Napoli: chiesa Santa Maria Donnaregina Vecchia

L’estate finalmente è arrivata, l’aria ancora tiepida è piacevolmente invitante per le passeggiate in città all’aperto. Così mi premuro focalizzare anch’io l’attenzione alle meraviglie di una grande metropoli, che è la bella Napoli. Città unica e strana, fatta di eccessi senza misure e di incredibili contrasti, di bello e di brutto, di verità e di menzogne, di fede e di credenza, di culto e di mistero e naturalmente di storia  e tanta, tanta cultura. Incamminandosi per le strade del centro storico, dove ogni pezzo di pietra equivale a un autentico tesoro. I monumenti, i palazzi con il peculiare aspetto napoletano hanno conservato  in perfetta armonia la contaminazione  di altre culture europee e dei paesi limitrofi, che ivi si sono  succeduti.

Nei pressi della Curia Arcivescovile di Napoli si trova un antichissimo monumento gotico del XIII. sec., che  annuncia i rapporti stretti tra  l’Ungheria e il Regno di Napoli già dal Medioevo. La Chiesa Santa Maria Donnaregina vecchia, viene già citata in un documento rinvenuto del 780  come San Pietro del Monte di Donna Regina, che è da non confondere con la così detta “nuova” costruita nel ‘600, che sembra essere eretta dalle pietre del vecchio fondamento, della Chiesa “vecchia”, la quale custodisce fedelmente la storia e la vita di Maria d’Ungheria, figlia di Re Stefano V, divenuta nel 1270 regina consorte di Carlo II D’Angiò di Napoli, quando ci arrivò in pompa magna per celebrare le nozze solenni. Maria giunse come moglie promessa nella corte angioina di Napoli, da un paese dell’Europa centrale, forte e invincibile, governato da un antico Casato dei discendenti del principe Árpád, chiamato anche la dinastia Arpadiana, spesso citata anche la dinastia dei re Santi. Tutti i Re ungheresi, già dall’anno 1001, dalla fondazione dello Stato della Santa Hungarica, governavano nel bacino dei Carpazi per uno stato stabile e fiorente, con profonda fede e coscienza. Maria d’Ungheria porta con sé questi principi, insieme alla qualità umana più elevata, ovvero l’intelligenza e la profonda devozione alla fede ed alla religione, che determineranno la Sua totale abnegazione nei confronti del Regno e del proprio ruolo di regnante.  La Chiesa trecentesca è uno dei tesori più importanti del periodo medievale, che appunto evoca il nome della Santa Regina, è mera testimonianza della Sua inclinazione  all’arte e alla vita ecclesiale, tutte caratteristiche, con le quali Lei ha reso Napoli un centro di Cultura e di Arte. Bellissimo è l’interno della chiesa gotica, di cui le altissime mura  risalgono in alto fino alle volte della cupola, dove i due stemma reali  divisi nel loro  scudo, quello della casa Arpadiana  su campo rosso con le quattro fasce bianche dell’Ungheria  e l’altro  del  casato  francese  con i gigli d’oro degli Angioini su campo azzurro,  sembrano  fondersi in uno. Non lontano dall’abside, si trova il monumento funebre della Regina, opera di Tino Caimano, celebre artista senese, che scolpì di marmo  la figura graziosa di Maria con  i lineamenti  delicati del volto. Al piano superiore della chiesa, dove le suore dell’ordine  Clarissa si riunivano in grande silenzio, rigorosamente separate dal mondo esterno  per le loro preghiere, si ammirano  le pareti  affrescate  da ricche opere figurative , fatte dal noto pittore, mosaicista romano, Pietro Cavallini, queste iconografie  rappresentano i più grandi santi cattolici in assoluto, come Santo Stefano, Santa Elisabetta,  San Ladislao e via così. La visita in questa Chiesa è un’assoluta immersione nella storia e nell’arte, per conoscere altri monumenti importanti di questo periodo, si segnala con piacere la futura pubblicazione anche in lingua italiana, scritto  da una pregevole studiosa ungherese di storica dell’arte, con il titolo “Ricordi ungheresi del medioevo a Napoli”.                                                                                                                    

Judith Jambor

Iran, il giorno delle elezioni

The Middle East on a Globe

Oggi, 18 giugno, saranno le elezioni presidenziali più controverse. I circa 83 milioni di iraniani, infatti, dovranno scegliere il successore di Hassan Rohani. Dei 7 candidati, solo 3 sono rimasti in lizza: Abdolnasser Hemmati, moderato, più Ebrahim Raisi e Mohsen Rezai.

La presidente mojahedin Maryam Rajavi e gli attivisti dei diritti umani spingono al boicottaggio da un pezzo, su Twitter viaggia l’hashtag #BoycottIranShamElections. Alla campagna hanno aderito anche 5 organizzazioni femminili iraniane di diverse etnie (https://t.co/W8gaAjRWn1?amp=1). Raisi, infatti, è accusato di essere responsabile delle torture e del massacro dei prigionieri politici iraniani nel 1988: era un pubblico ministero che condannava a morte le persone (https://arab.news/zv9ph).

Lo scorso 8 giugno, in una lunga diretta streaming su Twitter organizzata da NCRI FAC – il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, hanno raccontato le proprie esperienze testimoni o vittime delle torture di Raisi (https://twitter.com/i/broadcasts/1LyxBdNRrEWGN).

Tra l’altro, come ha denunciato Maryam Rajavi in un Tweet dello scorso 9 giugno, il regime clericale, per assicurare la propria sopravvivenza, non ha rinunciato al programma nucleare.

Le violenze del regime, in ogni caso, non cessano neppure in occasione delle elezioni presidenziali: il 9 giugno Amnesty International ha denunciato le torture ai fratelli Vahid e Habib Afkari, l’11 giugno è stata imprigionata l’ambientalista curda Faranak Jamshidi e, nella stessa data, la campionessa di motocross Shahrzad Nazifi è stata condannata a 8 anni dal tribunale rivoluzionario di Teheran, come denunciato dall’ala femminile NCRI. Sempre l’11 giugno il prigioniero politico Sasan Niknafs, detenuto in carcere nonostante le condizioni di salute, è morto per mancanza di cure mediche.

A prescindere dal risultato delle elezioni, si va, comunque, verso il Free Iran World Summit del 10-12 luglio con la diretta streaming.

Anna Rita Canone

Mariarosaria Canzano e il suo libro d’esordio

Lo scorso 6 giugno Mariarosaria Canzano ha presentato il libro “Laura Coraggio!” ad Arienzo incontrando il Sindaco, Giuseppe Guida.

Il libro, edito da BookSprint Edizioni, consta di 214 pagine ed è la storia della figlia, Laura. Il progetto dell’autrice, docente casertana, è sensibilizzare i Sindaci sugli argomenti di autismo e inclusione. “Perché l’autismo è per sempre, non solo il 2 aprile“, afferma Canzano. Il libro costa €16,90 e parte del ricavato andrà alla Fondazione “Stella Maris”, Istituto Scientifico per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

L’autrice, per l’occasione, ha incontrato anche Remigio De Matteis, il presidente del Gruppo Pa-Dri Separati di San Felice a Cancello, donandogli una copia autografa del libro. De Matteis, lo ricorderete, è il papà della Panchina Blu: Canzano ne ha sposato la battaglia e lo ha contattato personalmente, rinnovandogli tutta la sua stima su Facebook.

Così dal Comunicato Stampa:

Un prontuario, un manuale, un romanzo, un vademecum o semplicemente una storia. ‘Laura Coraggio’ è il libro scritto da Mariarosaria Canzano, un libro che, tra le mille peripezie della crisi Covid, da mesi entra nelle case delle persone, un opera che potremmo definire un ‘volume’, come si definiscono le opere di spessore, quelle che contengono un messaggio, di quelli importanti che arrivano dritti al cuore. Mariarosaria Canzano è una donna di cultura, estremamente preparata, che ha deciso di dedicare la sua vita all’insegnamento, a quella che considera la fase più importante dell’istruzione, la scuola primaria.
Una donna alla quale non manca mai il sorriso e, questo suo modo di essere, unito alla forza che ha sempre dimostrato, l’hanno fatta diventare un faro per tutti coloro che vivono la sua stessa situazione.
Laura è una diciassettenne, una ragazza che sorride, il suo migliore amico è Leo, un coniglietto che le fa compagnia per buona parte della giornata.
È Laura la protagonista del libro ‘Laura Coraggio!’, Laura è la primogenita di Mariarosaria, è affetta dal disturbo dello spettro autistico.

Le persone che leggono ‘Laura Coraggio!’ credono di trovarsi davanti una storia, la realtà di una persona affetta da una patologia invalidante, ma dopo le prime pagine, la banalità del pensiero lascia il posto alla consapevolezza di trovarsi davanti ad un’opera che scuote dall’interno.
Il libro si compone di due parti: una prima parte di natura scientifica, un’accurata descrizione di ciò che è l’autismo, una patologia dalle mille facce e dai mille modi di manifestarsi, la definizione di ‘autismo’ in se per se è terribilmente limitativa perché nasconde tantissime tipologie e di ‘gradazioni’, tutte accuratamente descritte da Mariarosaria. Un’analisi particolareggiata capace di far comprendere a tutti i lettori quanto sia vasto e invalidante questa patologia.

‘Laura Coraggio!’ immerge i lettori in questo mondo, descrivendo esattamente ogni particolare. Dopo questa sorta di ‘preparazione’ del lettore, si passa nel mondo che orbita intorno alle persone affette da questa patologia, le famiglie, con una descrizione accurata della drammaticità dovuta all’apprendimento della diagnosi, all’accettazione della stessa, alla consapevolezza che questa patologia li accompagnerà per tutta la vita.
Infine Mariarosaria ci racconta della sua Laura, un momento di rara e struggente dolcezza fatto dei momenti tra madre e figlia, dei comportamenti di Laura e di come, nonostante la comunicazione deficitaria dovuta alla patologia, sia fondamentale il filo sottile che unisce i cuori tra la madre e la figlia.

Un manuale per tutti, per capire questo mondo, entrandoci dentro completamente, per sensibilizzare tutti coloro che troppo volte sono indifferenti verso questa parte silenziosa della società.
Un vademecum per capire come approcciare queste persone, cosa estremamente difficile ma, come dice l’autrice, “Se entri a far parte del loro mondo non ne esci più”.

“Mentre ero sola nei corridoi dell’ospedale pediatrico Mayer di Firenze – racconta l’autrice – poco dopo la comunicazione della diagnosi, ebbi un momento di sconforto, di quelli che ti vengono pensando a come farai ad affrontare tutto: ti senti perso, era un mondo nuovo nel quale avrei dovuto vivere senza sapere da dove cominciare, Laura mi vide piangere, mi guardò e disse ‘Mamma, coraggio!’, in quel momento cambiò la mia vita, improvvisamente sapevo cosa dovevo fare, mi asciugai le lacrime e promisi a me stessa che non mi sarei mai fermata, che avrei portato avanti la battaglia per mia figlia, per coloro che vivono la sua stessa situazione e per le loro famiglie”. Da quel giorno Mariarosaria non si è più fermata e questo libro è solamente il primo passo di un progetto che tende a sensibilizzare tutti ed ottenere una totale tutela per questi ragazzi, “Le persone autistiche fanno parte della società ed è la società che deve garantire loro un futuro sicuro, perché purtroppo le famiglie non sono eterne”.
‘Laura Coraggio!’ è un volume che stravolge le prospettive di chi lo legge, smantellando gli stereotipi con i quali ognuno di noi troppo spesso vive, un libro da leggere dal quale imparare molto e che non può assolutamente mancare nelle librerie delle nostre case“.

Anna Rita Canone

Dalle aule penali agli esami dei cancellieri

Prendi un’interprete giudiziaria – abituata a tradurre criminali stranieri e sentenze penali – e nominala membro esterno nelle commissioni d’esame alla Corte d’Appello di Napoli per futuri cancellieri.

Non è stato piacevole bocciare candidati dai 45 ai 55 anni, mentre alcuni sono riusciti a strappare un sorriso a tutti i membri presenti in aula.

Premesso che non deve essere facile sostenere un colloquio – seppur semplice – in una lingua straniera, specie per chi non l’abbia mai studiata o l’abbia abbandonata circa trent’anni prima, alcune risposte sono state divertenti.

C’è stato, così, chi ha dichiarato che lo sport acquatico preferito fosse il tennis, chi ha dichiarato di aver visitato il Medio Oriente, cioè la Spagna, chi mi guardava e cercando disperatamente qualche vago ricordo, che non emergeva, rispondeva: “Sì, aspe’…”. C’è stato chi, amante della musica lirica, ha affiancato Mozart, Schubert e Chopin a Marco Mengoni e chi, parlando di calcio, alla domanda “Sei stato allo stadio Maradona?” ha risposto “No”, strappando un mormorio alla commissione, quel giorno tutta maschile, per poi prontamente aggiungere, in ottimo inglese: “Ma vivo a Salerno”.

E’ stata un’esperienza molto bella che mi ha arricchita umanamente e professionalmente e, avendo ruotato su 3 delle 4 commissioni, posso affermare di aver conosciuto tutte belle persone: sempre alta professionalità e niente sadismi dovuti ad amore del potere, come invece sono capitati nel corso di studi miei e di mia figlia. In generale, anche chi sembrava burbero, cercava di mettere a proprio agio i candidati.

Un ringraziamento alle tre colleghe di lingua inglese: si è creato un bel rapporto e ci siamo venute reciprocamente incontro per tutti i cambi verificatisi durante le cinque settimane d’esame, dall’otto aprile al 14 maggio.

Anna Rita Canone

Scherma “P. Giannone” di Caserta: una scuola vincente

Dopo l’oro di Sara Kowalczyk nella categoria Giovani il 18 maggio, dopo i successi di Niccolò Intartaglia, Marco Fonzino, Pietro Ventriglia, Matteo Salamito e Giada Cammarano alla seconda prova regionale GPG di Caserta (29 e 30 maggio), arriva l’en plein con il Campionato Italiano; la notizia è stata data dal Presidente, dott. Giustino De Sire, in chat:

Guidate dal DS Mario Masi e capitanate da Alina Rossacco, Claudia Ianniciello e Carla Langellotti hanno degnamente rappresentato i colori della Scherma Giannone Caserta confermando la posizione in classifica iniziale nonostante la assenza di Ewa Borowa ancora in ripresa dal Covid e Sara Kowalczyk da quest’anno in forza al G.S.Esercito ed Emanuela Pagliuca che ha optato per un anno sabbatico.
Queste sono state le atlete del meraviglioso “Pink Team” Campione Italiano di Serie A2 della scorsa stagione e che insieme a Gianna Della Corte, Olga Campofreda, Susan Assi e Beatrice Barbato hanno realizzato il sogno di approdare al massimo campionato a partire dalla Serie C1 con cinque promozioni di fila.
Complimenti ragazze siamo orgogliosi di voi e vi aspettiamo in pedana al Centro Orafo il Tarì di Marcianise il 26 Giugno per la Coppa Europa di Spada Femminile a Squadre da noi organizzata a tempo di record grazie al lavoro e all’impegno profuso dal Consigliere Federale uscente Luigi Campofreda e dal DT Pasquale Campofreda e che sarà l’occasione migliore per festeggiare i 60 anni della Giannone.
Ringrazio inoltre tutti coloro che in questi mesi difficili hanno contribuito con la loro presenza e il loro lavoro a proseguire nella nostra “mission” e mi riferisco alla vicepresidente Monica di Giacomantonio ai Tecnici Pasqualino D’Andrea e Cristiano Diamanti e al8 Tecnico delle Armi Mimmo Concilio”.

Seguiranno aggiornamenti.

Anna Rita Canone

San Felice a Cancello: inaugurata Panchina Blu

Stamattina, finalmente, la lunga battaglia sostenuta dal signor Remigio De Matteis, presidente del gruppo “Pa-dri Separati”, ha avuto esito positivo: la Panchina Blu è stata ufficialmente inaugurata.

Alla presenza di una piccolissima delegazione, i signori Gianfranco Di Lauro, avvocato nonché vice presidente, e Raffaele De Lucia, consigliere del gruppo, De Matteis ha consegnato al Sindaco, Giovanni Ferrara, una piccola panchina blu, in legno.

Vittoria per De Matteis e soddisfazione di Ferrara, che ha riconosciuto la civiltà della battaglia, impegnandosi a migliorare i servizi in ambito C2 (politiche sociali). Il Sindaco ha sottolineato come il suo Comune sia capofila, nella Valle di Suessola, ad avere il registro della bigenitorialità e la Panchina Blu, entrambe le iniziative fortemente volute dal combattivo De Matteis. Ferrara ha anche sottolineato come l’uguaglianza dei genitori sia fondamentale in quanto i figli, specie i minori, “vanno preservati e tutelati a 360 gradi” .

Il prossimo passo del gruppo “Pa-dri Separati” è estendere entrambe le iniziative negli altri Comuni della Valle di Suessola.

Anna Rita Canone

COMUNICATO STAMPA IDEA SCUOLA – COMITATO NAZIONALE

COMUNICATO – INTERVENTI URGENTI AS 21-22
All’indomani della pubblicazione del Rapporto IIS Covid-19 n. 12/2021 denominato “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici” del 20 Maggio 2021, che ha posto particolare attenzione al contagio via aerosol, al miglioramento del microclima e alla ventilazione negli ambienti indoor, appare più che mai necessario intervenire sulle ataviche carenze delle scuole italiane in ambito sicurezza 1. Basti pensare, al riguardo, che 2 scuole su 5 non hanno il certificato del collaudo statico, in 3 su 5 manca il certificato prevenzione incendi e nel 55% dei casi manca quello di agibilità 2.
Ma, in particolare, ha evidenziato come la maggior parte delle scuole italiane non abbia un ricambio d’aria sufficiente per garantire la salubrità degli ambienti. Un rapporto del Ministero della Salute già in epoca pre-Covid lanciava un alert sulle scuole italiane: sono tra le peggiori d’Europa in termini di ricambio d’aria per studente. Il rapporto tecnico “GRUPPO GARD-I” [2011], evidenzia sulla base di studi pubblicati su riviste internazionali – Simoni et al. [2010, 2011] – come nelle scuole italiane testate nell’ambito di un progetto europeo, in media si abbia un ricambio d’aria insufficiente pari a 3,2 litri al secondo a persona (l/s/p) 3; quando la normativa EU EN 16798-1, recepita anche in Italia, prevede almeno 10 l/s/p.
L’allarmante quadro è stato confermato anche dal Progetto di ricerca “Il cambiamento è nell’aria” promosso dalla Libera Università di Bolzano: avviato a luglio 2019 e concluso a giugno 2020, lo studio ha rilevato come i valori ottimali di concentrazione di CO2 e ventilazione sono disattesi per quasi la totalità del tempo ed il ricorso alla ventilazione naturale, anche se più esteso, non può garantire i tassi di ricambio richiesti 4.
Il Comitato Nazionale IdeaScuola, in collaborazione con l’avv. Vincenzina Salvatore e l’arch. Tiziano Carlucci, si rivolge alle Istituzioni preposte per attenzionare quanto il tema sia rilevante non solo in ambito pandemico, impattando con effetti negativi dimostrabili sull’apprendimento degli studenti e giocando un ruolo fondamentale nella diffusione del contagio di qualsiasi malattia infettiva per via aerea.
Considerando dunque: – Che il Rapporto ISS Covid-19 n. 12/2021 per le condizioni tipiche di affollamento di un’aula scolastica indica come pari a 24 l/s/p il ricambio d’aria minimo per ridurre il rischio di contagio Covid-19 con varianti a maggiore trasmissibilità;

  • Che la Tabella XLVII T.U. stabilisce che nei confronti degli agenti biologici di categoria 3 siano necessari (non raccomandati ma necessari!) sistemi di filtrazione dell’aria in entrata ed in uscita;
  • Che con D.L. 7.10.2020 n. 125 convertito in legge 27.11.2020 n. 159 la soglia di rischio del virus è stata innalzata e il Covid da “agente di categoria 2” è diventato “AGENTE BIOLOGICO DEL GRUPPO 3” ovvero agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituire un serio rischio per i lavoratori (Allegato 46 D.Lgs. n. 81/2008 T.U. Sicurezza),
    Al fine di limitare la diffusione del Covid-19 si richiede revisione sostanziale del Protocollo di Sicurezza che tenga conto della mutata scena epidemiologica con presenza di varianti che si diffondono anche tra i più piccoli, ricordando che, per il prossimo anno scolastico non tutti i minori saranno vaccinati e la vaccinazione stessa, non essendo obbligatoria, non potrà essere l’unico strumento di tutela e di prevenzione. Si mettano dunque in atto per l’avvio dell’anno scolastico 21/22 tutte le azioni necessarie per garantire piena sicurezza all’interno delle aule attraverso:
  1. La promozione di un’ottimale qualità dell’aria in aula fondamentale per garantire il pieno benessere psico-fisico degli alunni con effetti positivi a lungo termine anche sul rendimento scolastico, attraverso l’installazione di sistemi di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC). In attesa di questi adeguamenti impiantistici le aule e le mense scolastiche devono essere dotate di purificatori d’aria portatili con filtri HEPA correttamente dimensionati ad integrazione della ventilazione naturale;
  2. L’istituzione di protocolli e misure per il monitoraggio della qualità dell’aria in ogni scuola, prevedendo la figura di un responsabile ad hoc come già avviene ad esempio negli USA e l’installazione di sensori di CO2;
  3. La fornitura di mascherine Ffp2 e l’istituzione di presidi sanitari scolastici;
  4. La presenza di un minor numero di alunni per classe in modo da garantire un distanziamento effettivo di almeno 1 metro tra banchi dinamico;
  5. L’adozione di contact tracing fino a 14 giorni precedenti il caso di positività, l’istituzione di un database nazionale pubblico, completo ed aggiornato dei casi scolastici, la garanzia di uniformità di protocollo azione/comunicazione asl-scuola-famiglia sul territorio nazionale;
  6. L’applicazione piena ed integrale nel comparto scuola del Testo Unico della Sicurezza (D.Lgs. 81 del 09 aprile 2008) attraverso l’intervento diretto del Ministero dell’Istruzione al fine di garantire una uniformità nella adozione e nella gestione di tutti gli aspetti e di tutte le problematiche intese ad evitare la diffusione nell’ambiente scolastico del virus e per garantire la necessaria salubrità degli ambienti; mentre alla classe dirigente dovrebbero essere demandati gli adempimenti di tipo amministrativo e gestionali dalle scelte apicali derivanti.
    1 https://www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+12_2021.pdf/
    2 https://24hplus.ilsole24ore.com/art/sicurezza-scuola-scopri-situazione-tuo-comune-AD1eddh
    3 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1892_allegato.pdf
    4 https://www.vogliamoinvertirelarotta.it/che-aria-tira-a-scuola-ripensare-e-trasformare-i-luoghi-della-formazione-post-covid-19/
    Si riportano gli allegati seguenti:
  7. a) Esempi internazionali di interventi in ambito aerazione nelle scuole; b) Quadro normativo italiano; c) Evidenze e raccomandazioni nazionali
  8. Rischio Covid-19 via Aerosol nelle Scuole (Luigi Moccia, Consiglio Nazionale delle Ricerche—ICAR)
    Roma, 3 giugno 2021
    Direttivo IdeaScuola in collaborazione con avv. Vincenzina Salvatore e arch. Tiziano Carlucci

Iran, 300.000 vittime per Covid

Il Consiglio nazionale della resistenza dell’Iran ha pubblicato, lo scorso 28 maggio, un bollettino con dati agghiaccianti: quella che segue è la traduzione.

Il drammatico bilancio delle vittime del Coronavirus in 543 città supera le 300.000 vittime. Maryam Rajavi lamenta che il regime clericale, e in particolare Khamenei e Rouhani, sono responsabili della morte della maggior parte delle vittime. L’Organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano (PMOIMEK) ha annunciato venerdì 28 maggio 2021 che il catastrofico bilancio delle vittime di COVID-19 in 543 città aveva superato le 300.000 vittime  Il numero delle vittime a Teheran ha raggiunto 70.256, Isfahan 20.010, Khuzestan 18.744, Khorasan Razavi 18.265, Azerbaigian orientale 12.313, Lorestan 12.080, Mazandaran 12.065, Azerbaigian occidentale 11.278, Gilan 10.091, Fars 9.967, Qom 9.615, Alborzlestan  e Baluchestan 6.896, Kerman 6.718, Hamedan 6.648, Provincia Centrale 6.248, Kermanshah 5.883, Kurdistan 5.147, Semnan 5.125, Yazd 5.057, Khorasan settentrionale 4.328, Ardabil 3.750, Hormozgan 3.640, Qazvinorasan 3.444, Ilekhrasan 3.109, Khorasan meridionale 3.146, Bush 3.280  2.776, Chaharmahal e Bakhtiari 2.460 e Kohgiluyeh e Boyer-Ahmad 2.339. 

Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio nazionale della resistenza dell’Iran (CNRI), ha espresso le sue condoglianze alle famiglie in lutto delle vittime del Coronavirus e ha augurato una pronta guarigione alle persone infette dal virus. Ha detto che l’Iran sotto il governo dei mullah ha il più alto numero di morti pro capite per Coronavirus in tutto il mondo. Facendo affidamento sulla strategia delle vittime di massa, Khamenei intende erigere una barriera contro l’incombente rivolta popolare, ha affermato Rajavi.  Egli avrebbe potuto limitare le dimensioni della catastrofe destinando parte dei mille miliardi di dollari sottratti al popolo iraniano, posseduti dalle fondazioni sotto il suo controllo e dai Guardiani della Rivoluzione (IRGC).  Rifiutando per diversi mesi di pagare gli operai e i lavoratori, Khamenei li ha costretti ad andare a lavorare senza i necessari protocolli medico-sanitari, lasciandoli in balia del Coronavirus. Ha anche impedito loro di acquistare vaccini dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Secondo gli esperti, la vaccinazione non verrà effettuata fino alla fine dell’anno solare persiano (marzo 2022), lasciando la stragrande maggioranza degli iraniani vulnerabile alle successive epidemie di COVID-19.  Le rivolte diffuse e le proteste di lavoratori, operai, pensionati e investitori truffati negli ultimi mesi indicano il fallimento della politica criminale del regime: le vittime di massa hanno esacerbato l’indignazione pubblica e l’odio verso il regime clericale e rafforzato la determinazione del popolo a rovesciarlo. Considerando le dimensioni catastrofiche della prossima possibile epidemia di Coronavirus, soprattutto in contemporanea con le imminenti elezioni presidenziali fittizie, Rajavi ha invitato diversi settori della società a sfidare le politiche di saccheggio dei mullah e dell’IRGC e protestare e sollevarsi per raggiungere il loro obiettivo di diritti “. 

Anna Rita Canone

Storia di una (mancata?) Cresima

La vicenda si svolge in provincia di Caserta. Personaggi: il Vescovo, il suo vicario, un sacerdote, una mamma, un figlio.

Il fatto: il sacerdote è un buon amministratore ma arido, intransigente, poco empatico e assolutamente non disponibile. Ha deciso che in data X ci devono essere le Cresime, senza eccezioni. C’è una mamma battagliera, il cui figlio ha seguito tutti e tre gli anni (!) di catechismo: il ragazzo è ora impegnato nella redazione della tesina di terza media e la mamma aveva chiesto l’autorizzazione per la Cresima altrove, in altra data.

A questo punto subentra il vicario del Vescovo, che prova a fare da tramite tra la mamma e il sacerdote: questi non intende dare l’autorizzazione né l’attestato di frequenza e accampa scuse, dicendo – e mentendo – che il ragazzo non ha frequentato gli ultimi 2 mesi (su 3 anni, NB).

Il Vescovo, in tutto questo, che fa? Nicchia. Ignora o finge di non sapere: peccato, la sua catechesi online è assolutamente piacevole e convincente.

Cosa spinge un sacerdote, che dovrebbe rappresentare Cristo (mica uno qualunque) ad essere terribilmente geloso delle sue “pecorelle”? Perché accetta fedeli di altre parrocchie ma è assolutamente restio a concedere il nulla osta ai suoi parrocchiani? Perché, se lo concede, lo fa come se fosse qualcosa discesa dal cielo? Esiste una legge nel Diritto Canonico che lo autorizza a fare ciò o lo giustifica? Perché ha affisso un rigido e fiscale orario di ricevimento, come se fosse un ufficio comunale?

Dove sta l’applicazione del passo del Vangelo “Pasci le mie pecorelle” (Giovanni, 21)?

La parrocchia del sacerdote è assolutamente a corto di giovani: i ragazzi fuggono altrove dopo Comunione o Cresima. Il sacerdote sembra non amare neppure i bambini, mentre il Vangelo cita: “Lasciate che i bambini vengano a me” (Luca 18, Matteo 19).

Tra l’altro, mentre dal 1976 esiste la Messa dei fanciulli, con linguaggio ovviamente rivolto a bambini, nella parrocchia in questione si può sentire: “È necessario comprendere il bisogno della Riconciliazione con il Padre”: belle parole, ma cosa avrà capito un bambino di 6 anni?

In tutto questo, il ragazzo riuscirà a ricevere il sacramento?

Chissà…

La mamma, comunque, intende andare oltre e fare nomi e cognomi in una lettera autografa e indirizzata al Papa.

Anna Rita Canone

Dad, testimonianza di Chiara

Scrive Chiara, studentessa liceale calabrese:

La Dad è stata una soluzione emergenziale, imposta dall’urgenza di garantire una formazione scolastica durante la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19. Ciò non significa che la Dad sia stata una situazione disastrosa – come alcuni la ritraggono.

Studentessa di scuola media superiore, ignara dell’approssimarsi di una così sconsiderata scelta come quella di riaprire le scuole datasi l’inequivocabile ascesa dei contagi che avrebbe di lì a poco interessato l’andamento della pandemia, a settembre 2020 vidi per puro caso il Ministro dell’Istruzione fare una dimostrazione sull’efficienza dei banchi a rotelle, sulla distanza interpersonale di un metro e l’aerazione dei locali scolastici tramite apertura delle finestre a garanzia di un sicuro svolgimento delle attività didattiche.
Mancavano tre giorni al rientro in aula, che per me – come chissà per quanti altri – avvenne nel più cupo scoraggiamento.

Quando fui costretta a tornare sui banchi con la paura del contagio, sembravo un’altra persona: non mi alimentavo bene, non dormivo, non riuscivo a concentrarmi, non parlavo volentieri a nessuno, anzi davo risposte caustiche a chiunque mi rivolgesse la parola con la mascherina male indossata; inutile dire che in classe non toglievo la mascherina neanche per bere, che logoravo le mani a forza di strofinare con prodotti igienizzanti, che ero sempre in allerta se qualcuno mi passava accanto e che, intenzionata propormi volontaria per un’interrogazione, finivo per fare scena muta – cosa mai accaduta prima durante i miei studi. Ero sull’orlo del collasso.

Questo, insieme ad altri avvenimenti di gravità sicuramente maggiore, non sarebbe mai successo se i Ministeri (Sanità e Istruzione) avessero avuto l’accortezza di predisporre misure adeguate al contenimento del contagio prima di prendere decisioni a rotta di collo, ignorando bellamente l’informazione scientifica e, anzi, sminuendo il rischio, offrendo false rassicurazioni che avrebbero finito per indurre le persone a escludere l’idea del pericolo – eludendo il principio della trasparenza in merito a questioni così importanti per la loro salute.

Fortuna volle che il 25 ottobre le scuole richiudessero nuovamente. Benché fossi alle prime armi con la modalità di insegnamento a distanza, i risultati di un’esperienza formativa realmente sicura e gratificante non hanno tardato ad arrivare, grazie all’enorme generosità che alcuni docenti hanno dimostrato di possedere lavorando seriamente e pazientemente non solo nello svolgimento dei programmi, nella programmazione delle verifiche e dei compiti, ma anche nei continui interventi volti ad accertare che gli alunni seguissero le lezioni, che qualche passaggio della spiegazione non fosse saltato a causa dell’inefficienza della linea, o di problemi minori come quelli che si potrebbero presentare nella visualizzazione di un voto sul registro elettronico. Sono stati proprio questi comportamenti virtuosi a far emergere la loro professionalità e a far sì che la qualità dell’insegnamento si mantenesse alta.

Il 31 gennaio 2021, quando la Regione diede la possibilità di proseguire la Dad, scelsi di non tornare fisicamente a scuola. Ero infatti al corrente dei disagi che altrove si stavano manifestando all’insegna di una seconda, imprudente e irresponsabile scelta di riaprire le scuole, benché il Governo fosse ancora ben lungi sia dall’avvio di un’azione di tracciamento, sia dal predisporre interventi mirati a tutelare la salute della popolazione scolastica – il che finì inevitabilmente per mandare in tilt il sistema sanitario nazionale. Mi allarmava non tanto l’idea di ritrovarmi a seguire le lezioni “da sola”, quanto la consapevolezza che mentre i ragazzi avrebbero potuto decidere, i docenti avrebbero dovuto adeguarsi al loro “responso” e recarsi negli istituti stanti i problemi di collegamento interni agli edifici e perfino le attestazioni di “fragilità” in loro possesso… le quali, in certi casi, non impedirono ai loro superiori di dimezzarne lo stipendio o di dar loro un impiego alternativo, che comunque non escludeva l’eventualità di infettarsi.

Ebbene, la linea della scuola non era un granché e non era stato predisposto nemmeno un computer per ogni classe, tanto che i docenti o facevano battaglie per reperire i dispositivi o, in assenza di un collegamento decente, inserivano un hotspot personale, togliendo soldi dal loro credito telefonico. Indispettita, aprii un Word Doc e scrissi: “Bollettino delle False Assenze Registrate dal Sistema Informatico della Scuola dal Giorno della Ripresa della Didattica in Presenza”. Sempre meglio che intubati.

Ecco un esempio per chi non approvasse le mie ragioni – traggo spunto da notizie in tempo reale: “Sanzionate 20 persone che festeggiano un compleanno”. Ora chiunque, con un po’ di buonsenso, può avvedersi dell’inadeguatezza di provvedimenti simili in un periodo in cui circa lo stesso numero di ragazzi fa tranquillamente merenda in aula, beninteso, “con la mascherina”. Ringrazio la democratura italica per il suo operato, “volto a tutelare la salute dei cittadini in quanto diritto fondamentale dell’individuo” come sancito dall’Art. 32 della Carta Costituzionale.

Detto questo, non saprei dire se finora mi abbia più esasperata la gettonatissima “teoria dei colori” o quanti ancora denigrano la Dad rifiutandosi di accettare l’idea che chi vuole studiare lo fa sempre e comunque. La sottile differenza di significato che intercorre tra le due frasi seguenti spiega la mia avversione per l’incredibile sensibilità artistica dei Ministri: “Se la regione passerà da arancione a gialla, allora le terapie intensive non saranno occupate”; “Se le terapie intensive non saranno più occupate, allora il Governo istituirà la zona gialla”. Intendo dire che non esiste, purtroppo, alcuna interpretazione univoca di questo sconsiderato agire. E personalmente non lo ritengo all’altezza di far fronte a questa catastrofe.

E ancora, invece di investire sugli impianti di aerazione nelle scuole e di potenziarne la rete informatica piuttosto che speculare sui banchi a rotelle, via alle insensate manifestazioni LA SCUOLA NON SI FERMA. Lo so bene anch’io di trovarmi in una fase della mia formazione in cui necessito di seguire un percorso di studi serio, ed è proprio perché cerco di attenermi a una certa coerenza che attivo le antenne quando vedo simili messinscene.

Non per niente non ho smesso di studiare“.

Anna Rita Canone

San Felice a Cancello, arriva OK per la Panchina Blu

“Chi la dura, la vince”: deve essere sicuramente il motto del combattivo sig. Remigio De Matteis. Il portavoce del Gruppo Pa-dri Separati di San Felice a Cancello, infatti, dopo una richiesta protocollata lo scorso 6 aprile, dopo una chat infuocata con il Sindaco il 5 maggio, dopo dichiarazioni rilasciate alla stampa il 15 maggio, finalmente ha ottenuto risposta positiva.

L’iniziativa, già realizzata altrove, prevede l’installazione di una panchina blu, “per testimoniare l’importanza di entrambe le figure genitoriali in caso di separazione”. Un atto di civiltà, in pratica, al pari della Panchina Rossa, già installata, che ricorda le donne vittime di violenza domestica. Avevamo già detto che non si trattava di un’idea balzana e finalmente l’atteso OK è arrivato.

La Panchina Blu si farà, è giunta ufficialmente conferma grazie a Pasquale Auriemma, dipendente comunale (presente nella foto), che ha presentato la famosa richiesta al Primo Cittadino, Giovanni Ferrara: questi l’ha firmata e timbrata, dando formalmente il via libera.

La vicenda, così, ha avuto conclusione felice.

“Basta poco, che ce vò?” diceva Giobbe Covatta in un celebre spot.

Noi ci auguriamo di trovare tanti “Pasquale Auriemma” nelle amministrazioni pubbliche, restando in attesa della prossima inaugurazione della famosa Panchina Blu.

Anna Rita Canone

San Felice a Cancello: silenzio sulla Panchina Blu

Premesso che la petizione popolare è stata protocollata il 6 aprile (n. 1744 ), premesso che la richiesta ivi contenuta non è balzana né il concetto iperuranio, infatti altri Comuni l’hanno realizzata, perché il Comune di S. Felice a Cancello non risponde – negativamente o positivamente – alla richiesta dell’installazione della Panchina Blu? Lo scorso 23 aprile, tra l’altro, è stata protocollata (n. 2234) una nuova missiva in cui si chiedeva comunicazione “(…) ai sensi dell’art. 3 l. 241/90” di conoscere il responsabile del procedimento.

Remigio De Matteis, portavoce del Gruppo Pa-dri Separati di San Felice a Cancello, si chiede il perché di questo “mutismo selettivo“, visto che la richiesta della panchina rossa, invece, è stata regolarmente approvata con Delibera di Giunta Comunale n. 23 del 18/02/2020: https://sanfeliceacancello.etrasparenza.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_allegati/2065935340O__Ocopia+delib.giunta+n.23+del+18.02.2020.pdf

Il responsabile del provvedimento è stato Alfonso Passariello, prossimo alla pensione: che succederà, quindi? Ora non saranno più lette le PEC inviate dai cittadini? Le istanze protocollate cadranno nell’oblio? Chi si dovrà attendere prima di ricevere una risposta?

Vero è che, nella Valle di Suessola, rispondere alle PEC sembra un favore elargito al cittadino (cosa costa il patrocinio morale e gratuito alle battaglie di Maryam Rajavi per un Iran più democratico? Chissà…), ma non dovrebbe essere così. Le richieste legittime e sensate dei cittadini DOVREBBERO ricevere una risposta. ALMENO.

Sono tutti seguaci del concetto taoista “wu wei“, non agire?

Quanto tempo dovrà passare?

Seguiranno aggiornamenti.

Anna Rita Canone

Remigio De Matteis e la Panchina Blu

Avevamo lasciato il sig. Remigio De Matteis,  portavoce del Gruppo Pa-dri Separati di San Felice a Cancello, attivista M5S, con la petizione del 6 aprile, protocollata n. 1744, al Sindaco e Giunta Comunale locali. Si chiedeva l’installazione di una Panchina Blu “per testimoniare l’importanza di entrambe le figure genitoriali in caso di separazione“.

Cosa è successo, intanto?

E’ successo che il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha realizzato la panchina blu con gli operai della Whirlpool.

“Cornuto e mazziato”: De Matteis, infatti, non solo ha visto la propria iniziativa realizzata da altri, ma ha avuto scontri con il Sindaco di San Felice a Cancello, Giovanni Ferrara.

In un’infuocata chat del 5 maggio, infatti, Remigio De Matteis lamenta discriminazione e umiliazione.

Premesso che un Sindaco, una volta eletto, dovrebbe essere “super partes” e “di tutti”, cosa spinge Giovanni Ferrara a rifiutare una petizione popolare ? Chi lo sa.

Remigio De Matteis non ha chiesto di diventare assessore, non ha chiesto una raccomandazione, né un condono edilizio, non ha chiesto di vincere un concorso, non ha chiesto un favore personale: ha chiesto un atto di civiltà verso i padri separati e i figli contesi, l’installazione simbolica di una panchina blu.

Forse, San Felice a Cancello non è ancora pronta.

Peccato, siamo nel 2021 d. C.: non solo Italia, ma Europa.

Anna Rita Canone

Panchina Blu, nuova iniziativa di Remigio De Matteis

Remigio De Matteis, il giovane papà separato e portavoce del Gruppo Pa-dri Separati di San Felice a Cancello, attivista M5S, ha stamattina protocollato una petizione, n. 1744, al Sindaco e Giunta Comunale locali, chiedendo una Panchina Blu “per testimoniare l’importanza di entrambe le figure genitoriali in caso di separazione“. La petizione ha raccolto un buon numero di firmatari, iscritti alle liste elettorali.

Il sig. De Matteis è noto alla cronaca locale per la sua battaglia di affido condiviso della piccola G., riuscendo ad ottenere, negli anni, l’istituzione del Registro della Bigenitorialità, iniziativa che si auspica venga adottata in tutta Italia, “per divulgare e promuovere i principi delle pari opportunità genitoriali, mettendo al centro i bambini e la loro salute“. Il Registro della Bigenitorialità, grazie all’instancabile portavoce, è oggi una realtà a Cellole, Baia Domizia, Castel Volturno, Mondragone, in Campania, Manfredonia in Puglia, Cavriago in Emilia Romagna ed è attualmente in cantiere, a Genova, insieme alla Panchina Blu.

In caso di separazione, infatti, come sancito dal Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, legge 28 novembre 2005, n. 246, non c’è alcuna discriminazione tra uomo e donna, cioè padri e madri equivalenti e hanno gli stessi diritti e doveri nei confronti del minore: ciò deve essere applicato anche in caso di ricovero o cure. Non si parla di aria fritta: dovrebbe essere già garantito anche dagli articoli 33 e 34 dello Statuto Comunale, approvato dal Consiglio Comunale in data 22/04/2005, quindi l’iniziativa è una bella mossa di ulteriore sensibilizzazione sull’argomento.

Tra l’altro, significa che la delusione provata il 25 luglio 2019, in occasione della manifestazione “Scarpette bianche” a favore delle piccole vittime di Bibbiano, ha lasciato il posto a meritati riconoscimenti.

In quell’occasione, infatti, il portavoce di Pa-dri Separati di San Felice a Cancello lamentava: “La gente è chiusa mentalmente, la MIA terra è MORTA, non c’è interesse nel cambiare le cose“, da un lato, ma la sua battaglia è andata avanti e gli ha dato ragione dell’affermazione “Io sono e resterò sempre la differenza per la mia terra amata“.

In bocca a lupo al tenace Remigio De Matteis e alle sue battaglie di civiltà.

Anna Rita Canone

L’ulivo di San Pietro a Marescia

Foto di Vito Zaccheo

La Puglia vanta diversi alberi secolari, che vengono anche temporaneamente inviati in Piazza San Pietro, ma l’ulivo in questione merita una menzione speciale. E’ il simbolo di Palo del Colle (BA): ultrasecolare, svetta per ben 25 metri e vanta una circonferenza di 6,40 metri. Si trova al confine tra Palo del Colle e Bitonto, in un fondo agricolo di proprietà della famiglia Minerva. Il segreto della sua mole? Secondo le indicazioni di un cartello informativo, pare che fosse concimato “naturalmente” dai monaci del convento già nel lontano IX secolo d.C.

Lo stesso cartello riporta anche che la sua crescita in altezza è stata arrestata verso la fine degli anni’70 a causa di un fulmine e dei colpi di fucile sparati da alcuni cacciatori.

L’albero segnala anche un antico casale medievale, come riporta lo storico Francesco Polito: “A nord-ovest (di Palo) vi sono i ruderi di un antico villaggio, alla distanza pure di qualche miglio, ove era anche visibile, fino a qualche anno fa, l’avanzo di una chiesa e di un campanile. Questo era il casale di Marescia di cui si ignora la storia. Nessuno scrittore fa cenno di questo, né ci sono ricordi particolari oltre i nomi ed i ruderi. Riteniamo però che questi villaggi (Staglino e Marescia), formavano con Auricarro, Ferro, Bernetto e Palo la colonia romana dei Palionensi…”.(https://www.palolive.it/news/cultura/443192/lulivo-di-san-pietro-in-marescia-plurisecolare-campione-del-territorio-palese).

Anna Rita Canone

Covid 19, ultimissime dalla Calabria:

A Catanzaro ci sarebbe il Dipartimento per riconoscere la variante inglese, ma…

18 marzo: il tampone di una docente di una scuola primaria dà esito negativo;

19 marzo: la docente, a scuola, non si sente tanto bene e torna a casa. Il tampone, stavolta, dà esito positivo;

22 marzo: in quarantena 4 classi, per un totale di 60 alunni, 18 docenti, 3 collaboratori scolastici; si sospetta variante inglese.

Il Sindaco chiama il Dipartimento e la risposta è “Il tampone è in coda”: no, non è la risposta data da Marco Presta e Antonello Dose del Ruggito del Coniglio.

E fu sera e fu mattina, 31 marzo: non c’è ancora il risultato.

In tutto questo, il protocollo scolastico per le varianti è diverso: prevede risultati immediati e la quarantena anche per i contatti “indiretti”. Un collaboratore scolastico, giustamente, sta “incaniato”, come scriverebbe il compianto Camilleri.

Che vuoi che sia, dai, è la Settimana Santa, tra poco è Pasqua…

Anna Rita Canone

Scuola in presenza e contagi: nessuna relazione?

Photo by Julia M Cameron on Pexels.com

Non c’è nessuna correlazione tra contagi e scuola” afferma il 22 marzo Sara Gandini, epidemiologa, alla radio.

Peccato che i dati di “The Lancet” e “Nature“, non esattamente il foglio gratuito offerto ai viaggiatori in metropolitana, dicano ben altro (https://www.massimolizzi.it/2020/10/31/nature-e-the-lancet-se-la-scuola-incide-sui-contagi-di-sars-cov-2/). NB: La Gandini ha pubblicato, a pagamento, un articolo su “The Lancet Regional Health“, che non è “The Lancet “.

Si potrà obiettare: studi esteri, non applicabili in Italia. L’obiezione può essere confutata facilmente: se lo studio è stato effettuato in Paesi che sicuramente possono contare su un’edilizia scolastica di gran lunga migliore della nostrana, qualche perplessità dovrebbe sorgere spontanea a chi si ostina a invocare le scuole “aperte”, come se in Dad, didattica a distanza, alunni e docenti pettinassero bambole.

Si potrebbe ancora obiettare: fonti locali.

Eccone una: un articolo scritto e firmato da Cristiano Corsini, Professore di Pedagogia Sperimentale Università Roma Tre; Roberto De Vogli, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione UNIPD – Ricercatore onorario presso Dipartimento Epidemiologia e Salute Pubblica, University College London; Alessandro Ferretti, Ricercatore dip. Fisica Università degli Studi di Torino; Davide Tosi, ricercatore presso l’Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Scienze Teoriche ed Applicate (DiSTA).

Il documento consta di 7 pagine, corredate da grafici, e di una ricca bibliografia internazionale.

Cosa dice, in sintesi, questo documento?

Stare in classe una mattinata risulta dunque molto più rischioso (3 volte) che andare 1 ora al supermercato e trascorrere mezz’ora in un mezzo di trasporto pubblico (quasi 4 volte). Anche sostare nei negozi per 2 ore con spazio di 10 m² a persona, andare al cinema, al teatro, nei musei, nelle palestre o nei ristoranti (sempre con capienza ridotta e opportuni DPI) è comunque meno rischioso di una mattinata in un’aula.
La trasmissione dell’infezione tramite aerosol é stata non solo scientificamente dimostrata ma è divenuta ormai di dominio pubblico, indicata dai quotidiani prestigiosi come il New York Times o il Wall Street Journal e per essere mitigata necessita di interventi efficaci su aerazione e monitoraggio della qualità dell’aria.
Inoltre per tutto il personale scolastico servono DPI adeguati (mascherine FFP2) in grado di prevenire tale trasmissione: il loro mancato utilizzo comporta un grave aumento del rischio per la salute degli operatori della scuola così come per gli alunni e le loro famiglie
“.

Non basta? C’è dell’altro:

Anche in Italia ci sono evidenze in tal senso, né potrebbe essere altrimenti vista la natura globale dell’epidemia in corso: è stata infatti rilevata una correlazione fra l’aumento dei casi di nuovi contagi, indici Rt e terapia intensiva, laddove si è tornati prima in classe rispetto alle zone dove è stata privilegiata la Didattica a distanza; le regioni invece che hanno applicato chiusure tempestive della scuola di ogni ordine e grado (es. Regione Campania a ottobre 2020) sono riuscite a contenere le curve dei contagi e gli indici Rt; inoltre i contagi sembrano riguardare persone sempre più giovani come si vede nella tabella allegata, ricavata da dati dell’Istituto superiore di Sanità (ISS) su base nazionale“.

Ora, poiché non stiamo parlando di tifoseria calcistica, ma di dati reali, chiedere un minimo di onestà intellettuale alle mammine che lottano per i figli “soffocati”, testuali parole trovate in rete, e ai togati del Tar, che si pronunciano stando comodamente in remoto, sembra proprio il minimo.

Anna Rita Canone

Nuovi successi per la scuola di scherma “Pietro Giannone”

La scuola casertana di scherma “Pietro Giannone” colleziona un altro successo, finanche in piena pandemia.

Il Presidente, dott. Giustino De Sire, è stato infatti insignito del “Distintivo d’Onore di Bronzo” dalla Federazione Italiana di Scherma.

Il prestigioso riconoscimento gli è stato attribuito “per l’impegno e la dedizione (…) a beneficio della promozione della disciplina della Scherma e della crescita del movimento schermistico italiano”.

L’onorificenza, come da comunicazione ufficiale, verrà consegnata alla prima cerimonia organizzata dalla Federazione.

Così il Presidente De Sire, emozionatissimo:

Oltre 50 anni vissuti nel meraviglioso mondo della Scherma da atleta, Consigliere Regionale, Fiduciario provinciale, ma soprattutto Dirigente e Presidente della Scherma Giannone Caserta, ebbene quest’oggi, con grande gioia, ho ricevuto una mail dalla Federazione che mi comunicava il conferimento dell’Onorificenza FIS del “Distintivo d’onore “.
Ringrazio di cuore la Scherma Italiana per questa onorificenza e naturalmente desidero condividere tale gioia con tutti coloro che mi hanno accompagnato e supportato in tutti questi anni”.

Felicitazioni e complimenti da tutta la “famiglia” Giannone.

Anna Rita Canone