
Storia
La giornata è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999, per ricordare un fatto di cronaca avvenuto il 25 novembre 1960 in Repubblica Dominicana. Quel giorno, infatti, Rafael Trujillo fece eseguire il sequestro, la tortura e l’omicidio di tre sorelle e attiviste politiche: Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal.
I simboli
Come riporta “Save the children” i simboli caratterizzanti questa giornata sono le scarpe e panchine rosse. Le scarpe rosse prendono origine in Messico, a Ciudad Juárez: in città ormai da anni avvengono sequestri e femminicidi. Nel 2007 è stato girato un film con Jennifer Lopez. L’artista Elina Chauvet ha usato per la prima volta le scarpe rosse in un’istallazione nel 2009 per ricordare anche la sorella, uccisa dal marito a venti anni.
L’Italia
In Italia il caso di cronaca di Giulia Cecchettin (2021, uccisa dall’ex fidanzato) ha riaperto una questione che sembrava sopita. In realtà, la violenza contro le donne non è mai finita. Durante il lockdown per il Covid, come riporta Welforum.it, c’è stato un aumento dell’11% della violenza domestica. L’Istat rilascia altri dati agghiaccianti: circa 150 casi l’anno. Sono partite campagne di sensibilizzazione e nel 2019 è stato istituito il Codice Rosso per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere.
Il mondo
In molti Paesi del mondo la condizione femminile è ancora più drammatica.
- India: Nonostante il Paese stia diventando una grande potenza economica, restano pericolosi retaggi patriarcali. Le donne continuano ad essere vittime di violenze sessuali. Persistono le discriminazioni di genere. Inoltre, i matrimoni combinati sono ancora praticati.
- Afghanistan: Con il ritorno al potere dei talebani, nel 2021, le donne afghane hanno visto spazzare via tutti i progressi acquisiti con la presenza degli statunitensi. Costrette a indossare i burqa che le ricoprono totalmente, praticamente sono diventate invisibili e hanno perso i più basilari diritti: diritto al lavoro, all’istruzione e alla libertà di movimento.
- Pakistan: L’omicidio in Italia (2021) di Saman Abbas, di origini pachistane, avvenuto per opera dei familiari, ha riacceso i riflettori sulla drammatica condizione della donna. Il “delitto d’onore” continua ad esistere. Le donne restano sottomesse agli uomini. L’accesso al lavoro e l’istruzione resta ancora estremamente limitato.
- Iran: Nel 2022 la giovane Mahsa Amini è arrestata, torturata e uccisa per non aver indossato bene il velo. La notizia ha avuto ampia eco internazionale, provocando lo sdegno presso tutti i Paesi occidentali. Tuttavia, poco è cambiato: lo scorso 5 novembre una studentessa di Teheran, Ahoo Daryaei, è stata dapprima rimproverata per non aver indossato il velo, in seguito arrestata. La donna, però, ha compiuto un gesto clamoroso e le sue foto hanno fatto il giro del mondo: si è spogliata, restando solo in abbigliamento intimo. La sua foto è diventata un’icona per la lotta delle donne per la libertà. E’ stata rilasciata dopo 10 gg, con uno scarno comunicato che la definisce “pazza”.
Resta ancora tanto da fare, dunque. E’ importante educare le nuove generazioni al rispetto reciproco, a cominciare dall’infanzia. La donna non è un essere subalterno all’uomo ed è necessario un impegno congiunto di istituzioni, società civile e singoli individui perché la violenza di genere non è un problema circoscritto a particolari culture o contesti socioeconomici. La cronaca nazionale ed internazionale mostra, attraverso gli esempi citati, come si tratti di un fenomeno trasversale che si manifesta in molteplici forme: fisica, psicologica, sessuale, economica. I reati possono consumarsi, come abbiamo visto, tra le città come nelle campagne, in ambienti esterni o, peggio ancora, familiari: nessuna donna, purtroppo, è immune.
Anna Rita Canone
