
Simay Azadi, il canale satellitare iraniano d’opposizione, con sede in Europa, ha organizzato il 26mo Telethon dal 14 al 16 gennaio: coinvolti, come sempre, sostenitori iraniani e non, sparsi in tutto il mondo.
Numerosi i messaggi di solidarietà ricevuta da semplici cittadini in tutto il mondo e la leader Maryam Rajavi il 17 gennaio ha sottolineando in un discorso ai politici europei la responsabilità del regime nell’attacco all’aereo civile ucraino VOLO 752 abbattuto l’8 gennaio 2020 (anche l’Ucraina ritiene l’Iran responsabile VOLUTAMENTE della morte delle 176 vittime) e chiede la condanna internazionale al regime, anche per la sua crescente corsa verso il nucleare.
Il Telethon:
La maratona televisiva è durata tre giorni e ha visto interventi in diretta anche di politici e diplomatici internazionali (USA, Francia, Inghilterra, Italia, tra gli altri). Essa, così come spiegato da Simay Azadi, non è “solo un sostegno finanziario di una televisione. Questo è un messaggio di solidarietà per combattere e continuare a lottare per la libertà in Iran”.
Sui maxischermi si sono alternate le foto dei sostenitori morali che hanno accolto l’appello lanciato su Twitter, gli iraniani sparsi in tutto il mondo, le toccanti e drammatiche testimonianze dei sopravvissuti al massacro del 1988 (uccisi 30.000 oppositori politici dal regime). Si sono susseguite, come sempre, telefonate d’incoraggiamento e telefonate che sono vere e proprie denunce.
Tutti hanno condannato, unanimemente, il regime teocratico e in particolare il Presidente Ebrahim Raisi, diretto responsabile della sanguinosa repressione del 1988. Tutti ne continuano a chiedere la fine dell’impunità e una condanna internazionale per crimini contro l’umanità.
La situazione attuale
L’Iran versa in condizioni drammatiche: il numero delle vittime per Covid ha raggiunto quasi 500.000. La popolazione langue tra virus e povertà, con i docenti che hanno ripreso lo sciopero, dopo le agitazioni dello scorso ottobre. Lamentano stipendi arretrati e non pagati, mentre il governo continua a ignorarli. In tutto questo, il primo pensiero del regime è una crescente corsa al nucleare, in spregio a qualunque senso di responsabilità. Continuano, intanto, le persecuzioni agli oppositori: lo scorso 8 gennaio è morto per Covid e in carcere lo scrittore, poeta e regista Baktash Abtin, condannato dal regime poiché strenuo difensore dei diritti umani.
Anna Rita Canone
