ho messo nel cassetto. Quest’anno, a marzo, avevo il profilo su TikTok ma non l’avevo mai utilizzato. Ho visto che tanta gente era su TikTok e mi sono detto: proviamo. Mi proponeva nei “per te”, che è la home page di TikTok, su 10 video 8 erano accompagnati dalla canzone di Caterina Valente. Chiamo il mio collaboratore, Luca Moretti, gli dico di aver remixato nel 2019 Bongo cha cha cha, su TikTok ci sono milioni di video. Dopo dieci minuti mi richiama dicendo che ci sono non so quanti milioni di video, un numero altissimo. Intanto si era informato con i partner internazionali se anche all’estero fosse così. Avendo avuto conferma, ho preso il mio remix, gliel’ho girato, l’ho ricantata facendo una street cover (in gergo tecnico, rifai totalmente la canzone). L’ha ricantata la mia compagna Marianna e gli ho mandato il tutto. Nel giro di un paio di settimane, tipo fine aprile, siamo stati i primi a remixare Bongo cha cha cha (https://www.youtube.com/watch?v=LYUVISn51WY). Poi sono arrivati i Good Boys, collaboratori dei Meduza, hanno partecipato a X Factor UK e avevano già il nome altisonante, è uscita la loro versione due mesi dopo la nostra ed è stata programmata da tutte le radio. Parte delle radio, però, ha mandato la nostra versione, più fresca e più legata al brano originale, mentre la loro è più inglese, più cupa. Abbiamo firmato quello che è il tormentone dell’estate, la conoscono tutti e non tutti sanno che è una cover.
Anna Rita Canone
