“Il giornalismo consiste principalmente nel dire 'Lord Jones è morto' a persone che non hanno mai saputo che Lord Jones fosse vivo.” Gilbert Keith Chesterton
Maddaloni (CE), 26 settembre 2025 – Si è svolta ieri la cerimonia di avvicendamento al comando del Reggimento Addestrativo della Scuola di Commissariato dell’Esercito tra il Col. Carlo Bianchi e il Col. Marco Pelliccioni.
Nel suo intervento il Comandante della Scuola di Commissariato, Brigadier Generale Sandro Corradi, ha espresso parole di apprezzamento per l’operato del comandante uscente e ha rivolto un augurio di buon lavoro al subentrante, auspicandogli di continuare ad accrescere le capacità logistiche e operative del reparto.
All’evento, erano presenti il Brigadier Generale Salvatore Sansone, Comandante di Commissariato dell’Esercito, il Sindaco della città di Maddaloni e numerose autorità militari e civili locali.
La Scuola di Commissariato, che opera alle dipendenze del Comando Logistico dell’Esercito per il tramite del Comando Commissariato, svolge nei settori di competenza funzioni di studio, sviluppo concettuale e tecnico e formazione professionale.
Don Raffaele D’Agosto, parroco presso il Rione Carzano, descrive così l’iniziativa:
“La Settimana Pastorale Parrocchiale, che riprende la tematica dell’ottobre missionario di quest’anno 2025, si pone in piena sintonia con il grande Giubileo ordinario dedicato al tema della Speranza. Nella Bolla di indizione di questo Anno Santo, Papa Francesco auspicava: «Possa la luce della speranza cristiana raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!» (Bolla Spes non confundit, 6).
Viviamo in un mondo nel quale sembra regnare più la preoccupazione che la speranza; un mondo sul quale si addensano sempre più minacciose nubi di guerra; aumenta in tutti noi l’ansia per i cambiamenti climatici e per la sopravvivenza di molti popoli e del pianeta…
La Settimana Pastorale sia, per la nostra comunità, occasione per rinnovare la vocazione di discepoli-missionari, «lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12)”.
Rimini, 25 settembre 2025 – L’intelligenza artificiale entra a pieno titolo tra gli strumenti chiave della genetica medica. Non sostituirà il medico, ma potrà supportarlo nella diagnosi, nell’interpretazione dei dati genomici e nello sviluppo di nuove terapie. È questo il messaggio centrale lanciato in apertura della XXVIII edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU), conclusosi in queste ore a Rimini.
Tra gli ospiti internazionali dell’appuntamento, che ha visto la partecipazione di più di 1.200 genetisti, spicca il Prof.Benjamin Solomon, Direttore Clinico del National Human Genome Research Institute (Bethesda, USA), pioniere dell’uso dell’AI in genetica medica: “L’intelligenza artificiale non prenderà il posto dei clinici, ma un approccio integrato è certamente più efficace. Alcuni compiti potranno essere automatizzati, liberando tempo e risorse per attività di maggiore valore, ma il ruolo dei medici resterà fondamentale ancora a lungo”.
La tecnologia è già realtà nella diagnosi delle malattie genetiche rare: sono già disponibili sistemi di riconoscimento facciale che possono supportare pediatri e neonatologi e medici di medicina generale nel riconoscimento tempestivo di dismorfismi facciali e altri segni clinici, indirizzando tempestivamente le famiglie verso il genetista e avviando così percorsi diagnostici e terapeutici più rapidi ed efficaci. “La diagnosi precoce – ha affermato la Dr.ssaFrancesca Clementina Radio, UOC Genetica Medica San Camillo Forlanini, Roma – è cruciale non solo per avviare trattamenti mirati, ma anche per migliorare qualità di vita e prognosi dei pazienti”.
Il Congresso SIGU ha affrontato anche temi destinati a trasformare la medicina e la società.
La genetica forense. Il Prof.Manfred Kayser(Rotterdam) ha mostrato come oggi sia già possibile prevedere con buona approssimazione colore di occhi, capelli e pelle da una semplice traccia biologica, con tecniche che stanno rivoluzionando le indagini giudiziarie. “La fenotipizzazione forense del DNA (che predice aspetto, origine ancestrale ed età del sospettato) sta stravolgendo le sorti delle inchieste giudiziarie, perché consente di trovare autori di reati che non erano sospettati, non hanno precedenti e non sono presenti nelle banche dati del DNA criminale, quindi non identificabili con la normale profilazione forense. Inoltre, è finita l’epoca in cui i gemelli monozigoti avevano una sorta di ‘carta jolly’ per commettere crimini sapendo che non potevano essere identificati tramite la profilazione forense del DNA, poiché ora possono essere identificati con altri tipi di analisi del DNA, in particolare con il sequenziamento dell’intero genoma”.
Le terapie avanzate e il drug repurposing. Il Presidente SIGU Paolo Gasparini, Professore Ordinario di Genetica Medica all’Università di Trieste, Direttore del Servizio di Genetica Medica e del Dipartimento per Diagnostica Avanzata e Sperimentazione Clinica presso l’IRCCS Burlo Garofolo a Trieste, ha sottolineato l’eccellenza italiana nello sviluppo di terapie geniche e cellulari, spiegando che “la strategia del drug repurposing – o riposizionamento di farmaci – sta guadagnando terreno nel campo della ricerca biomedica. Si tratta di riutilizzare farmaci già approvati per altre indicazioni terapeutiche, studiandone l’efficacia contro patologie differenti, spesso rare e trascurate dall’industria farmaceutica. Questo approccio offre vantaggi decisivi: riduce tempi e costi di sviluppo, e sfrutta farmaci già noti per sicurezza e tollerabilità. Per le malattie rare, che colpiscono un numero limitato di pazienti e ricevono pochi investimenti, il drug repurposing rappresenta spesso l’unica via realistica verso nuove cure”.
PUBBLICATE LE NUOVE RACCOMANDAZIONI SIGU PER L’ESECUZIONE DI TEST FARMACOGENETICI GERMINALI
La farmacogenetica è la disciplina che studia come il nostro DNA influenzi la risposta ai farmaci. Non tutti, infatti, reagiamo allo stesso modo a una terapia: l’efficacia e gli effetti collaterali possono variare a seconda delle caratteristiche genetiche di ciascuno, oltre che per fattori come età, sesso, peso o altre malattie presenti. Conoscere queste differenze permette di scegliere il farmaco giusto, al dosaggio corretto, riducendo i rischi e aumentando i benefici: è uno dei primi esempi di medicina personalizzata.
“I vantaggi non riguardano solo i pazienti – ha dichiarato Matteo Floris, Professore Associato di Genetica Medica all’Università di Sassari,Co-coordinatore,insieme allaProf.ssa Monica Rosa Miozzo, Professore Ordinario di Genetica Medica dell’Università degli Studi di Milano, del Gruppo SIGU dedicato proprio alla farmacogenetica – ma anche il sistema sanitario e la ricerca, perché consentono di ottimizzare risorse, evitare trattamenti inefficaci e selezionare farmaci più mirati. In Italia, però, l’applicazione clinica della farmacogenetica è ancora limitata e necessita di regole chiare. Per questo la Società Italiana di Genetica Umana ha elaborato raccomandazioni per standardizzare i test, la loro interpretazione e la refertazione, con l’obiettivo di portare queste innovazioni dentro al Servizio Sanitario Nazionale”.
UN CONGRESSO TRA SCIENZA E SOCIETÀ
“Con più di 1.200 genetisti medici e biologi coinvolti – ha concluso la Prof.ssa Brunella Franco, Presidente del Comitato Scientifico del Congresso SIGU, Ordinario di Genetica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università “Federico II”, Ricercatore dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina e Docente della Scuola Superiore Meridionale, Napoli – la SIGU conferma il proprio ruolo di riferimento nazionale e internazionale. Oltre alle sessioni scientifiche, il programma propone momenti culturali come lo spettacolo di Marco Paolini, I mitocondri e la polenta. Da mia nonna a Linn Margulis, che racconta la genetica attraverso il linguaggio del teatro. La genetica è sempre più centrale non solo nella ricerca e nella clinica, ma anche nella società. Siamo chiamati a guidare una rivoluzione terapeutica ed etica che cambierà il futuro della medicina”.
Giovedì 25 settembre 2025, dalle 18:00 alle 20:00, l’Auditorium del Centro Culturale Candiani ospiterà la terza edizione veneziana della FuckUp Nights, il movimento internazionale nato in Messico e oggi presente in oltre 300 città del mondo. Dopo il grande entusiasmo delle prime due edizioni, l’appuntamento torna a Mestre con una nuova serata fatta di racconti veri e coraggiosi, dove le cadute professionali e personali diventano materia viva di riflessione collettiva. Sul palco si alterneranno tre speaker di spicco del mondo dello sport, della comunicazione e dell’imprenditoria, pronti a raccontare senza filtri i momenti in cui tutto è andato storto. Tra loro l’ex ciclista professionista e già commissario tecnico della Nazionale italiana Davide Cassani: la sua storia sportiva dimostra che la resilienza può valere più di una vittoria. Ci sarà poi anche la food blogger e conduttrice televisiva Stella Menna, ex tennista capace di reinventarsi dopo le difficoltà: la conduttrice televisiva di “Una stella in Cucina”, racconterà come una crisi possa diventare una ripartenza. Infine, Alessandro Tommasi, manager e imprenditore, fondatore di Will Media e di The Future Proof Society, che parlerà del coraggio necessario per rimettere in discussione percorsi già tracciati. «FuckUp Nights non è un evento motivazionale patinato, ma una conversazione vera su ciò che di solito nascondiamo: gli errori», sottolinea Andrea Pilotto, CEO di Wow Solution, agenzia di marketing e comunicazione che organizza l’evento. «È proprio quando raccontiamo i nostri fallimenti che diventiamo più forti come individui e come comunità. A Venezia vogliamo ribadire che dietro ogni successo c’è sempre una serie di cadute e ripartenze». La partnership con il Centro Culturale Candiani conferma il legame tra il movimento e la vita culturale della città. «Abbiamo bisogno di luoghi e momenti in cui smettere di fingere che tutto vada sempre bene», aggiunge Pilotto. «Il pubblico scoprirà che ridere dei propri errori, riflettere su ciò che non ha funzionato e condividere queste esperienze è il primo passo per costruire nuove possibilità». Ricordiamo che le FuckUp Nights nascono in Messico nel 2012 con l’obiettivo di trasformare il fallimento in strumento di apprendimento. La formula è semplice: professionisti e imprenditori condividono i propri errori davanti a un pubblico, mostrando come rialzarsi dai momenti difficili possa portare a nuove opportunità. A differenza degli eventi TEDx, qui al centro non ci sono i successi, ma le sconfitte interpretate in modo costruttivo: l’iniziativa ha l’obiettivo di cambiare la percezione del fallimento, trasformandolo in un’occasione di crescita individuale e organizzativa.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO – WOW SOLUTION Fondata nel 2017, Wow Solution ha sede a Spinea, nel Veneziano. Ad oggi, l’azienda ha circa una settantina di progetti di comunicazione aperti, grazie al lavoro di 14 dipendenti coordinati dal ceo, Andrea Pilotto. Fino ad oggi, Wow Solution ha sviluppato la propria attività in 5 nazioni, con una crescita del fatturato nell’ultimo triennio del 433%. Wow Solution opera a livello di gruppo, composto da più società. La divisione Progetti Speciali dell’agenzia si dedica all’incubazione e all’accelerazione di iniziative di digital business proprietarie, utilizzando le competenze interne per creare nuove esperienze verticali e anticipare le tendenze del mercato. L’offerta complessiva comprende branding, visual design, web e user experience design, gestione dei social media e performance marketing. L’approccio strategico è centrale: dalla consulenza direzionale per la redazione di piani marketing alla definizione di strategie digitali. La produzione di contenuti multimediali è uno dei punti di forza di Wow Solution, che tratta video, fotografie, rendering 3D, illustrazioni e grafiche. L’attenzione alla distribuzione permette di integrare con fluidità canali online e offline, passando da siti web sviluppati su misura ai social media, dalle edizioni cartacee di pregio a progetti esperienziali in store.
Mercoledì 17 settembre, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, sono state aperte al pubblico due nuove iniziative espositive, in dialogo con la sezione permanente Domus dedicata alla cultura dell’abitare nell’area vesuviana. I percorsi arricchiscono l’esperienza di visita intrecciando memoria materiale, fonti documentarie e linguaggi artistici diversi, e rappresentano un ulteriore esito del processo di valorizzazione del patrimonio del MANN. Accanto ai suoi straordinari capolavori antichi, infatti, il Museo custodisce fotografie, acquerelli e documenti d’archivio conservati nell’Archivio Storico e nell’Archivio Disegni: testimonianze che narrano storie e restituiscono la ricchezza delle prospettive con cui, nel tempo, il mondo antico è stato interpretato e raccontato.
“Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è non solo luogo di conservazione, ma anche laboratorio di ricerca: indagare i nostri archivi significa far emergere nuove chiavi di lettura, che ci aiutano a comprendere le origini del mito di Pompei e il ruolo che esso ha avuto nell’immaginario europeo. Valorizzare archivi e collezioni significa restituire ai pubblici la complessità di un patrimonio che vive attraverso molteplici forme di espressione”, commenta il Direttore Generale Musei Italiani, prof. Massimo Osanna.
Le due mostre, curate da Andrea Milanese, Ruggiero Ferrajoli e Domenico Pino, saranno visitabili fino al 28 febbraio 2026.
“Luigi Bazzani e la casa pompeiana”
L’esposizione nasce a seguito del restauro di diciotto acquerelli di Luigi Bazzani (1836-1927), pittore e scenografo di successo, di cui l’Archivio Disegni del MANN possiede una delle raccolte più ricche insieme al Victoria&Albert Museum di Londra e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Considerate non soltanto espressioni artistiche, ma anche testimonianze storiche delle scoperte archeologiche nelle città vesuviane, le opere di Bazzani del MANN raffigurano diversi soggetti pompeiani: dal Foro al Tempio di Iside, fino agli interni delle case e ai giardini. Oltre agli acquerelli, sono in mostra una gouache di Giuseppe Marsigli, disegni di Pasquale Maria Veneri, fotografie antiche e bronzi ottocenteschi.
Un focus specifico è dedicato alla Casa del Fauno, di cui Veneri ha raffigurato il tegolato antico. Scoperta nel 1830, la casa è sorprendente per la ricchezza e raffinatezza del suo apparato decorativo, dai pavimenti ai fregi in terracotta, dal grande mosaico della Battaglia di Isso alla statuetta in bronzo del fauno danzante, da cui il complesso prende il nome. Le gouaches, gli acquerelli e le foto in mostra ne illustrano sia l’impianto complessivo che le sofisticate decorazioni.
La mostra è allestita nella sala XCV (95), tra l’allestimento permanente Domus e l’esposizione temporanea dedicata a Gabriel Ivanovič de Rumine che sarà inaugurata nello stesso giorno.
“1859 – Un fotografo russo a Pompei: Gabriel Ivanovič de Rumine”
Quest’esposizione proietta il visitatore nel 1859 e offre un racconto inedito, che mostra come il mito di Pompei, già al centro dell’immaginario europeo, avesse conquistato anche una disciplina allora agli esordi: la fotografia, nata solo pochi anni prima.
In quell’anno, l’aristocratico russo Gabriel Ivanovič de Rumine viaggia come fotografo al seguito del Granduca Costantino di Russia in una lunga crociera nel Mediterraneo che tocca, tra le altre mete, Palermo, Napoli, Atene e Gerusalemme. Con uno speciale permesso accordato dal re Ferdinando II, de Rumine scatta una serie di vedute di Pompei, che rappresentano uno dei più antichi reportage fotografici degli scavi – certamente il primo di grande formato – realizzati quando la fotografia stessa era ancora una disciplina giovane, nata solo vent’anni prima. Consapevole dell’importanza dei suoi scatti, ne invia copie a Parigi perché siano esposte alla Société Française de Photographie, dove vengono accolte con grande interesse.
Il MANN custodisce ventotto di queste rare immagini all’albumina, a lungo rimaste dimenticate negli archivi, senza data né attribuzione. La mostra ne presenta per la prima volta un’ampia selezione, insieme ad altre fotografie storiche e a preziosi documenti d’archivio. Sarà ospitata nel Salone del Plastico di Pompei, uno spazio emblematico che restituisce – anche attraverso il grande modello della città – la forza evocativa e la suggestione senza tempo di Pompei. “Queste preziose fotografie – esposte ora al pubblico per la prima volta – ci consentono di osservare il fascino esercitato da Pompei nell’immaginario europeo da una prospettiva inedita, attraverso una forma di espressione allora del tutto nuova. La riscoperta di questo fondo è il frutto di un lavoro di ricerca e di valorizzazione del ricco patrimonio del MANN, che conferma come studio e indagine documentaria siano strumenti fondamentali per ampliare la conoscenza e, con essa, la fruizione del patrimonio”, commenta il Direttore Generale Musei Italiani, prof. Massimo Osanna.
Mentre l’esercito israeliano ha provocato ieri 60 vittime e 200 feriti, con il bombardamento di Gaza City, finalmente qualcosa all’ONU si muove. Ben quattro Paesi hanno optato per la risoluzione di due Stati, di fatto riconoscendo la Palestina.
Le reazioni:
Come riporta ANSA, l’ira dell’ultradestra israeliana e di Netanyahu non si è fatta attendere, sono volate parole di fuoco come “non verrà istituito uno stato palestinese a ovest del Giordano” e che l’esercito israeliano, con il suo mandato, “ha raddoppiato gli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria“.
L’anziano Presidente dell’ANP, Abu Mazen, ha parlato di “un passo importante per una pace giusta e duratura”, mentre Hamas (che, comunque, è stata esclusa da ogni trattativa), ha comunicato la sua soddisfazione per quella che definisce “una vittoria per i diritti dei palestinesi”.
In Italia, invece, mentre il governo afferma di aiutare i palestinesi – ma Salvini rinnova la sua amicizia con Israele, giustificando il genocidio in corso a Gaza con un loro fantomatico diritto alla difesa, a Roma sul Capidoglio sventola dal due giorni settembre la bandiera palestinese, scatenando le ire della comunità ebraica locale.
Milano, 19 settembre 2025. Con la recente scomparsa di Giorgio Armani, figura emblematica non solo della moda ma dell’imprenditoria italiana globale, torna al centro dell’attenzione internazionale il valore delle grandi fortune, della continuità patrimoniale e del ruolo che personalità, aziende e investitori possono svolgere nella società. In questo contesto, Ener2Crowd, la piattaforma ed app numero uno in Italia per gli investimenti ESG, presenta una fotografia aggiornata degli HNWI(High Net Worth Individual) in Italia, in Europa e nel mondo, sottolineando l’opportunità etica ed economica di indirizzare questi capitali verso progetti sostenibili.
Quali sono i dati chiave sulla ricchezza globale? Facendo riferimento al World Wealth Report 2025,Ener2Crowd mette in evidenza che nell’ultimo anno (2024) la popolazione di HNWI (individui con oltre un milione di dollari) è cresciuta del 2,6% e che la ricchezza complessiva degli ultra-HNWI (oltre 30 milioni di dollari) è aumentata del 6,2%. Per via dei passaggi generazionali, si stima inoltre che entro il 2048 oltre 83,5 trilioni di dollari verranno trasferiti agli eredi della Gen X, Millennial e Gen Z.
A causa di pressione inflazionistica, tassi di interesse e costi dell’energia che impattano sui rendimenti, in Europa si registra però una lieve contrazione del numero di milionari, soprattutto in Paesi come Francia, Germania e Regno Unito.
Secondo il Knight Frank Wealth Report, è proprio il nostro Paese a ospitare in Europa il numero più considerevole di ultra-HNWI: oltre 15.900 individui con oltre 30 milioni di dollari di patrimonio. Non si parla solo di residenti, ma di persone che comunque trascorrono buona parte del loro tempo nel nostro Paese.
«L’attrattiva italiana si gioca su politiche fiscali, stabilità, eredità culturale e ultra-valore del “lusso sostenibile”. La scomparsa di Giorgio Armani richiamerà ora ancora più attenzione sull’importanza della governance patrimoniale e della legacy, non solo economica ma anche valoriale» sottolineaNiccolò Sovico, CEO e co-fondatore di Ener2Crowd.
Il patrimonio personale netto dello stilista è stato stimato da Forbes in 12,1 miliardi di dollari, ma l’eredità di Giorgio Armani è un esempio di valore che travalica il capitale. Nonostante la sua morte, il suo brand e la sua fondazione continueranno a mantenere un ruolo centrale nel preservare stile e valori del made in Italy, un modello che mostra come anche le grandi fortune possono porsi in modo resiliente, etico e lungimirante.
«In un momento in cui la domanda di trasparenza, sostenibilità e responsabilità cresce, la storia e l’eredità di Armani diventano simbolo di cosa significhi “mettere al sicuro” non solo il patrimonio, ma il contributo sociale e culturale di una vita» enfatizza Niccolò Sovico.
L’opportunità per gli investitori green: molti degli HNWI e ultra-HNWI non cercano solo ritorni finanziari, ma vogliono lasciare un’impronta positiva (capitali in ricerca di senso). Ener2Crowdoffre strumenti che combinano rendimento competitivo e impatto ambientale/sociale concreto attraverso progetti selezionati in energie rinnovabili, rigenerazione urbana, efficienza energetica e infrastrutture green.
Ener2Crowdvuole così intercettare un pubblico di HNWI e ultra-HNWI desideroso di andare oltre la mera conservazione della ricchezza, che voglia invece trasformarla in eredità durevole, affinché il passaggio generazionale del patrimonio non sia soltanto una trasmissione di beni, ma un lascito per il pianeta.
A livello globale —osserva Ener2Crowd— il patrimonio complessivo dei miliardari ha avuto un incremento del +138% dal 2015 al 2025, passando da 6.300 a 15 mila miliardi. Ma è solol’1% più ricco della popolazione mondiale a detenere il 45% della ricchezza totale.
Ma quanti sono gli HNWI oggi in Italia? Ener2Crowd ha aggiornato le stime relative ai livelli di ricchezza, a partire dai sub-HNWI, individui con un patrimonio finanziario superiore ai 250 mila euro ed una capacità di investimento pari ad almeno 25 mila euro annui, che nel nostro Paese costituiscono il 5,2% della popolazione (3,1 milioni di persone).
Seguono quindi gli HNWI, individui con un patrimonio di almeno 1 milione di euro, che in Italia sono lo 0,8% (472 mila persone); i very-HNWI, individui con un patrimonio superiore ai 5 milioni di euro, che sono lo 0,15% (88 mila persone); e gli ultra-HNWI, individui con un patrimonio superiore ai 30 milioni di euro, che sono lo 0,01% (5.900 persone).
In quanto alla demografia, l’85% degli ultra ricchi è di sesso maschile, mentre solo il 15% è di sesso femminile, con un’età media di 62 anni per gli uomini e di 50 anni per le donne. «E tra gli ultra-HNWI italiani ci sono anche 2.200 italiani che superano i 100 milioni di euro» aggiungono gli analisti di Ener2Crowd, che tra i nostri connazionali registrano anche 67 miliardari su un totale mondiale di 2.400.
Come si accumulano ricchezze così importanti?«I dati a livello mondiale ci raccontano che il 64% si è “fatto da solo” creando nuove imprese, investendo o speculando; il 23% ha ereditato, proseguendo con successo il business di famiglia oppure creando nuove imprese; il 13% ha solo ereditato» rispondono gli analisti di Ener2Crowd.
Ma quale è il nuovo ranking dei Paperon de Paperoni?Ener2Crowd ha stilato una nuova classifica 2025, elaborata tenendo conto dei dati rilevati da più fonti di riferimento, includendo Beinsure(Richest People in Italy 2025) e Forbes (World’s Billionaires List 2025).
Ecco dunque il Ranking HNWI 2025 di Ener2Crowd, diviso in 3 ambiti territoriali, con la top-10 Italia, Europa e mondo.
TOP-10 ITALIA
01 Giovanni Ferrero (e famiglia), 49,1 miliardi di dollari;
02 Andrea Pignataro, 23,9 miliardi di dollari;
03 Paolo Rocca (e famiglia), 15,3 miliardi di dollari;
04 Eredità Giorgio Armani, 12,1 miliardi di dollari;
05 Giancarlo Devasini, 11,5 miliardi di dollari;
06 Piero Ferrari, 9,96 miliardi di dollari;
07 Francesco Gaetano Caltagirone, 8,5 miliardi di dollari;
08 Miuccia Prada, 6,85 miliardi di dollari;
09 Patrizio Bertelli, 6,81 miliardi di dollari;
10 Gianfelice Rocca, 6 miliardi di dollari.
TOP-10 EUROPA
01 Bernard Arnault (e famiglia), 180 miliardi di dollari;
02 Amancio Ortega, 124 miliardi di dollari;
03 Françoise Bettencourt Meyers, 80 miliardi di dollari;
04 Giovanni Ferrero, 49,1 miliardi di dollari;
05 Gopichand Parmanand Hinduja, 46 miliardi di dollari;
06 Dieter Schwarz, 42 miliardi di dollari;
07 Mark Mateschitz 41 miliardi di dollari;
08 François Pinault, 40 miliardi di dollari;
09 Klaus-Michael Kühne, 39 miliardi di dollari;
10 Alain e Gérard Wertheimer, 32 miliardi di dollari.
C’è un momento, dopo settimane o mesi complessi, in cui nasce il desiderio di voltare pagina. Per qualcuno la svolta arriva grazie a un nuovo lavoro, per altri grazie a un incontro inaspettato. E per molti, sempre più numerosi, la rinascita prende forma con un viaggio.«Un’esperienza che, se vissuta in un ambiente positivo e accogliente, può trasformarsi in un vero punto di ripartenza» sottolineano gli specialisti di Vamonos Vacanze, tour operator specializzato in viaggi di gruppo.
All’interno di questo trend spicca la crescita del viaggio in solitaria. Secondo quanto ha rilevato Vamonos Vacanzeattraverso un sondaggio, il 76% dei millennial e della Gen Z ha dichiarato di voler programmare almeno un’esperienza da solo entro i prossimi 12 mesi, confermando come il fenomeno del “solo travel” sia ormai una scelta sempre più diffusa e strutturata.
È qui che entra in gioco Vamonos Vacanze, tour operator italiano che ha fatto dei viaggi di gruppo per chi parte da solo, la sua specialità. La missione è semplice e potente: trasformare un momento di incertezza in una svolta personale, grazie a contesti protetti, relazioni autentiche e un’energia positiva che accompagna ogni esperienza.
«A volte basta un viaggio per ripartire da zero» afferma il tour operator.«Il nostro obiettivo —continua— è accogliere chi sente il bisogno di voltare pagina e offrire un ambiente in cui sentirsi parte di un gruppo, senza giudizi, con la libertà di ritrovarsi e ricaricarsi».
«Non offriamo solo viaggi, ma contesti che accolgono e trasformano. Abbiamo visto persone arrivare con il peso di un periodo difficile e tornare a casa con un sorriso nuovo, con legami che prima non esistevano e con una fiducia ritrovata»raccontano gli esperti di Vamonos Vacanze.
La filosofia è chiara: Vamonos Vacanzecrea esperienze in cui chi parte da solo trova un gruppo, nuove prospettive e l’energia per ripartire. Un biglietto, uno zaino e la voglia di rimettersi in gioco: sono questi gli ingredienti che fanno la differenza.
«Non importa da dove si parte, ma la voglia di rimettersi in moto» evidenzia il tour operator. Ogni partenza è una scelta di vita, ed è lì che inizia la vera svolta.
Ci sono api che volano tra i fiori e altre che oggi vivono accanto a silos, impianti di produzione e discariche. È il caso di Seipa, storica azienda con oltre 50 anni di esperienza nel settore delle infrastrutture e dell’ambiente, che ha scelto di ospitare famiglie di api all’interno dei propri siti produttivi, in aree verdi appositamente predisposte.Non si tratta di un gesto isolato, ma di un’azione che si inserisce in un percorso più ampio, che da anni vede il Gruppo Seipa impegnata su diversi fronti legati alla sostenibilità: dal recupero e riutilizzo dei materiali inerti alla depurazione delle acque, dalla produzione di calcestruzzi innovativi al rispetto del territorio in cui opera. In questo contesto, accogliere le api è stato un passo naturale, in linea con la visione dell’azienda.Le arnie sono in tutto 31, suddivise in tre gruppi distribuiti su due diversi siti aziendali, entrambi legati ad attività di discarica. Due dei 3 gruppi sono collocati in uno dei due siti, mentre il terzo si trova nell’altro. Le arnie sono curate da apicoltori specializzati e sono state posizionate in aree protette, tranquille, dove le condizioni ambientali permettono di offrire un rifugio sicuro a questi insetti fondamentali per gli equilibri naturali.«Abbiamo voluto integrare il nostro concetto di sostenibilità con un’azione semplice ma dal grande valore simbolico e ambientale» spiegano gli esperti del gruppo Seipa.«Le api —continuano— sono sentinelle della salute ambientale. Accoglierle all’interno della nostra area produttiva significa non solo creare un legame con la natura, ma anche promuovere un modello di industria più consapevole e armonico».La decisione di accogliere le api all’interno di due siti aziendali dimostra che anche in contesti industriali complessi è possibile aprirsi a nuove prospettive ambientali, facendo spazio a pratiche che favoriscono la biodiversità e che assumono un significato più profondo: non solo ambientale, ma anche culturale e simbolico.PerSeipa, la sostenibilità non è uno slogan, ma un principio che guida le scelte quotidiane e strategiche. L’introduzione delle arnie vuole essere un segno concreto di questa coerenza: un gesto misurabile, visibile, reale. Un modo per affermare che anche l’impresa, nel suo operare quotidiano, può fare spazio a una visione del futuro più equilibrata, rispettosa e attenta.«Vogliamo che le nostre api diventino ambasciatrici del cambiamento, capaci di ispirare nuovi modi di fare impresa in equilibrio con l’ambiente»aggiungono gli specialisti del Gruppo Seipa.«Questo è solo uno dei tanti passi che continueremo a compiere verso un futuro più verde» concludono.In un momento storico in cui la transizione ecologica è al centro del dibattito,Seipa sceglie di agire, puntando su gesti concreti e coerenti con il proprio impegno ambientale. Un’arnia, in fondo, è molto più di una struttura: è un indicatore di salute ambientale, ma anche una promessa silenziosa, capace di raccontare un nuovo modo di pensare il lavoro, la produzione e la relazione con il territorio.
Sabato 13 settembre Piazza Mons. Antonio Forte si è trasformata in un vero e proprio villaggio dello sport per ospitare la XVII edizione della Strapollese, storica corsa su strada di 10 chilometri che si snoda tra luoghi e monumenti simbolo di Polla, attraversando venti secoli di storia. Il programma si è aperto con ampio spazio dedicato alle gare promozionali per i più giovani e con momenti di grande inclusione: hanno preso parte alla 10 km anche atleti non vedenti con i propri accompagnatori e diversi ragazzi in carrozzina dell’associazione Sogno Attivo, accolti dall’entusiasmo del pubblico. Alle 17 in punto il sindaco Massimo Loviso ha dato il via alla gara agonistica, salutata da un folto pubblico di ogni età e dalla presenza di rappresentanti nazionali e regionali della FIDAL, insieme a numerose autorità civili, militari e religiose. La prova maschile è stata molto combattuta fino agli ultimi metri: l’africano Yahya Kadiri (Carmax Camaldolese) ha tagliato il traguardo in 32’08”, precedendo di soli sette secondi un tenace Valerio Santoro (Polisportiva Eppe Merla). Terzo gradino del podio per Ali Akinou (Carmax Camaldolese) in 32’34”. In campo femminile dominio assoluto di Elvanie Nimbona (Carmax Camaldolese), capace di chiudere in 33’04” e conquistare addirittura la quarta posizione assoluta. Seconda e terza rispettivamente Francesca (39’29”) e Filomena Palomba (40’41”), entrambe portacolori dei Caivano Runners. La Strapollese ha voluto ricordare con affetto Franca Carrazza, figura amatissima della comunità, e ha offerto ancora una volta un programma di qualità, confermandosi non solo competizione sportiva di rilievo ma anche occasione di incontro, socialità e valorizzazione delle diversità. Ha dato voce alla manifestazione Carlo Cantales, la classifica finale redatta dai GGG di Salerno conta l’arrivo 474 partecipanti.
Mentre i social si riempiono di tramonti e vacanze da sogno, molti restano davanti al computer, con la paura di aver perso l’occasione di vivere esperienze indimenticabili. È una sensazione che molti conoscono, soprattutto a fine estate, a metterlo in evidenza è Vamonos Vacanze, tour operator specializzato in viaggi di gruppo.
Il confronto continuo con le vite altrui, amplificato dai social network, genera quella che la psicologia definisce FOMO (Fear of Missing Out): la paura di essere rimasti esclusi dalle esperienze più belle.
«Il 63% della Gen Z e il 45% dei Millennial lo sperimentano regolarmente, soprattutto a causa dei social media, che amplificano il confronto con la vita (apparente) degli altri» mettono in evidenza gli specialisti di Vamonos Vacanze.
Non si tratta solo di un fastidio passeggero: diversi studi hanno collegato il Fear of Missing Out ad ansia, stress e ridotta soddisfazione personale. Dopo aver fatto un viaggio, il fenomeno raggiunge il suo picco, proprio quando le bacheche digitali si riempiono delle immagini delle vacanze.
Ma questa “paura” non riguarda solo le vacanze: colpisce anche durante eventi, concerti, aperitivi o semplici uscite tra amici. È quella sensazione di “essere rimasti indietro”, mentre gli altri sembrano vivere una vita più intensa, più felice, più piena. I social hanno accentuato questa dinamica, creando un continuo confronto che spesso non riflette la realtà.
Un sondaggio di Vamonos Vacanze rileva che il 58% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 45 anni prova ansia quando vede sui social i post degli amici in vacanza o a eventi, con un picco nei mesi estivi.
Il rimedio? Trasformare la paura di perdersi qualcosa nella gioia di perdersi qualcosa (JOMO, Joy of Missing Out), imparando a scegliere esperienze autentiche e liberatorie. Ed è proprio questo l’obiettivo di Vamonos Vacanze, che annuncia per l’autunno-inverno una nuova programmazione di crociere e tour di gruppo nel Mediterraneo, Caraibi e Nord Europa,pensati per chi non vuole arrendersi al FOMO e desidera invece vivere esperienze autentiche, all’insegna di nuove amicizie, divertimento e destinazioni da sogno.«La nostra missione è trasformare questa scelta in un’opportunità: con Vamonos non si è mai soli, perché ogni viaggio diventa un’occasione per creare legami autentici e vivere emozioni condivise. È così che il FOMO si trasforma in JOMO, ovvero la gioia di aver fatto la scelta giusta» concludono i responsabili della piattaforma Vamonos-Vacanze.it
10 settembre 2025, ore 11.00 (Italia) / ore 19.00 (Australia – Brisbane) – Il Comitato degli Italiani all’estero (Com.It.Es.) per il Queensland e il Territorio del Nord insieme al giornalista e direttore della rivista “Direzione Impresa Magazine”, Domenico Letizia e alla Sognatrice e Fondatrice del portale “Vera Italia”, Chiara Barbera, presentano il webinar “Gli italiani, il Mezzogiorno e l’Australia: alla scoperta delle proprie radici”, un momento di confronto e approfondimento sui legami storici, culturali e affettivi che uniscono la comunità italiana del Sud in Australia. L’iniziativa si inserisce nel quadro del turismo delle radici e delle attività di promozione culturale e identitaria delle comunità italiane all’estero. Il webinar mira a valorizzare il contributo della diaspora meridionale allo sviluppo del Queensland, evidenziando l’impatto storico, sociale ed economico della migrazione e il ruolo delle identità regionali nel rafforzare i rapporti tra Italia e Australia. Verranno inoltre presentati progetti attivi nel campo del turismo delle radici, del racconto del patrimonio e dell’heritage italiano.
Il webinar vedrà i saluti istituzionali di Rosaria Vecchio, Presidente del Comitato degli Italiani all’estero (Com.It.Es.) per il Queensland e il Territorio del Nord e Luna Angelini Marinucci, Console d’Italia per il Queensland e il Territorio del Nord. Successivamente interverranno Yuri Buono, Responsabile Comunicazione di Italea Campania – il progetto del turismo delle radici; Maria Clara Vetruccio, Giornalista della rivista italo australiana “La Fiamma” e “Il Globo”; Marco Testa, Redattore di “Allora Magazine” e Franco Papandrea, già Professore di Comunicazione alla University of Canberra. Il webinar sarà moderato da Domenico Letizia, giornalista, communication manager e direttore della rivista “Direzione Impresa Magazine”, nonché già responsabile per la provincia di Caserta del progetto Italea Campania occupandosi delle attuali connessioni tra il Québec, il Canada e i numerosi borghi della provincia di Caserta e di Benevento. Il webinar vedrà la partecipazione e una relazione anche di Chiara Barbera del Portale Vera Italia, un progetto di turismo innovativo per rilanciare la promozione del patrimonio culturale italiano.
Il 10 settembre prima campanella per oltre mille studenti agli istituti di Pieve del Grappa, metà sono americani. Un modello internazionale, nel corso dell’anno universitari d’oltreoceano passeranno settimane a studiare tra campi sportivi e laboratori d’avanguardia. Il dirigente scolastico, Sileno Rampado: “Didattica innovativa, aule che ruotano ogni giorno, piscine e bar, camere d’albergo, ristorazione: il modello dei campus statunitensi nel Trevigiano”
Il prossimo 10 settembre, con l’inizio delle lezioni, prende ufficialmente avvio il nuovo anno scolastico al La Salle Campus – Istituti Filippin, realtà internazionale che unisce tradizione educativa e innovazione didattica a Pieve del Grappa, nel Trevigiano. Quest’anno saranno 25 le classi attive: 3 di scuola dell’infanzia, 6 di primaria, 6 di secondaria di primo grado e 10 di liceo, per un totale di oltre 500 studenti, seguiti da 46 docenti e supportati da 121 dipendenti in totale tra personale ATA, addetti ai servizi, istruttori sportivi e cucina. A loro si sommeranno altrettanti giovani provenienti dagli Stati Uniti. Gli spazi didattici e per l’accoglienza, gestiti come campus universitari in stile anglosassone ma con l’anima che ha sempre contraddistinto la struttura, sono enormi. Il “La Salle Campus Filippin” si sviluppa su 30.600 metri quadri e 35 ettari di parco, con 40 aule didattiche, 450 posti letto, spazi polifunzionali per eventi e un centro sportivo tra i più completi della regione. Fiore all’occhiello è la forte vocazione internazionale: l’istituto è parte della rete mondiale lasalliana di 928 scuole e 80 università, e ospita il Cimba, centro di alta formazione manageriale e di leadership che, solo lo scorso anno, ha accolto oltre 500 studenti americani provenienti da tutti gli States. Il primo gruppo, composto da 30 ragazzi provenienti dalla rete Cimba dell’Iowa, arriverà lunedì 15 settembre. A gennaio è previsto l’arrivo di oltre 130 studenti, seguito da un terzo gruppo di 330 ragazzi ad aprile. Gli studenti, tutti di età compresa tra i 19 e i 21 anni e iscritti al primo o al secondo anno di università americana. “Il nostro impegno – sottolinea il dirigente scolastico Sileno Rampado – è rendere la scuola un luogo vivo, dove i ragazzi possano imparare in modo diverso. Siamo gli unici a sperimentare contemporaneamente lezioni non frontali con spazi-aula dinamici, nei quali gli studenti cambiano aula ogni giorno, quasi ad ogni lezione; laboratori professionali all’avanguardia con valutazioni sistematiche e un piano orario innovativo basato su tre materie da due ore al giorno. Una formula che valorizza concentrazione, approfondimento e autonomia”.
La struttura vive tutto l’anno (va precisato che fornisce anche servizi agli esterni, con accoglienza, ristorazione e spazi dedicati agli sport) ed è nata dall’intuizione di Erminio Filippin e Fausto Scudo. Oggi il campus è un villaggio di studi all’avanguardia: la rete internazionale con cui l’istituto opera è formata da 80 università, 928 scuole nel mondo che rappresentano un impegno nella didattica che prosegue da 300 anni e si sviluppa grazie al lavoro di 96.800 docenti.
Il Centro di Ospitalità dispone di 450 posti letto in camere doppie e singole, tutte dotate di bagno privato in camera e collegamento a Internet. Sono disponibili per gli ospiti un servizio di ristorazione con cucina interna, un servizio bar con colazione a buffet, una reception attiva 24 ore su 24 e un parcheggio interno. La struttura mette a disposizione anche appositi spazi per meeting, conferenze e seminari: un teatro da 300 posti, la sala De Marchi da 140 posti e la sala Montini da 80 posti, tutte dotate di aria condizionata regolabile in modo indipendente, di modernissime tecnologie audiovisive e di collegamento a Internet Wi-Fi. L’ampio Centro Sportivo è pensato tanto per gli sport individuali che di squadra ed è meta di stage e ritiri sportivi in preparazione all’apertura delle stagioni agonistiche. Il palazzetto polifunzionale con 400 posti a sedere ospita competizioni sportive agonistiche di sport indoor. Sono presenti inoltre 2 palestre con sala pesi, una sauna, una piscina a 4 corsie, una piscina specialistica per rieducazione motoria, 2 campi da calcio regolamentari, 2 campi da calcio per allenamenti, una pista di atletica a 4 corsie, pedane per il lancio del peso e del disco, salto in lungo, salto con l’asta e lancio del giavellotto, 4 campi da tennis, 2 campi da basket all’aperto, campo da rugby, campi da calcetto su cemento e su erba e campi di pallavolo.
LA STORIA E LA DIDATTICA DEGLI ISTITUTI FILIPPIN
La storia degli Istituti Filippin inizia nel 1924 quando monsignor Erminio Filippin fa costruire l’Istituto a Paderno del Grappa, oggi Pieve del Grappa, facendolo crescere fino al 1958, quando la guida viene assunta dalla Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Oggi gli Istituti Filippin costituiscono uno dei più importanti complessi educativi d’Italia: vi studiano circa 500 allievi (dalle scuole dell’infanzia e primaria internazionale ai Licei Scientifico, Scientifico Scienze Applicate e Liceo Economico Sociale). Vi lavorano 140 collaboratori tra docenti, Ata, personale di servizio, servizi di cucina e centro sportivo. La presenza di docenti provenienti da diverse regioni ha arricchito l’istituto, contribuendo all’evoluzione del sistema scolastico nazionale. I percorsi di studio sono strutturati in ottica internazionale e prevedono oltre alle certificazioni linguistiche e informatiche anche progetti rilevanti come il doppio diploma italo-statunitense e italo-britannico, l’Year Abroad, global lessons, stage linguistici e boarding school per studenti stranieri. All’interno del Campus è presente il CIMBA, che da oltre vent’anni offre corsi di alta formazione ed un’ampia scelta di corsi post laurea di formazione manageriale e di leadership in inglese e in italiano, accompagnando studenti ed imprenditori italiani e stranieri nella loro crescita professionale. Molti sono gli eventi che si celebrano nel corso dell’anno: l’Open Day, ogni due anni premio Filippin, ogni due anni premio Monte Grappa, Giochi Lasalliani, cicli di incontri tematici aperti al pubblico, accoglienza in struttura di rappresentative sportive FITP, PIP, FIPAV, Raduno ex allievi, Convegno Centro Studi Matematici U. Morin.
Vamonos Vacanze, tour operator specializzato in viaggi di gruppo, lancia l’allarme: troppe ore davanti allo smartphone. Lo rivelano i viaggiatori, che, proprio per sfuggire a questa “trappola”,preferiscono sempre di più i viaggi esperienziali.
Il tour operator ha così deciso di approfondire l’argomento, passando in rassegna i più recenti studi al riguardo, a cominciare da quello di EY (ex Ernst & Young), una delle principali reti multinazionali di servizi professionali che insieme a Deloitte, KPMG e PwC fa parte delle “Big Four”.
Secondo questo studio, intitolato “Decoding the Digital Home” (Regno Unito, gennaio 2025), su 2.500 consumatori il 38% ritiene che il tempo trascorso online abbia un impatto negativo sul benessere ed è desideroso di iniziare un percorso di “digital detox”. Tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, inoltre, il 47% considera le proprie attività online più dannose che utili per il benessere.
Un altro studio che ha coinvolto 2.000 adulti britannici, realizzato da DFS, rileva che il 71% di chi ha ridotto lo screen-time ha segnalato un miglioramento della salute mentale: il 47% ha dormito meglio, il 45% si è sentito più presente e il 42 % più rilassato.
Un’altra ricerca 2025 condotta su un campione di 1.293 giovani dal prestigioso British Standards Institution, ente nazionale di normazione del Regno Unito fondato nel 1901, rileva inoltre che il 46% preferirebbe un mondo senza Internet, il 70% si sente peggio con sé stesso dopo l’uso dei social media e il 50% è favorevole a una “digital curfew” che limiti l’uso delle app dopo le ore 22.
Poi ancora, Vamonos Vacanzesi fa portavoce di una ricerca a più ampio raggio realizzata da Electro IQ, una piattaforma online che dal 2010 è un punto di riferimento per statistiche, dati e analisi relative ai settori della scienza e della tecnologia a livello globale. Questa ricerca rileva che il 23,7% delle persone —dopo una “digital detox”— sperimenta una riduzione di stress e ansia e che il 20,3% migliora anche le sue relazioni sociali.
«Stando allo studio condotto da Electro IQ, il 64% delle persone decide di interrompe l’uso dei social media, tuttavia il 51% ricade poi nella vecchia abitudine. Il 66% soffre addirittura di nomofobia, termine di recente introduzione che designa la paura incontrollata di rimanere disconnessi dalla rete» sottolineano gli specialisti diVamonos Vacanze.
Certo è che ormai siamo tutti iperconnessi, ma sempre più spesso siamo scollegati da ciò che conta davvero. Secondo DataReportal, ognuno di noi trascorre in media 3 ore e 14 minuti al giorno sui social: l’equivalente di oltre 6 anni di vita passati davanti a uno schermo.
Anche un altro studio dell’Università di Bath, pubblicato su Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, ha dimostrato che una sola settimana di pausa dai social media riduce in modo significativo ansia e depressione.
La University of Pennsylvania ha poi rilevato che limitare i social a 30 minuti quotidiani per 2 settimane porta a una netta riduzione della solitudine percepita e dei sintomi depressivi.
«Altri dati, pubblicati su Nature Human Behaviour, evidenziano che ridurre l’uso digitale abbassa il cortisolo —l’ormone dello stress— del 31%,aumenta l’ossitocina —l’ormone legato alla socialità— del 24% e migliora la percezione del benessere del 28%»sintetizzano gli specialisti diVamonos Vacanze.
È chiaro: disconnettersi dai social non è una fuga, ma un ritorno. Significa ristabilire un contatto autentico con la realtà: ascoltare il rumore delle onde senza doverle filmare, guardare un tramonto senza correre a immortalarlo, ridere con qualcuno senza pensare a un reel.
Proprio da questa consapevolezza nascono molti dei viaggi di Vamonos Vacanze, tour operator specializzato appunto in viaggi di gruppo, viaggi pensati per regalare esperienze senza filtri, tra paesaggi naturali, cultura e nuove amicizie.
«Oggi la vera rivoluzione è tornare a vivere senza distrazioni» spiegano gli esperti di Vamonos Vacanze.«Le pause detox —continuano— non sono una fuga dal mondo, ma un ritorno a ciò che siamo: persone che hanno bisogno di emozioni autentiche, contatto umano e momenti che valgono perché vissuti, non condivisi».
Proprio per questo il tour operator specializzato in vacanze di gruppo lancia diverse esperienze per vivere appieno una vacanza autentica e soprattutto offline, come ad esempio l’avventura in Madagascar, un viaggio epico nel cuore dell’Oceano Indiano.
Foreste tropicali, canyon rossi, baobab secolari e spiagge incontaminate: il Madagascar è un mosaico di paesaggi che invita a rallentare e osservare. Qui la natura non si guarda attraverso uno schermo, ma si vive: lemuri che saltano tra i rami, mercati colorati che profumano di spezie, villaggi che accolgono con sorrisi sinceri.
«In Madagascar non cerchi il wi-fi: cerchi il contatto con le persone, con la natura, con te stesso. È un viaggio che cura l’anima» sottolineano gli specialisti di Vamonos Vacanze.
Tra i viaggi “digital detox” più avvincenti c’è poi anche Bodrum in una Turchia che sorprende: mare blu intenso, calette segrete raggiungibili solo in barca, fondali da esplorare insieme. Le giornate trascorrono lente, tra bagni e risate, mentre la sera la città si accende: mercati, vicoli pieni di vita e ristoranti dove condividere piatti tipici. Poi arriva il tramonto, quando il sole scivola dietro l’orizzonte tingendo il cielo d’oro.
Oppure c’è Djerba, un gioiello del Mediterraneo che unisce storia millenaria e bellezza naturale. Qui le spiagge di sabbia chiara si alternano al fascino del centro storico di Houmt Souk, con i suoi vicoli, i mercati vivaci e l’artigianato locale. Ogni esperienza diventa più intensa se condivisa: un tè alla menta bevuto insieme, un tramonto sul mare, una passeggiata tra botteghe che raccontano storie antiche.
«Djerba è il luogo dove la realtà riacquista consistenza: colori, profumi e sorrisi che nessuno schermo può restituire» conclude il tour operator specializzato in viaggi esperienza.
La locandina della serata “L’Alfiere” di giovedì 18 settembre presenta un uomo appeso.
L’immagine è una libera interpretazione di Michele Letizia del XII Arcano Maggiore, L’Appeso. Letizia spiega così la scelta del cappello di Pulcinella: “Pulcinella è da sempre la maschera simbolo degli opposti, si presenta con un disegno/costume che manifesta altruismo e imbroglio, pigrezza e opportunismo. Pulcinella ha sempre fame, arlecchino servitore dei due padroni, un gatto che cade sempre a quattro zampe, un po’ scugnizzo e un po’ femminiello, un po’ MATTO (arcano maggiore dei Tarocchi privo di numero ) e un po’ APPESO (dodicesima carta degli arcani maggiori, l’IMPICCATO, il TRADITORE)”.
Nei tarocchi, l’appeso è rappresentato come giovane appeso per un piede, con i polsi presumibilmente legati dietro la schiena. È stata letta e interpretata spesso come punizione per il traditore (così si chiamava, infatti, nei tarocchi di Carlo V).
A guardar bene, però, il giovane non ha espressione drammatica, bensì serena: per questo motivo, la carta è interpretata, in cartomanzia, come l’accettazione di qualcosa di spirituale, legato all’armonia interiore.
Pare, infatti, che l’immagine tragga origine dal mito di Odino, dio della mitologia norrena, che si impiccò all’albero della saggezza per 9 giorni e 9 notti per acquisire la conoscenza delle rune.
Questa carta, che può essere anche capovolta, assume un significato profondamente spirituale: essa ci invita a ribaltare la nostra prospettiva per scoprire verità che non potremmo mai vedere rimanendo con i piedi per terra. In questo senso, l’appeso non è un condannato a un supplizio, bensì un iniziato.
Poiché la carta, durante la divinazione, può presentarsi capovolta o meno, essa acquista un duplice significato che può essere positivo o negativo.
Il significato positivo, se la carta è dritta, indica un sacrificio volontario per un bene superiore, un momento di stasi verso qualcosa di più grande. La sua comparsa indica che è un momento in cui avere pazienza e non è opportuno precipitarsi a cambiare il corso delle cose.
Se la carta è rovesciata, invece, il significato cambia totalmente. Essa può indicare una resistenza al cambiamento, la paura di fare sacrifici o un’incapacità di lasciar andare il passato. In questo senso, la stasi non rappresenta un momento di crescita interiore e spirituale, bensì una situazione stagnante e senza via d’uscita.
L’Appeso ci insegna una delle lezioni più difficili e preziose della vita: a volte, l’unica cosa da fare è non fare nulla, l’antico e famoso principio taoista del wu-wei, non agire. Nei nostri giorni, segnati dalla produttività ossessiva e dal movimento costante, questa carta è un potente promemoria dell’importanza della pausa, dell’immobilità. È una scelta: si tratta di sospendere le azioni per concentrarsi sul proprio mondo interiore.
La vera forza dell’Appeso risiede nella sua accettazione. Accettare lo stallo, il sacrificio e usarli come strumenti per crescere e vedere il mondo non come vorremmo che fosse, ma come realmente è.
È stato inaugurato a Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, il nuovo centro medico ambulatoriale Dolomiti Medica, una struttura sanitaria d’eccellenza che rivoluziona l’offerta di prestazioni sanitarie specialistiche in Veneto, unendo sotto lo stesso tetto competenze multidisciplinari, tecnologia di ultima generazione e un approccio integrato alla salute. Fondato da due professionisti con una lunga esperienza nel campo dell’imprenditoria (Denis Bonora e Michele Gallina) e gestito da un professionista nell’ambito medico e riabilitativo, Ezio Mabiglia, il centro si propone come riferimento per chi cerca cure personalizzate e innovative, senza necessità di ricovero ospedaliero. “La nostra missione è portare la medicina del futuro a Castelfranco Veneto, mettendo al centro la persona in tutte le sue dimensioni: fisica, posturale, funzionale e motoria,” spiega Ezio Mabiglia, già noto per aver brevettato il metodo Fibro Health, protocollo innovativo per il trattamento delle fibromialgie che sarà al centro di un corso il prossimo novembre a Padova. “Dopo anni di esperienza sul campo e di ricerca, con Dolomiti Medica realizziamo il sogno di un polo sanitario moderno, tecnologico e umano, in grado di accogliere e accompagnare ogni paziente in un percorso su misura”. All’interno della struttura operano dieci professionisti altamente qualificati in ambiti complementari: dalla fisioterapia avanzata all’ortopedia funzionale, dall’osteopatia alla crioterapia medicale, dalla riabilitazione del pavimento pelvico alle scienze motorie applicate alla postura e alla performance sportiva; nel team c’è anche un nutrizionista. Ogni specialista lavora in sinergia con gli altri, garantendo un approccio integrato e coordinato.
Uno dei punti di forza di Dolomiti Medica è l’impiego delle tecnologie più avanzate a livello nazionale per la valutazione e il trattamento posturale. In particolare, il centro è uno dei pochi in Italia a disporre del sistema “Walker View” e il “D-Wall”, tecnologia robotica sviluppata da TechnoBody che consente un’analisi posturale e funzionale completa, dinamica e ad altissima precisione. La palestra del centro sembra uno spazio di una digital company: schermi enormi che riprendono i movimenti, simulazioni in 3D dell’attività. “Con la piattaforma Walker View e D-Wall possiamo valutare in tempo reale la camminata, la corsa, l’equilibrio, i carichi articolari e la postura del paziente, integrando dati biomeccanici e cinematici fondamentali per costruire piani di riabilitazione e prevenzione estremamente mirati”, sottolinea ancora Mabiglia. “Non si tratta solo di curare un sintomo, ma di individuare e correggere le cause profonde che generano dolore o disfunzione”.
Dolomiti Medica si rivolge a un’ampia tipologia di utenti: pazienti in fase post-operatoria, sportivi professionisti e amatoriali, donne in gravidanza o in fase post-partum, persone con patologie croniche muscolo-scheletriche, lavoratori con dolori legati alla postura, anziani con fragilità motorie, ma anche bambini e adolescenti in fase di crescita. La sede – moderna, accogliente e dotata di ambulatori attrezzati – si trova a pochi passi dal centro storico di Castelfranco Veneto, nell’area del complesso “C6” con parcheggio e accessibilità per persone con disabilità. Le visite sono prenotabili online tramite il sito ufficiale http://www.dolomitimedica.it o direttamente in struttura. “Crediamo in una sanità di prossimità, dove la tecnologia sia al servizio dell’empatia e non il contrario,” conclude Mabiglia. “Con Dolomiti Medica vogliamo dare a Castelfranco e al territorio un luogo dove sentirsi accolti, ascoltati e accompagnati, con competenza e innovazione.”
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO – FIBRO HEALTH Ezio Mabiglia, osteopata e posturologo con una lunga esperienza in ambito sportivo, ha rivoluzionato la fibrolisi ideando FibroHealth, uno strumento certificato come dispositivo medico, nato dall’esigenza di sostituire i tradizionali e rigidi ganci in acciaio usati da decenni nella terapia dei tessuti fibrosi. Dopo anni di ricerca su materiali, design ed ergonomia, Mabiglia ha sviluppato due versioni del dispositivo: Deep, per aree muscolari ampie e trattamenti in profondità, e Detail, per zone più piccole e interventi di precisione. FibroHealth permette trattamenti più efficaci, meno invasivi per il paziente e meno faticosi per l’operatore. Il dispositivo, interamente progettato e prodotto in Italia, è frutto della visione di un professionista che considera la cura come una missione: ristabilire l’equilibrio del corpo e liberarlo dal dolore attraverso tecniche evolute e strumenti innovativi. A novembre di quest’anno sarà realizzato il primo corso in Veneto, a Padova, l’8 e il 9 novembre 2025 al Best Western Plus. Informazioni: http://www.studiogest.net.
“Buon anno scolastico a tutti. Agli studenti, piccoli e grandi, che riempiranno di voci le aule. Agli insegnanti, che con passione accompagneranno ogni classe in un nuovo percorso. Alle famiglie, che con amore sostengono ogni passo.
Che sia un anno fatto di sorrisi, scoperte, crescita e sogni condivisi. Perché la scuola non è solo il luogo dove si studia: è il posto dove si costruisce il futuro“.
Questo il messaggio di don Raffele D’Agosto, parroco a Marcianise.
Appuntamento importante per il mondo del vino: l’8 settembre ad Ercolano si ritrovano docenti, scienziati, responsabili di settore, giornalisti, enologi e sommelier a parlare di viticoltura a Piede Franco nella conferenza dal titolo “Progresso ed evoluzione per un sistema integrato di difesa, preservazione e valorizzazione”, organizzata dall’Associazione Identità Mediterranea.
Una giornata dedicata alla scoperta del “piede franco” all’origine della viticoltura. Ospiti di importanza nazionale si ritroveranno l’8 settembre nella splendida cornice di Villa Campolieto nella città di Ercolano. Saranno presenti tra gli altri, Roberto Cipresso, winemaker e scrittore di fama internazionale; Luciano Pignataro, Docente di Comunicazione Enogastronomica presso l’Università Federico II di Napoli, Ciro Giordano, Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Vesuvio, e Marco Serra, Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Salerno. Un ricco parterre di docenti, scienziati, responsabili di associazioni del territorio, enologi e giornalisti di settore che affronteranno il tema dei vitigni a piede franco, di grandissimo interesse per i molteplici sviluppi che possono nascere dalla sua valorizzazione. Infatti, a dare un ulteriore contributo per la divulgazione della conoscenza sulla viticoltura a piede franco, ci saranno Stefano Del Lungo, ricercatore e archeologo, da sempre impegnato nello studio sulla trasformazione di territori e insediamenti fra Antichità e Alto Medioevo, approfondendo viabilità, biodiversità culturale, inclusa la viticoltura tra archeologia e biologia molecolare, nel Mezzogiorno, Gaetano Conte, agronomo esperto con una visione multidisciplinare della viticoltura, e la professoressa Teresa Del Giudice, docente di Economia Agraria, Alimentare e Estimo Rurale, con esperienza pregressa nelle Scienze Agrarie e nell’Agribusiness.
Il giorno 8 settembre 2025, dalle ore 9:30 alle 13:00, presso Villa Campolieto in Corso Resina n. 283 a Ercolano (Na), l’Associazione Culturale Identità Mediterranea ha organizzato una Conferenza Nazionale sulla Viticoltura a Piede Franco con il Patrocinio Morale del Consiglio Regionale della Campania, del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, del Consorzio di Tutela dei Vini del Vesuvio, del Consorzio di Tutela dei Vini di Salerno, della Fondazione Monti Lattari Onlus, Fondazione Ente Ville Vesuviane e del Mavv-Wine Art Museum.
A spingere Identità Mediterranea e Gaetano Cataldo, nella realizzazione della Conferenza Nazionale sulla Viticoltura a Piede Franco, la necessità di affrontare le importanti tematiche di grande attualità, grazie all’erudizione di Relatori di eccellenza e attraverso prospettive eterogenee, al fine di sensibilizzare il Pubblico e le Istituzioni su un tema fondamentale per la viticoltura italiana e non solo.
Programma della giornata
Dopo i saluti istituzionali di Gennaro Miranda, Presidente della Fondazione-Ente Ville Vesuviane, dell’On. Alessandro Caramiello, Deputato della Repubblica e Presidente dell’inter-gruppo parlamentare Sviluppo Sud, Aree Fragili e Isole Minori, di Gennaro Saiello, Consigliere della Regione Campania e Presidente della Commissione Innovazione e Sostenibilità per il Rilancio e la Competitività, di Angelo Radica, Presidente dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, di Ciro Giordano, Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini del Vesuvio, di Marco Serra, Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Salerno, e di Mariella Verdoliva, Presidente della Fondazione Monti Lattari Onlus, interverranno i seguenti relatori:
Stefano Del Lungo, Ricercatore CNR ISP, in rappresentanza del Gruppo di Ricerca CNR-CREA;
Roberto Cipresso, winemaker e scrittore di fama internazionale;
Luciano Pignataro, Docente di Comunicazione Enogastronomica presso l’Università Federico II di Napoli, Scrittore e Giornalista Enogastronomico;
Gaetano Conte, Agronomo in rappresentanza dell’azienda Vitis Rauscedo;
Teresa Del Giudice, Docente di Economia Agraria ed Estimo Rurale.
Sarà Gaetano Cataldo, Founder di Identità Mediterranea, Giornalista Enogastronomico e Miglior Sommelier dell’Anno al Merano Wine Festival, a moderare gli interventi.
Obiettivi e temi trattati
Sottolineare l’importanza della Viticoltura a Piede Franco a livello globale.
Ribadire il valore inestimabile della Viticoltura a Piede Franco dal punto di vista genetico e della biodiversità.
Definire la sostenibilità della Viticoltura a Piede Franco dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Presagire l’indotto economico potenziale della Viticoltura del Piede Franco, anche in virtù del Destination Management System e della riqualificazione dei borghi.
Ipotizzare un Protocollo Integrato per la salvaguardia della Viticoltura a Piede Franco e del Sistema Agricoltura nella sua interezza.
L’associazione
Identità Mediterranea, fondata il 12 luglio 2016, da sempre impegnata nella divulgazione della Cultura del Mare Nostrum mediante la promozione del Patrimonio Paesaggistico, la divulgazione della Tradizione Enogastronomica e la preservazione della Biodiversità Mediterranea, oltre che ideatrice di Mosaico per Procida, primo vino a celebrare una Capitale Italiana della Cultura, ha organizzato tale evento, così come nel settembre dello scorso anno, quale associazione richiedente il coinvolgimento e il patrocinio del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, confermato anche quest’anno.
«Basta falsi colpevoli, servono soluzioni concrete». Con queste parole Claudio Denzi, Presidente dell’Associazione Operatori Nautici NordEst Sardegna (AssonauticiSardegna.org), respinge le accuse generalizzate alla nautica, apparse in questi ultimi giorni in alcuni servizi giornalistici nazionali.
Secondo l’Associazione –che rappresenta circa cento operatori tra Olbia e Santa Teresa di Gallura– recenti articoli e servizi TV hanno diffuso immagini datate e fuori contesto, dipingendo i diportisti come i principali responsabili del degrado dell’Arcipelago. “Ma è una fake news che danneggia i professionisti seri, il turismo e perfino le autorità che vigilano con impegno” sottolinea Claudio Denzi.
Gli operatori ricordano che il problema maggiore non sono le barche in rada, ma la pressione antropica a terra: fino a 6.000 turisti al giorno approdano su isole delicate come Spargi, con impatti ben più pesanti di quelli della nautica regolamentata.
Attraverso l’uso di immagini obsolete (risalenti almeno al 2 maggio 2018) proposte come se fossero attuali dalla stampa e dai TG nazionali, si è voluto dare al pubblico la sensazione che quelle barche oggi sostino in zone interdette, cosa che non corrisponde al vero. Le foto mostrano barche ormeggiate esattamente dove erano autorizzate a stare, trattandosi a quei tempi di punti di libero ancoraggio.
“Certo non è intenzione dell’Associazione difendere i diportisti maleducati. Ma vogliamo e dobbiamo tutelare i professionisti disciplinati, che certo sanno bene dove ancorare e non violano le regole perché rischiano il lavoro” dichiara Claudio Denzi, Presidente dell’Associazione Operatori Nautici NordEst Sardegna.
Gli articoli che parlano di “overdose” di barche dipingono il settore nautico come predatore del territorio, omettendo che gli operatori chiedono da sempre regole chiare e controlli seri, non privilegi né deroghe. Il vero problema è la pressione antropica a terra.
“Per conservare le spiagge dell’Arcipelago —e contemporaneamente esercitare l’economia nautica— vi è solo un rimedio: rendere le spiagge raggiungibili solo a nuoto, senza attrezzature, restando per pochi minuti sul bagnasciuga prima di tornare a bordo. Così non si sottrae un granello di sabbia, non si calpesta la vegetazione pioniera e non si disturba la fauna selvatica” mette in evidenza Claudio Denzi.
Già lo scorso anno, come riportato dall’ANSA (link), l’Associazione Operatori Nautici NordEst Sardegna aveva proposto seriamente di limitare gli sbarchi, permettendo l’accesso alle spiagge solo a nuoto, in costume, con permanenza limitata al bagnasciuga.
L’Associazione è stata anche tra le prime a denunciare la mattanza dei cinghiali di Spargi, ricordando che la vera causa degli incidenti (un bambino venne aggredito da un ungulato) è il comportamento dei turisti che —contravvenendo ai divieti— danno da mangiare agli animali, perfino gelati (Corriere della Sera,articolo del 3 settembre 2024).
“Noi operatori del diporto siamo disposti a fare sacrifici, ma devono esserlo anche gli altri: è irricevibile un divieto di sbarco solo per alcune categorie, così come è inutile istituire regole se poi non vengono fatte rispettare” conclude il Presidente dell’Associazione Operatori Nautici NordEst Sardegna.
La nuova scuola dell’infanzia Arca di Noè di Alzano Lombardo, nel Bergamasco, progettata da C+S Architects, si conferma un modello internazionale di architettura educativa e sostenibile, ricevendo due prestigiosi riconoscimenti in pochi mesi. Il centro infanzia ha ottenuto il DNA Paris Award 2025 nella categoria Architecture/Educational & Sports. La cerimonia di premiazione si terrà a Parigi il prossimo 24 ottobre 2025. Inoltre, il progetto ha ricevuto una Menzione Speciale all’Architizer A+ Award 2025, gruppo con sede a New York, che raccoglie i più importanti progetti architettonici a livello globale. Completata all’inizio del 2025 dopo cinque anni di lavori, la scuola lombarda è immersa nel parco storico di Villa Paglia ed è stata concepita come un padiglione trasparente e prezioso, capace di intrecciare memoria e innovazione. Con i suoi spazi flessibili e luminosi, pensati per la didattica ma anche per accogliere attività comunitarie, rappresenta un nuovo modello di architettura scolastica aperta, inclusiva e sostenibile in termini ambientali e sociali. “Questi premi internazionali confermano che le scuole non sono solo edifici per l’istruzione, ma veri e propri spazi civici capaci di creare comunità,” afferma Maria Alessandra Segantini, co-founder di C+S Architects. “La scuola di Alzano è stata pensata come una piazza per piccoli centri urbani, un luogo dove bambini, insegnanti e famiglie possano riconoscersi, crescere insieme e contribuire a far crescere l’identità della comunità a cui appartengono.” Con questo duplice riconoscimento, la scuola di Alzano Lombardo entra a pieno titolo tra i casi di eccellenza dell’architettura scolastica europea, rafforzando il ruolo dell’Italia come laboratorio internazionale di innovazione educativa.
Ed è la conferma del ruolo fondamentale che C+S Architects, studio di Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, recita da oltre vent’anni nell’edilizia scolastica internazionale (il primo progetto è del 1998, un complesso scolastico a Caprino Veronese), con scuole Nzeb (Nearly zero energy building, ovvero ad elevata efficienza energetica) e layout scolastici circolari con specifici kit di montaggio, differenti per le tre fasi di crescita dei ragazzi.
Le loro scuole sono conosciute a livello internazionale, sono state utilizzate come best-practice per scrivere le linee guida del MIUR e sono state esposte alla 15° Biennale di Architettura di Venezia con l’installazione EDUcare nel 2016.
A Venaria Reale (TO) stanno realizzando due scuole dell’infanzia, Don Sapino e Andersen, progettate con strutture in legno e kit di montaggio riciclabili, immerse nei giardini. In Friuli, il nuovo Istituto Tecnico Malignani di Cervignano (7,5 milioni di euro) prevede una piazza interna luminosa e spazi multifunzionali per studenti. A Conegliano (TV), la primaria Rodari (5,3 milioni) adotta pianta circolare, aule aperte sul verde e massima efficienza energetica. Quest’ultima verrà completata tra qualche mese.
Scheda di approfondimento: LE SCUOLE DI C+S ARCHITECTS
SCUOLA PER L’INFANZIA DI ALZANO LOMBARDO (BERGAMO)
La nuova scuola dell’infanzia Arca di Noè di Alzano Lombardo, progettata da C+S Architects, rappresenta un esempio di architettura innovativa che unisce memoria, paesaggio e sostenibilità. Realizzata con un investimento di 5,5 milioni di euro finanziati da Regione Lombardia, GSE, Fondazione Cariplo e Comune, la scuola si sviluppa su 3.380 mq all’interno del parco storico vincolato di Villa Paglia. L’edificio si distingue per il rivestimento in mosaico di vetro bianco e serramenti in bronzo, scandito da shed che omaggiano la tradizione industriale di Alzano e simboleggiano la scuola come “fabbrica del sapere”. Un nuovo muro in cemento rosso, che riprende il DNA paesaggistico della Val Seriana, diventa rampa-gioco per i bambini e ospita le figure incise del celebre puzzle di Enzo Mari, trasformando l’ingresso in un’esperienza narrativa e identitaria. Gli spazi sono flessibili e aperti: il salone centrale e le due corti interne permettono molteplici usi, favorendo creatività e socialità anche oltre l’orario scolastico. Le sei sezioni affacciano sul parco con ampie vetrate, mentre mensa e palestra completano l’offerta. Costruita con criteri Nzeb, la scuola coniuga innovazione tecnologica, efficienza energetica e forte radicamento al territorio, diventando un vero epicentro educativo e comunitario per Alzano Lombardo.
NIDO E SCUOLA MATERNA DI VENARIA REALE (TORINO)
Tra i progetti in corso da segnalare quelli delle due scuole materne e nido di Venaria Reale, in provincia di Torino: la scuola dell’infanzia Don Sapino, che affaccia sulla Reggia di Venaria Reale e il centro infanzia Andersen all’interno del giardino del quartiere APC Fiordaliso. Il primo step burocratico è stato quello dell’approvazione degli studi di fattibilità tecnico-economica e dell’affido della progettazione definitiva-esecutiva. Per i bambini della materna le strutture sono in legno e costruiscono un rapporto speciale con il giardino; nella scuola primaria la struttura è sospesa lasciando l’ingresso alla luce zenitale per stimolare l’esplorazione; nelle scuole secondarie la struttura disegna la socialità grazie a una piazza coperta dove si affacciano tutti gli spazi della scuola. Innovativo anche il procedimento di costruzione: un kit di montaggio permette di costruire l’edificio “a secco” e smantellarlo a fine vita riciclandone i materiali costruttivi, che sono il legno per le parti strutturali e il sughero per i pavimenti.
L’ISTITUTO TECNICO A CERVIGNANO DEL FRIULI (UDINE)
Il terzo progetto è quello del nuovo Istituto Tecnico Malignani di Cervignano del Friuli, che ospiterà due sezioni dell’ISIS Malignani, su 2.800 metri quadri, che saranno completate sul terreno adiacente inclusi tutti gli impianti sportivi. Il progetto è finanziato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione) per un costo complessivo di 7,5 milioni di euro di cui 5,8 milioni sono i costi di costruzione di questa fase. Il Ministero dell’Istruzione gestirà direttamente il processo di costruzione. Su uno spazio a doppia altezza, inondato di luce zenitale e coperto da un’elegante struttura in acciaio, si affacciano le aule e quelle funzioni pubbliche. Lo spazio della piazza interna al piano terra è stato pensato per gli studenti come luogo di incontro informale. Intorno a questo spazio ed orientati a ovest, sud ed est sono collocati i laboratori al piano terra e le aule al primo piano, che si affacciano direttamente verso il giardino con grandi vetrate. Sulla grande piazza centrale sono stati collocati alcuni volumi liberi: l’ascensore, la scala a chiocciola, i volumi-struttura degli spazi multifunzionali (bar e biblioteca).
SCUOLA PRIMARIA A CONEGLIANO (TREVISO)
Conegliano avrà presto una nuova scuola primaria innovativa e sostenibile: la nuova “Rodari” di Parè, progettata dallo studio C+S Architects di Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, recentemente premiato come miglior studio d’Italia. L’edificio, realizzato insieme a IA2 Buildings, Strutture Metalliche Fadel, PooEngineering e Comune di Conegliano, sarà uno dei primi in Italia a seguire il modello circolare e modulare. L’investimento è di 5,3 milioni di euro, di cui 3 finanziati dal PNRR e 2,3 dal Comune. Su una superficie di 2.119 mq (lotto di 6.800), la scuola ospiterà 250 studenti in 10 aule. La pianta circolare favorisce spazi comunitari fluidi, corti interne e una grande piazza per attività speciali, trasformando la scuola in centro culturale per il quartiere. Le aule, più ampie della norma, si aprono direttamente sul giardino attraverso pareti traslucide che diffondono luce naturale e portici esterni per attività all’aperto. Grande attenzione è dedicata alla sostenibilità: edificio in classe nZEB, rivestimenti in vetro riciclabile, pavimenti in sughero naturale, struttura in acciaio riciclabile e ampio impianto fotovoltaico. La nuova Rodari sarà così una scuola aperta, verde e all’avanguardia, simbolo di rigenerazione urbana e innovazione educativa.