8 marzo: live da Berlino con Maryam Rajavi

Berlino, 5 marzo. Maryam Rajavi invia saluti e messaggi di stima e solidarietà, nonché incoraggiamenti, a tutte le donne, specie alle ucraine e a tutte coloro che vivono in difficoltà: Afghanistan, Palestina, Libano e così via.

Presenti delegazioni di politici e diplomatici da Francia, Germania, UK, USA…

Citate le eroine del MEK/PMOI che hanno avuto e stanno avendo un ruolo non marginale contro il regime clericale e che combattono contro maschilismo e misoginia.

Le donne iraniane non hanno nulla a che vedere con l’attuale cultura iraniana“.

Citate anche le docenti di #Isfahan che continuano la protesta. Rajavi esprime tutto il sostegno e la solidarietà alle connazionali: “Voi siete la vera forza per l’Iran di domani“.

Il PMOI accoglie parimenti donne e uomini, senza distinzioni. Gli attivisti uomini e donne condividono rapporti fraterni e sono uniti nella battaglia comune per rovesciare il regime, fatto di tirannia, superstizioni, menzogne.

Le attiviste mostrano di essere impavide e mostrano che una nuova società è possibile: la società dovrebbe basarsi sui valori. La resistenza non appartiene solo agli uomini, questo lo aveva detto anche Massoud Rajavi: ciò le dà credibilità.

Seguono testimonianze delle appartenenti alla resistenza: denunciano la misoginia e tirannia di Raisi.

Tra le rappresentanti internazionali la danese Helle Thorning-Schmidt, Urška Bačovnik Janša, slovena, l’ albanese Mimi Kodheli, Maria da Graça Carvalho, portoghese ed altre.

Rita Süssmuth, tedesca e vecchia amica e sostenitrice di Maryam Rajavi, nel suo lungo intervento ringrazia gli uomini partecipanti e punta sulla parità. Non è solo una questione femminile: “Nessuno può dirci cosa fare“. L’uguaglianza di genere è una questione non solo iraniana e deve finire. “Siamo ancora una minoranza, anche in Europa, quando si tratta di partecipazione (…) dobbiamo fare le cose insieme, uomini e donne“. Paragona la situazione ucraina a quella iraniana: le donne non vanno considerate come la parte debole della resistenza. Le nuove generazioni sono diverse: anche gli uomini possono piangere, non è una prerogativa femminile o svilisce la loro virilità. Viene sottolineata la leadership di Maryam Rajavi e tutto il suo sforzo per la democrazia e cooperazione, anche tra religioni diverse.

Yelyzaveta Yasko, ucraina, racconta cosa sta succedendo a Kiev: tutti stanno provando a passare nei corridoi umanitari. Il suo messaggio a tutte le donne è: “Non arrendetevi, ovunque voi siate (…) abbiamo bisogno di pace in Ucraina, in Europa, nel mondo“.

Esibizione musicale del coro femminile del campo albanese Ashraf 3: il loro saluto va alle attiviste MEK e alle donne ucraine. Il brano “March of Human” è un messaggio di pace per tutto il mondo.

Solidarietà anche da paesi non europei: Ingrid Betancourt, colombiana, sottolinea come la tirannia abbia diverse facce e condanna l’attacco di Putin all’Ucraina. “Siamo qui perché tutte guerriere di libertà e non ci arrendiamo. Lottiamo per i nostri diritti“. Molte iraniane vivono nella tirannia, ma le nuove generazioni donano speranza. La partecipazione deve essere maschile e femminile a tutti i livelli. E’ difficile da realizzare, ma è possibile grazie alla leadership di Maryam Rajavi e alla sua determinazione, fatta di carisma e resilienza. Le donne possono avere successo se si uniscono e Maryam Rajavi ha dato voce a migliaia di donne escluse dalla misoginia del regime, perciò va supportata.

Linda Chavez, statunitense, accusa Putin per ciò che sta accadendo in Ucraina e dice che un altro Paese in grado di fare armi nucleari è l’Iran. Critica Raisi e sprona le donne iraniane a continuare la loro battaglia.

Un altro Iran è auspicabile: un Iran finalmente libero, democratico, senza nucleare, senza violenze e senza differenze di genere. Ciò è possibile e le donne iraniane si battono insieme agli uomini perché si realizzi al più presto.

Anna Rita Canone

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