Dacci oggi il nostro sopruso quotidiano

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Secondo il Codice Penale italiano, articolo 323, l’abuso d’ufficio si realizza quando “il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio (…) nello svolgimento delle funzioni o del servizio, (…) intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale , ovvero arreca ad altri un danno ingiusto“.

L’articolo 610, invece, definisce il bullismo, alias violenza privata: “chiunque con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualcosa“.

Si parla molto, a causa di vari eventi di cronaca, di bullismo tra i ragazzi e cyberbullismo, ma esistono varie forme di violenza da parte del personale pubblico, o pubblico ufficiale, nei confronto di poveri cristi privati.

Roberto racconta: “Il mio medico è un fallimento totale. Autonomamente ha deciso di non aprire lo studio il lunedì (ma risponde a telefono) e di non rispondere a telefono venerdì pomeriggio, quando invece saresti coperto dal medico di base. Che fai, lo denunci? E’ l’unico medico del paese“.

Marta racconta: “Ho l’esenzione per patologia, avendo subito un intervento importante. Sono andata all’ASL, portando le carte. L’impiegata mi ha fatto sentire un’incapace, continuava a ripetere che non avevo capito niente. Insisteva che non avevo alcun diritto all’esenzione. Io avevo tutti i referti e glieli mostravo. Ha fatto storie. Mi sono messa a piangere e ho insistito. Alla fine, i miei documenti erano tutti validi. Non è la prima volta che questa persona tratta male gli utenti“.

Claudia racconta: “Sono stata ricoverata per un intervento chirurgico presso una clinica privata. Sono incappata in due infermieri a dir poco balordi: uno, quando chiamato, veniva, poggiava le mani sui fianchi e ti guardava con un sorrisetto beffardo, senza fare nulla. L’altra, una pazza isterica: minacciava i parenti dei pazienti, gridava, addirittura ha usato l’espressione “Tu mi hai rotto il c…” nei confronti di un’anziana paziente allettata. Tutto questo in orari “morti”, quando i medici non potevano sentirla. I telegiornali spesso parlano di violenza sui medici: esiste anche la violenza sui pazienti”.

Murat racconta: “Sono un cittadino italiano, ma d’origine turca. Il mio cognome è pesante: papà è stato a lungo un ricercato dell’Interpol. Personalmente, lo ricordo vagamente: è morto quando ero un bambino. Ho studiato, mi sono laureato, non ho nulla a che vedere con i crimini di papà, ma mi bullizzano. Un commissario ha deciso che sono un criminale da stanare: minaccia di arrestarmi, mi accusa di terrorismo internazionale, di spaccio, di traffico internazionale di armi da fuoco (vecchio fucile dell’Ottocento regolarmente dichiarato ed esposto a casa, ricordo del mio bisnonno) tra poco sono la mente di tutti i crimini che avvengono in Italia. Ha infangato il mio nome e la mia reputazione. Da un lato mi viene da ridere: vuoi arrestarmi? Fallo, voglio vedere che reati inventerai a mio carico. Dall’altro, mi fa rabbia: sono precario, con la pubblicità che mi ha fatto localmente sarà difficile trovare un lavoro, nel caso mi licenziassero. Sa di poter giocare sporco: chi denuncia un commissario?”

Anna Rita Canone

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