Nowruz, il Capodanno persiano

Il 20 marzo alle ore 13:37, ora dell’equinozio in Iran, sono iniziate le celebrazioni di Nowruz, il Capodanno persiano. Esse continueranno fino al 24 marzo e rappresentano la festa storicamente più antica, di origine zoroastriana, in cui si celebrano la vittoria sull’inverno e il giorno in cui l’Angelo della vittoria incoraggiò l’uomo a creare cose nuove. E’ iniziato l’anno 1400 nel calendario persiano (l’ex Persia è l’attuale Iran).

Anticamente durava più giorni, poiché il primo giorno era dei monarchi, il secondo degli aristocratici, il terzo dei funzionari del re, il quarto dei servitori di corte, il quinto degli abitanti delle città e il sesto dei contadini. Oggi è celebrato con un pranzo molto abbondante, simile ai cenoni occidentali, stando riuniti in famiglia. Il tredicesimo giorno ci sono gite di famiglia nel verde, per esorcizzare le forze del male (https://www.irancultura.it).

Il tragico contesto socio-politico in cui versa l’Iran attuale, tuttavia, ha modificato le tradizioni. Ricevo: “Il capodanno iraniano è stato sempre il giorno più felice per me in Iran e so bene come si sentono i padri e le madri che non possono preparare le cose migliori per i loro figli in Iran perché le persone vivono sotto la soglia di povertà“.

L’aumento dei costi ha causato molti problemi alle persone“, riporta l’agenzia di stampa Tasnim, legata al regime teocratico istituitosi nel 1979.

La presidente mujaheddin Maryam Rajavi, leader dell’opposizione, ha dato il via alle celebrazioni, vestita di giallo (il colore dell’anno). In diretta streaming dall’Albania, seguita dagli esuli sparsi in tutto il mondo, è stata accesa la “Fiamma eterna della libertà” con commemorazione dei defunti e un coro formato da uomini e donne ha cantato “Venceremos” degli Inti Illimani (gruppo cileno) in persiano. Maryam Rajavi ha poi inviato messaggi di speranza e di incoraggiamento ai suoi connazionali. https://twitter.com/i/broadcasts/1dRKZNbVaODKB

Anna Rita Canone

Fausto Tenti e il suo impegno ambientalista

Ricevo e condivido da Fausto Tenti, Istruttore amministrativo presso la provincia di Arezzo:

CANCRO-VALORIZZATORI, DETTI INCENERITORI…Questo appello di pediatri è DEDICATO agli amanti del fuoco aretini, tipo l’assessore alla (distruzione) dell’ambiente, e toscani, tipo il Presidente (quello che vuole i carri armati per costringere la popolazione ad accettarli). Un passaggio sentenzia: “…Gli inceneritori di nuova generazione…al fine di ridurre le emissioni, devono raggiungere temperature sempre più elevate, liberando particelle più piccole e più pericolose”https://www.edocr.com/…/secondo-appello-dei-pediatri.

Infatti, anche noi Comunisti di Arezzo e provincia SIAMO da SEMPRE in prima linea CONTRO i MOSTRUOSI “impianti insalubri di 1^ classe” – forieri di danni irreparabili all’ambiente, ma SOPRATTUTTO alla SALUTE della popolazione – presenti nel nostro martoriato territorio (ne cito SOLO alcuni, tra i più MICIDIALI):
1) CHIMET SpA, Civitella in Val di Chiana, che incenerisce migliaia di tonnellate annue di rifiuti pericolosi altamente tossici e fortemente nocivi;
2) AISA SpA, Arezzo, che incenerisce decine di migliaia di tonnellate annue di rifiuti urbani ed assmiliati, tal-quali e trattati;
3) COLACEM SpA, Castel Focognano, che co-incenerisce, per produrre clinker-laterizio, decine di migliaia di tonnellate annue di CSS (combustibile solido secondario da rifiuti triturati, non si da dove proveniente);
4) CSAI SpA, Terranuova Bracciolini, che ha seppellito nella discarica di Podere Rota – e vuole continuare a farlo, addirittura con rifiuti speciali – oltre 5.000.000 di tonnellate di rifiuti urbani, prima tal-quali poi fortunatamente trattati, da più di 20 anni.
E, per concludere, voglio citare Chico Mendes: “L’ambientalismo senza lotta di classe è semplice giardinaggio
“.
https://www.facebook.com/ilpartitocomunista/posts/4439979302703246“.

Anna Rita Canone

Covid e vaccini, due drammatiche testimonianze:

Giulio, nome di fantasia:

“Trovo inammissibile, dopo aver fatto un tampone privato, aver pagato 45 euro, essere risultato positivo, vengo chiamato dalla ASL per l’intervista per capire come sono stato contagiato, mi viene chiesto se in casa abita con me una persona anziana, io dico sì, chiedo alla signora che mi ha chiamato di farmi fare il tampone domiciliare, sia a me che a mia zia, e la signora mi dice che il tampone domiciliare sarebbe avvenuto, e mi ritrovo un SMS che mi dice che devo recarmi con la macchina a Via Tal dei Tali. Cioè, ma tutto questo tempo al telefono: abbiamo pettinato le bambole? Come si può avere un’incompetenza simile? Ma si rendono conto che prendere il Covid è veramente una tragedia, stare rinchiusi in casa, non poter uscire, non sapere cosa fare, sentirsi abbandonati, da tutto e da tutti? I medici di base, che dovrebbero sostenerti e manco loro sanno darci risposta, sono veramente deluso”.

Luca, nome di fantasia:

“Buongiorno! Sono il Dott. A dell’ASL N. X di Napoli. Ci risulta che lei è stato vaccinato con il VACCINO XXXXX … Presso XXXXX … alle ore XXXXX … lotto ABV2856. Stiamo monitorando tutti coloro che hanno ricevuto il vaccino appartenente al lotto ABV2856. Potrebbe riferirci il suo stato di salute attuale? Ha sintomi particolari? Ci dica quali!

ECCO! Questa è la telefonata che mi sarei aspettato da un’Asl, che non mi ha neanche rilasciato il certificato vaccinale relativo alla prima dose. Fantascienza! Ma come diavolo lo fate il monitoraggio? Telepatico? Mettete in campo i Navigator, inventatevi qualcosa, ma fate una maledetta telefonata! Non limitatevi a dire: “Tutto sotto controllo”! Vi abbiamo mandato mail, chiedendo il certificato vaccinale, ma non avete risposto a nessuno. Faranno bene a rifiutare il vaccino XY per protesta. Prima promettete il monitoraggio e poi non vi fate vivi: ma che cavolo accade in questo paese di melma?”

Anna Rita Canone

Guerra Saharawi, ultimi sviluppi:

Il 9 marzo la Repubblica Araba Democratica Saharawi ha celebrato il 45mo anniversario con una diretta online organizzata dall’ Ambasciata messicana.

Quest’anno la ricorrenza si è svolta in un clima particolarmente drammatico: oltre alla pandemia, infatti, i Saharawi devono anche affrontare la guerra scaturita il 13 novembre dalla violazione marocchina del cessate il fuoco.

Le violenze continuano, nonostante il sostegno internazionale ricevuto da Australia, USA, Messico, Canada, Russia e molti Paesi europei (Portogallo, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia).

Le numerose violenze che stanno continuando ai danni di civili e militanti hanno spinto più di 270 ONG a chiedere una missione di indagini all’ONU.

Tra i casi giunti alla ribalta della cronaca:

5 marzo: il tribunale della città occupata di Laayoune condanna a 5 mesi di carcere, in videoconferenza dovuta alle nome covid, il giovanissimo attivista Zakaria Moukhtar R’guaibi, reo di aver partecipato a una manifestazione pacifica il 14 febbraio;

lo stesso giorno l’attivista Sultana Khaya, già vittima di aggressione violenta nel 2007, in cui ha perso un occhio, subisce un secondo tentativo di omicidio durante un blitz in famiglia, mentre si trova ai domiciliari;

il 10 marzo c’è un peggioramento delle condizioni del prigioniero politico Mohamed Yahya Elhafed Iazza, attivista per i diritti umani, detenuto da 13 anni dopo una condanna a 15 anni ricevuta nel febbraio 2008. I familiari denunciano da tempo la mancanza di adeguata assistenza sanitaria.

Fonte: https://newsaje.blogspot.com/

Anna Rita Canone

Claudio Macarelli e il suo primo libro

Carlo Macarelli nasce a Pistoia nel 1961. A soli cinque anni si fa regalare una maschera subacquea e appena mette la testa sott’acqua capisce di aver trovato il suo mondo. Da quell’estate passata a Baratti non abbandona più il suo elemento naturale, il mare.

Trasforma quella passione infantile in un lavoro, diventando un sommozzatore professionista. Dopo più di trent’anni di attività subacquea, che lo hanno portato a immergersi in svariati ambienti marini, sente l’esigenza di dare spazio al suo altro grande amore, la scrittura.

Dalle esperienze lavorative in molte parti del mondo e dalla sua passione per la vita sottomarina, unita a quella per la fantascienza e l’avventura, trae ispirazione il suo primo romanzo, Prokeitai – Dentro la luce.

Il romanzo, di 412 pagine, costa € 14,90, è edito da Aporema Edizioni ed è in libreria da maggio 2020.

E’ un romanzo di avventura ambientato tra Castellabate, caratteristico borgo medievale della Costa Cilentana, e la magica isola di Procida. Attraverso una trama avvincente, porta il
lettore ad addentrarsi in una serie di episodi misteriosi, che percorrono i secoli a partire dall’epoca micenea per finire nelle profondità del mare di Procida all’alba del nuovo millennio. Un libro che trasmette l’amore per il mare e l’importanza del rispetto della natura.

QUARTA DI COPERTINA

Un unico lampo accecante solca i secoli, dalle colonie dell’antica Grecia al Medioevo, dalla Seconda Guerra Mondiale fino all’alba del nuovo millennio, celando segreti che forse l’umanità non è ancora pronta ad accogliere. Una misteriosa iscrizione e il fortuito ritrovamento di un libro spingono Marco, sommozzatore professionista e appassionato di Storia, a indagare, approfittando di un lavoro che gli viene offerto a Procida: la stupenda isola sembra infatti l’unico punto d’unione tra alcuni strani episodi, accaduti in epoche diverse. Spingersi sempre più a fondo, sia nel mare, da lui tanto amato, sia nella ricerca della verità, diviene così per il protagonista una vera e propria ossessione, che lo condurrà a incredibili sorprese. Al suo fianco, due splendide donne e un variopinto gruppo di amici, compagni di un viaggio verso l’ignoto.

FRASI DAL TESTO

Dopo un tempo che gli sembrò infinito tutto si calmò, la baia tornò buia, ma prima che l’ultimo tumulto d’acqua si placasse, un raggio di luce accecante li trafisse come una lancia.”

Il suo sguardo era volto lontano, verso quel cielo sempre più tinto dei colori del vespro, verso l’ignoto.”

«Ci sono avvenimenti del passato che è meglio non conoscere. Credetemi, è più saggio lasciarli sepolti sotto la polvere dei secoli»

Sì, domani sarebbe andato oltre il limite. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma sapeva che era lì per un motivo. Ora capiva che era nato per quel momento e niente e nessuno lo avrebbe potuto fermare.

L’acqua e le forme di vita sottomarine gli scorrevano davanti come le sensazioni e i volti delle persone che si erano alternate nella sua vita in quell’ultimo periodo.”

Si sentiva libero e inebriato da quel momento, misto di passione e mistero. La sfida che lo aspettava gli dava la carica che amava sentire dentro di sé.

Il mare avvolgeva tutto e un senso di pace e rispetto per l’immenso aleggiava tra le lamiere arrugginite della vecchia nave.”

Per info:

https://www.aporema.eu/store/product/prokeitai-dentro-la-luce-claudio-macarelli Booktrailer: http://www.youtube.com/watch?v=8F7bsiGHIPg

Pagine Facebook:
https://www.facebook.com/claudio.macarelli https://www.facebook.com/claudio.macarelli.39

Telefono: 3343485643

ISBN 9788832144482

Anna Rita Canone

Il Palazzo Adria di Budapest:


La facciata del palazzo Adria (kép-ter.blog.hu)

A Budapest, tra tutte le costruzioni del 900, la più preziosa si può dire sia il Palazzo Adria, innalzato 120 anni fa nell’ampia  piazza  Szabadság, a poca distanza dalla sede del Parlamento. Il Palazzo Adria è stato la sede della Compagnia di Navigazione Reale ungherese adriatica, che operò fino agli anni ’20 a Rijeka, oggi città Fiume. L’immobile imponente è in perfetto stile neo-barocco, ha un passato storico  importante riguardo alla direzione centrale del commercio  marittimo dell’Ungheria. La sua architettura è un vero  trionfo di eleganza, di immensa  ricchezza, di grande bellezza e lusso, per cui il palazzo negli ultimi decenni  è stato luogo di set per molti film di Hollywood.

Le prime pietre sono state depositate nel 1900, mentre il palazzo monumentale nel suo interno è stato arricchito con dimore sfarzose, con sale sontuose, stucchi raffinati, con specchi veneziani, carte da parati in seta preziosa,  camini in marmo, staccionate in ferro battuto e con un cortile  interno di oltre 5.000 metri quadrati, tutta questa meraviglia è stata consegnata in tempi record, appena in due anni.            

     




Una sala interna nel palazzo Adria
(Fotó: Paár Eszter Szilvia/pestbuda.hu)

             

Ma come si spiega la straordinaria rapidità  dalla messa in opera fino alla realizzazione di tali lavori a quei tempi?

La  rivoluzione industriale dell’800 ha reso lo sviluppo urbanistico  non più prorogabile, perché ormai ovunque, oltre confine, anche nella vicinissima  Austria, le città  sono state sottoposte ad una trasformazione epocale. Allora in Ungheria, per incentivare gli investimenti al servizio dell’accrescimento delle città, il  Consiglio dei lavori pubblici mette in atto un piano per lo  sviluppo urbano, offrendo sgravi fiscali con credito d’imposta per 30 anni.

Tutti i progetti nell’edilizia vengono completati anche quelli di dimensione gigantesca, rispettando rigorosamente i tempi di consegna: ecco un altro esempio di capolavoro architettonico adiacente al Palazzo Adria, che diventò la sede per vari anni  della Borsa.

Il compromesso storico tra l’Austria e l’Ungheria ratificato nel 1867, ha creato stabilità politica ed economica per cui tante imprese e società finanziarie in misura senza precedenti hanno investito in sede di rappresentanza. Questi immobili realizzati a Budapest,  attorno alla fine del secolo, col tempo hanno acquistato ancor  più prestigio e più valore. Le ampie strade con le grandi piazze sono nate allora, allora si è formata l’immagine della città di oggi, Budapest è diventata la seconda città più importante della monarchia austroungarica,  il noto vialone Nagykőrύt, che  attraversa  tutta la città e il boulevard  Andrássy, che  conduce al piazzale degli Eroi, conservano la memoria dei tempi.

Non si hanno a disposizione atti e documenti ufficiali  per capire quanto poteva costare veramente il Palazzo Adria, invece si è a conoscenza di un dato certo, la società investitrice ha speso 581 mila corone ungheresi soltanto per il terreno, dove fu eretto il famoso palazzo Adria, che oggi corrispondono a 8.000 euro.

La liceità della domanda è chiara, un settore così giovane, come la Compagnia di Navigazione Reale ungherese adriatica, come poteva disporre di una somma così cospicua? La redditività era assicurata dal commercio di grano ungherese di ottima qualità e di grande richiesta al mercato internazionale anche da paesi oltre oceano  dove, per arrivarci, l’unica via di trasporto poteva essere soltanto quella via mare. Il  profitto, ottenuto insieme all’incentivo di Stato, hanno velocizzato il grande successo del commercio marittimo in un Paese che, paradossalmente, non aveva sbocco sul mare. Tutto questo purtroppo è stato interrotto dalla Grande Guerra Mondiale che, per l’Ungheria, finì con la firma del Trattato di Trianon , quando i vincitori stabilirono il futuro del Regno d’Ungheria con la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico, di conseguenza  l’Ungheria fu defraudata di ampi territori a favore dei paesi confinanti. L’attività commerciale di navigazione marittima, tanto fiorente una volta, finì per sempre.

Attualmente il palazzo è in cerca di nuovi inquilini, sta vivendo una seconda possibilità con i lavori di restauro, ma resta un mistero su quale sarà il suo destino, al termine di tali lavori.

Prima di concludere la nostra  storiella  un’ultima curiosità:

La filiale della Banca Commerciale di Budapest, tra le due guerre mondiali, trova sede nel palazzo Adria. Siamo alla fine degli anni Venti, quando nell’America in crisi del mercato bancario delle azioni scoppia la grande recessione economica che influenza negativamente l’economia europea, compresa ovviamente quella ungherese. In questo clima di malessere, la città diventa palcoscenico di  rapine e crimini; il 31 dicembre del 1934 è stata consumata proprio qui,  in stile  americano, una delle rapine più sanguinose a mano armata, che causò la morte di tre impiegati di banca e di altri due tra gli assalitori. La rapina è stata scongiurata grazie all’intervento coraggioso di un cliente presente in banca, mentre i rapinatori sono stati catturati e condannati.

Judith Jambor

Una sammaritana alle Olimpiadi di Italiano

Rosa tutta femminile per le semifinaliste delle Olimpiadi di Italiano del Liceo Artistico Statale “San Leucio” di Caserta: tra loro la giovane cittadina sammaritana Olga Picascia, allieva in 2F, che ha superato le selezioni e parteciperà direttamente alle semifinali il 9 aprile, in modalità online. La notizia è stata pubblicata il 3 marzo sul sito della scuola dalla dirigente, dott.sa Immacolata Nespoli.

Le prove preselettive si sono svolte il 22 febbraio, in modalità online.

Olga si è piazzata prima con un punteggio di 22,3 su 28,6 davanti alle compagne Fabiana Capasso della 2C (19,85) e Rime Achchane della 2A (17,16) nella categoria Junior.

Nella categoria Senior si sono qualificate Amelia De Simone, 5G (23,98); Francesca Pia Pascarella 4E (20,06) e Ksenia Bondarets, 5A (19,83).

Grande soddisfazione tra i docenti d’Italiano e del professor Salvatore Boccagna, coordinatore del Gruppo disciplinare di Lettere e referente dell’attività.   

Anna Rita Canone

Vito Zaccheo, una vita “on air”

La conoscenza con Vito avviene in un gruppo goliardico Facebook, “grammar nazi“: nasce un divertente “rapporto epistolare” via MSN e WhatsApp e c’è, così, loci scambio di messaggi, auguri, ricette, meme politici. Quella che segue è un’intervista, fatta con molte risate da parte di entrambi.

D: DJ Valvola: significato del nome.

R: Il nome me lo hanno dato anni fa gli amici, mi dilettavo con l’elettronica, in particolare le valvole per la musica.

D: Come e quando sei diventato DJ?

R: Avevo 14 anni nel ’79 (ride), ti rivelo pure la mia età. Ero da sempre appassionato di musica, ho cominciato a lavorare su una piccola radio locale, Radio Antenna 1. Ho girato su varie radio locali, mano a mano che uscivano. Mi prendevano come ultima speranza (ride). Oggi lavoro saltuariamente su Radio DJ Team Web, che non è Radio Deejay, è quella la fregatura (altra risata).

D: Come e perché hai scelto ingegneria all’università?

R: La passione per la musica mi ha portato a scegliere ingegneria elettronica. Papà ha raccontato, lo avevo rimosso, che già a 12-13 anni costruii un ricevitore radio in una scatola di scarpe. La radio è stata il filo conduttore della mia esistenza.

D: Episodio buffo o aneddoto da raccontare…

R: (ride) Milioni, dalle figuracce alle cose impossibili. Niente di penale, spacciavamo solo fake news. Abbiamo fatto tante marachelle. Abbiamo anche “suonato”, dj console, a matrimoni in ambienti equivoci…(ride) eravamo poveri. Ho incontrato Gianni Ciardo, ho intervistato i Pooh, Pippo Baudo, Rita Pavone, Renato Zero: andavamo agli spettacoli e poi chiedevamo loro interviste. Pensa, andai anche a monitorare un po’ di strumentazione ai New Trolls.

D: Poi cosa hai fatto?

R: Da ragazzo mi sono divertito in parecchie radio, poi da militare sono stato nel 45mo Battaglione Vulture a Napoli. Il mio era un lavoro d’ufficio in amministrazione, mi occupavo degli stipendi. (Ride) Mi hanno sempre trattato molto bene. Avevo i capelli lunghissimi, li tagliavo solo su preghiera del capitano.

D: Oggi cosa fai?

R: Vivo a Terlizzi, lo sanno anche i carabinieri (ride). Oggi costruisco semilavorati per trasmissioni radio, i miei prodotti sono stati usati in radio e TV. Li ho fatti anche per il CERN, quando scoprirono il bosone di Higgs.

(Ride) Sono un montatore seriale di mobili IKEA, muratore, carpentiere, eseguo lavori in cartongesso…sarei da sposare, ma ho già dato. Oggi sono anche nonno di un bel bambino di 4 anni e mezzo. I miei hobbies? Birra fatta in casa, liquori (oggi farò quello al basilico), pizze varie, queste ultime con vari risultati (ride), non necessariamente di successo.

Ho la veneranda età di 55 anni, ne ho davanti almeno altri 25 prorogabili…ride.

Su Facebook si scherza spesso sui superalcolici, lui specifica:

Non mi sono mai ubriacato. La prima volta che bevvi fu a Potenza, dove facevo il CAR. Fu una birra. Ricordo ancora Potenza, era aprile ed ebbi il raffreddore più brutto della mia vita. Poi passai a Napoli: come dite voi, la città del sole? Pioveva a secchiate, altro che città del sole! (Ride). Poi, però, mi ricredetti, ci ritorno spesso e con piacere.

Anna Rita Canone

Calabria: secondo focus live “Scuola e sanità”

Il secondo incontro live dalla Calabria di sabato 20 u.s., coordinato da Anna Rovito, esponente “Scuole sicure in Dad” ha visto ospiti provenienti dai settori scolastici, medici e genitori da più parti d’Italia.

Incisivo l’intervento del dirigente del dirigente del liceo classico “B. Telesio” di Cosenza, dott. Antonio Iaconianni: da un lato lamenta come la scuola stia subendo scelte prese da chi non ne ha la massima competenza, dall’altro ringrazia i colleghi docenti del suo istituto che hanno “reinventato” un lavoro, acquisendo in breve tempo abilità tecnologiche e raggiungendo anche i ragazzi in località con poca connettività. Alla domanda della Rovito su come si sia comportata la scuola in base alle agitazioni sindacali contro la delibera regionale del presidente Spirlì, a fronte di lamentele di colleghi in altre strutture, Iaconianni risponde che la sua scuola non ha avuto alcun problema organizzativo: su 1200 studenti (il liceo Telesio è un liceo storico cosentino) sono rientrati in presenza circa 100; ci sono tutte le sicurezze possibili ma, evocando un caso regionale, il numero di 15 docenti sospetti positivi significa che almeno 50 docenti (e relative famiglie) sono sospetti positivi. Iaconianni sottolinea che il prospettato prolungamento scolastico a tutto giugno non è applicabile a tutte le scuole, visto che la Dad (didattica a distanza) è stata un’opportunità che ha consentito di continuare i rapporti anche a distanza e di come siano state acquisite conoscenze informatiche da parte di docenti e alunni.

La scrivente crede che l’organizzazione di un istituto con ben 1200 studenti possa essere un modello per i colleghi indecisi o per chi lamenta che la Dad non funziona, in genere tra colleghi si chiede consiglio e ci si aiuta…

Il professor Carmelo Lupini lamenta il mancato tracciamento di Messina, la sottostima dei contagi ed evidenzia come essi siano aumentati in modo esponenziale dopo l’apertura delle scuole. Lupini lamenta anche il clima di incertezza e di paura per insegnanti e alunni in presenza, ma sottolinea come gli alunni si attengano alle regole, di fatto più maturi di tanti adulti negazionisti.

Le dottoresse Meriann Belcastro e Filomena Oliverio, rispettivamente medico chirurgo e biologa, parlano della pericolosità dell’incognita rappresentata dagli asintomatici e come i sistemi di aerazione nelle scuole si limitino alla semplice apertura delle finestre.

La professoressa Daniela Galloni, rappresentante del “Comitato Docenti Fragili” denuncia la situazione di chi si trova con patologie pregresse: molti docenti, soggetti fragili, sono stati costretti alla malattia per motivi personali o per fragilità di conviventi. Tra l’altro, i precari saranno licenziati o sono declassati, il tutto in assenza di tutele sindacali e di direttive nazionali. Galloni sottolinea, tra l’altro, come la Dad tuteli i soggetti fragili, siano essi docenti, alunni o conviventi. Galloni chiede la tutela dei lavoratori, requisito minimo, secondo la scrivente, di un Paese che possa appellarsi dell’aggettivo “civile”.  

Ferdinando Piciccio, genitore campano, e Marco Mecozzi, genitore lombardo, evidenziano come la Dad sia stata uno stimolo, per figli e docenti, per acquisire conoscenze informatiche maggiori: è stata una vera e propria evoluzione.

Anna Rita Canone

Scuola e sanità, live streaming dalla Calabria

La diretta Facebook calabrese del 14 febbraio, coordinata da Anna Rovito, rappresentante regionale del gruppo “Scuola sicura in Dad”, ha avuto i seguenti ospiti:

  • Meriann Belcastro, medico chirurgo e referente gruppo genitori “I figli sono i nostri”;
  • Franco Montalto, Vice Segretario Regionale Confederazione Italiana Pediatri (CIPE);
  • Filomena Oliverio, biologa specialista in patologia clinica;
  • Veronica Crocco, medico chirurgia generale;
  • Francesca Gradia, avvocato e portavoce “Comitato genitori responsabili”;
  • Maria Gabriella Morrone, avvocato civilista.

In circa 2 ore, la diretta ha raggiunto circa 3000 visualizzazioni, dalla Calabria e non solo.

La dott.ssa Belcastro ha spiegato che l’attuale situazione è sovrapponibile a settembre, con le aggravanti della stagione invernale, del picco dell’influenza stagionale e delle varianti e ha ribadito come i figli non possano essere usati come scudo per l’economia globale. La scuola non è sicura, in quanto i bambini vi portano il vissuto esterno e, viceversa, portano a casa il vissuto scolastico. La Dad (Didattica a distanza), se fatta bene, assicura la crescita.

La dott.ssa Oliverio ha focalizzato le varianti, spiegando come la variante inglese sia molto più aggressiva e contagiosa: fa aumentare i contagi del 70%. Le nuove varianti non inficiano i vaccini, ma c’è una corsa contro il tempo perché solo la vaccinazione massiva della popolazione può interrompere la moltiplicazione del virus.

La dott.ssa Crocco ha spiegato come sia cambiata la logistica dei reparti ospedalieri con l’aumentata richiesta di posti letto e come i pazienti oncologici, colti dal ragionevole panico, abbiano saltato i controlli e gli interventi: sono diventati gravi e non più operabili 2 casi con età inferiore ai 50 anni.

Il dott. Montalto ha affermato l’urgenza di direttive nazionali sul piano vaccinale, anche perché la fascia che ricopre il maggior numero di contagi va dai 14 ai 18 anni (40%). Va avviata subito la vaccinazione su ultraottantenni e soggetti fragili, al momento la Dad è la soluzione migliore, ma le istituzioni devono velocizzare le vaccinazioni.

La dott.ssa Belcastro, rispondendo a una domanda online, ha spiegato che sarebbe assolutamente ingiustificabile far lavorare i docenti in attesa della vaccinazione.

La dottoressa Oliverio le ha fatto eco, spiegando come le scuole, seppure con tutte le precauzioni possibili, non riescano ad azzerare il rischio di contagio e come i minori di 16 e 18 anni vadano tutelati grazie al cuscinetto creato vaccinando tutti gli altri.

Il dott. Montalto ha risposto a una domanda sul mancato tracciamento, sottolineando come la disinformazione abbia giocato un ruolo non da poco e ha parlato dell’accordo tra i pediatri sull’uso dei tamponi antigenici rapidi.

La dott.ssa Crocco ha spiegato come e perché si abbiano tamponi positivi e negativi: tranne casi necessari, i parenti dei pazienti non hanno accesso all’ospedale, proprio per evitare l’effetto “Cavallo di Troia”, che consiste nel contagio, da parte di esterni, di pazienti in dialisi, trapiantati e contagi tra il personale sanitario.

Anna Rovito ha chiesto lumi sull’espressione diffusa “convivere con il virus” e la dott.ssa Crocco ha spiegato che l’espressione è solo frutto della faciloneria popolare, con conseguenze drammatiche per i poveri pazienti colpiti, che muoiono da soli. Ha sintetizzato con “Va fatto ciò che è necessario, va evitato ciò che non lo è”.

L’avv. Gradia ha sottolineato come la Dad non leda il diritto all’istruzione, ma che anzi andrebbe implementata e che Dad e scuola in presenza devono poter essere complementari, visto che comunque la scuola con cui siamo cresciuti è un modello ormai superato.

L’avv. Morrone, infine, ha spiegato come l’assenza di norme cautelari volte a ridurre la diffusione del virus rientri nel reato penale di epidemia colposa omissiva. A tale proposito, ha sottolineato l’assoluta inutilità dell’acquisto dei famosi banchi a rotelle, quando sarebbe stato opportuno adottare strumenti atti ad aerare i locali.  

Seguiranno aggiornamenti.

Anna Rita Canone

Buoni samaritani a S. Maria a Vico

… ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt. 25,45)

Risultato immagini per immagini homeless

Santa Maria a Vico, gelida mattinata invernale. Viene notato un uomo in difficoltà su una panchina e parte la solidarietà: chi offre un caffè, chi chiama in successione vigili (non intervenuti), ambulanza e sindaco (intervenuti), chi offre la colazione, chi dona un giaccone invernale, chi passa furtivamente lasciando in una busta guanti, cappello e sciarpa, chi porta una coperta…

L’uomo, che chiameremo Andrey, in un italiano stentato dice di essere ucraino. Ha modi gentili Andrey, ha la mascherina appesa al braccio mentre beve un bicchiere di tè (o caffè lungo), sembra stupito delle attenzioni. “Non fa freddo, io sono ucraino” e ripiega la coperta.

I commercianti vicini testimoniano di vederlo in giro da 2-3 gg. Andrey è malmesso ma non lercio, non importuna né molesta, non è alcolista, non è drogato. E’ solo un uomo senza fissa dimora.

Come è arrivato Andrey a Santa Maria a Vico? Possibile che nessuno possa fare qualcosa per lui? Mentre ci si domanda ciò amareggiati, arrivano l’ambulanza, dove avviene un rapido controllo, e il sindaco. Questi spiega che l’uomo vivrebbe in una struttura a Nola, ma scappa e preferisce venire a S. Maria a Vico. Certamente Andrey non può rimanere in giro con notti che si preannunciano gelide: coperta e giaccone non basterebbero a proteggerlo.

Andrey viene accompagnato in una struttura a Cancello Scalo.

Chi è Andrey? Lo rivedremo? Chissà… di sicuro ha incontrato brave persone che gli hanno regalato, al di là degli oggetti, un po’ di umanità, portando un raggio di sole in una vita che chissà quali peripezie ha sperimentato.

In bocca al lupo, Andrey: magari Santa Maria a Vico chiederà fondi europei, costruirà un centro d’accoglienza e diventerai un nostro concittadino. Magari troverai anche un piccolo lavoro e vivrai degnamente.

Anna Rita Canone

Antonino Spirlì: diretta Facebook del 04/02

Antonino Spirlì, presidente pro-tempore della Regione Calabria, in una lunga diretta Facebook ha ospitato dirigenti scolastici, docenti, rappresentanti di gruppi provenienti da tutta la regione e genitori pro e contro Dad (Didattica a distanza). Nel suo lungo e accorato appello introduttivo, Spirlì ha sottolineato ai 30.000 spettatori come finanche i giudici, che hanno bocciato la sua ordinanza al Tar, lavorino in smart-working. Spirlì, senza mezzi termini, ha ribadito che le scuole debbano essere al 50% e che provvederà a controlli dove ciò non avvenga.

La maggior parte dei partecipanti (Antonio Iaconianni e Ferdinando Rotolo, dirigenti, Franca Maritato e Giovanna Riso, docenti, Anna Rovito, Francesca Gradia, Giovanni Giordano, più altri rappresentanti di studenti, genitori e personale scolastico), collegata via video, ha chiesto la continuazione della Dad, mentre molti commenti su Facebook, ben 5.000, hanno chiesto la chiusura totale della didattica in presenza, incoraggiando il presidente a continuare sulla sua strada.

Curioso un intervento no-Dad: dati ASP falsati e rapidamente contraddetti da dati ufficiali, mantra che i ragazzi devono socializzare (in piena pandemia, mah), negazione della Dad come strumento didattico (che ha i suoi limiti, sicuramente, lo sanno tutti, ma E’ scuola), dispersione scolastica: chi farebbe uscire i ragazzi, minori, se non i genitori? Spirlì non nega il diritto all’istruzione, tutt’altro: ribadisce che il diritto all’istruzione è sacrosanto, ma in piena pandemia mondiale dovrebbe essere prevalente il diritto alla salute, come sancito dall’art. 32 della Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività“).

Sapere che i togati del Tar, che lavoreranno via video fino al 30 aprile, anziché ascoltare accorati appelli basati su normative e dati scientifici reali (“Rivendichiamo una scuola in cui persone, cittadini normali, non debbano essere costretti a diventare eroi, ma essere, ciascuno, per il ruolo che riveste, semplicemente: Dirigente, alunno, docente, genitore” scrive in una nota Anna Rovito, portavoce di genitori, docenti e alunni del gruppo “Scuole Sicure in DAD”) diano ascolto a genitori che non hanno neppure le idee chiare su quanto affermino…mette amarezza.

Anna Rita Canone

Ungheria: Ministero per la Navigazione Marittima

Il porto di Fiume nel 1908 /Fortepan: Museo geografico d’Ungheria

L’Unione europea ha introdotto regole più fluide tra gli stati membri nella circolazione, confini aperti e trasporto più efficiente nei collegamenti, viaggiando, il mondo si è amplificato attorno a noi e finalmente siamo riusciti ad accrescere la percezione, la conoscenza, la storia, la cultura che ci accomuna ai nostri vicini.  

Ma ci conosciamo veramente? Sappiamo tutto dell’uno e dell’altro?

EccoVi una curiosità dell’Ungheria, paese nell’Europa centrale, membro (dal 2004) dell’Unione Europea. Essa è circondata dalla Repubblica Ceca, dalla Slovacchia, Ucraina, Romania, Slovenia, Croazia, Serbia e dall’Austria per questa singolare posizione geografica non ha sbocco diretto al mare. Una terra visitata ben volentieri per i suoi paesaggi incantevoli, fatto di colline verdi che offrono generosamente riparo alle vallate quali a loro volta attraverso fiumi e boschi conducono sulla grande pianura fertile ungherese. Ungheria ricca di fiumi, sorgenti, acque termali e laghi, che durante la stagione rinfrescano la calura estiva senza sentire la mancanza del mare. Come mai allora, che in Ungheria esisteva un Ministero per la Navigazione Marittima, un paese tipicamente continentale.

La spiegazione è nella storia, nel 1867 quando, durante l’Impero Austro-Ungarico con l’attuazione del decreto legge avvenuta tra governo ungherese e austriaco, secondo il quale tutto ciò che riguardava la gestione della navigazione marittima con competenza fin  giù alla città di Rijeka, oggi meglio conosciuta Fiume, distante circa 80 km dal grande porto di Trieste, è stato subordinato sotto l’esercizio del governo ungherese, disciplinato dal Ministero degli affari dell’agricoltura, dell’industria e del commercio. La città portuale territorialmente era separata dall’Ungheria, ma giuridicamente risultava strettamente ammessa all’amministrazione ungherese.  

A quel tempo, la monarchia austro-ungarica è stata considerata dopo la Russia, il secondo impero più grande in Europa con una potenza commerciale da non sottovalutare, anche se allora le merci in grande parte erano trasportate su terra e su rotaie della ferrovia. All’epoca, i prodotti ungheresi più richiesti da esportazione erano la farina, il legno, con altri due prodotti di grande richiesta, tra l’altro questi importati da terre lontane, il riso e il petrolio. Lo stato ungherese ha persino finanziato nel porto la costruzione di una raffineria, mentre le imprese e le società industriali ungheresi svolgevano un ruolo chiave nel commercio all’appannaggio di importanti centri marittimi, come quelli del grande Impero Germanico di Bismark o dell’Inghilterra. Grazie a tutte queste circostanze, la piccola città della penisola istriana ha guadagnato celebrità, oscurando Trieste insieme agli altri illustri porti di quel tempo.

Tuttavia un commercio così produttivo reclamava urgente una sede centrale, che ha trovato ubicazione a Budapest nell’edificio meraviglioso Palazzo Adria, che era il dicastero della Navigazione Marittima Reale d’Ungheria.  

La storia di quest’edificio neobarocco seguirà nel prossimo articolo.

Judith Jambor

Saharawi, le reazioni internazionali

Mentre la guerra nel Sahara occidentale continua (a seguito della violazione marocchina, il 13 novembre, del cessate il fuoco), si cominciano ad avere reazioni internazionali: mentre Australia, Russia, Francia e Regno Unito si schierano a favore dei Saharawi, il Presidente uscente USA, Donald Trump, l’11 dicembre ha sponsorizzato la ripresa dei rapporti diplomatici tra Marocco e Israele, assicurando il riconoscimento statunitense della sovranità marocchina sul Sahara occidentale.

Il 20 gennaio, tuttavia, Joe Biden è succeduto a Trump, insediandosi e giurando ufficialmente come 46esimo Presidente USA. Lo stesso giorno 45 accademici da USA, Regno Unito, Spagna, Francia, Germania, Australia, Canada, Portogallo e Italia hanno scritto una lettera indirizzandola a Biden. Ecco cosa chiedono:

“(…) Come ben saprà, il Sahara occidentale è riconosciuto come territorio non autonomo dalle Nazioni Unite, dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Unione Europea e da un ampio consenso di studiosi di diritto internazionale. Di conseguenza, il popolo di quella nazione ha il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza se decide di farlo attraverso un referendum libero ed equo, come stabilito nelle risoluzioni delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti non hanno il diritto di determinare il loro destino semplicemente dichiarando di far parte di altro paese. Il Sahara occidentale, formalmente noto come Repubblica Araba Saharawi Democratica, è stato riconosciuto da decine di Paesi ed è uno Stato membro fondatore a pieno titolo dell’Unione Africana, la cui carta vieta i cambiamenti unilaterali nei confini coloniali. La proclamazione di Trump, quindi, ha messo gli Stati Uniti in grado di approvare l’acquisizione di uno Stato africano, legalmente riconosciuto, da un altro Stato. Se consentito, ciò potrebbe danneggiare seriamente la reputazione degli Stati Uniti nel continente e persino incoraggiare altri Paesi a credere che potrebbero farla franca con l’espansione territoriale.

Quando l’Iraq ha invaso e annesso il Kuwait nel 1990, la comunità internazionale si è unita per opporsi a questa flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite.  Mentre c’erano disaccordi sul fatto che la guerra fosse il mezzo migliore per invertire la presa di potere irachena, gli Stati Uniti hanno guidato la comunità internazionale nella sua determinazione che tale aggressione non doveva reggere.  La decisione di Trump invia un pessimo segnale che gli Stati Uniti ora considerano legittimo un tale irredentismo illegale.  Ha parlato della necessità che gli Stati Uniti guidino con la forza del nostro esempio.  Ciò richiede il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e dei relativi principi giuridici internazionali che riconoscono il diritto all’autodeterminazione e l’inammissibilità di espandere i territori con la forza.  Inoltre, come ci ha ricordato l’ex Segretario di Stato James A. Baker, “gli Stati Uniti sono stati fondati prima di tutto sul principio dell’autodeterminazione”.  Pertanto, rinnegare questo principio riguardo al popolo del Sahara occidentale non è solo deplorevole, ma immorale e pericoloso.  Sia Baker che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton hanno già chiesto agli Stati Uniti di revocare il riconoscimento dell’annessione del Marocco del Sahara occidentale.  Il senatore repubblicano James Inhofe e il senatore democratico Patrick Leahy sono tra i sostenitori bipartisan dell’autodeterminazione nel Sahara occidentale.  Prima di soccombere alle pressioni degli alleati del Marocco affinché abbandonino questa iniziativa.  Noi pertanto vi chiediamo di revocare il riconoscimento statunitense dell’annessione del Marocco, di insistere su un mandato sui diritti umani per MINURSO, di annullare i piani per l’apertura di un consolato statunitense a Dakhla, nel Sahara occidentale, e di sostenere l’autodeterminazione nel Sahara occidentale”.

Anna Rita Canone

Telethon iraniano alla sua 25esima edizione

Il Telethon iraniano, condotto dal canale satellitare Simay – Azadi dall’8 al 12 gennaio, ha avuto anche quest’anno molto successo: un iraniano ha donato dal Canada 1 milione di dollari e un ex wrestler americano ha donato 200.000 dollari, mentre molti iraniani da tutto il mondo hanno chiamato durante la diretta, anche attendendo la linea per ore (nonostante le 100 linee telefoniche attive).

Simay – Azadi, in oltre 50 ore di diretta, ha raccolto adesioni, fondi, denunce e testimonianze. Il canale, che trasmette h 24 dall’Europa, è la principale voce dell’opposizione iraniana, capeggiata dalla Presidente Maryam Rajavi (https://www.ncr-iran.org/it/notizie/resistenza-iraniana/25telethon-del-canale-satellitare-di-opposizione-iraniano-intv/).

Tantissime, e molto toccanti, le testimonianze di malati di Covid: il regime, infatti, ha ufficialmente bandito l’importazione di vaccini dagli USA o dal Regno Unito, che al momento sono i soli ad essere accreditati a livello internazionale (https://www.italiaoggi.it/news/l-iran-non-vuole-i-vaccini-usa-2503958#).

Numerose anche le telefonate a sostegno di Maryam Rajavi, che lotta per ripristinare diritti che a un europeo possono sembrare scontati, ma in Iran dopo 40 anni di regime teocratico sono scomparsi (https://www.ncr-iran.org/it/notizie/il-piano-in-dieci-punti-di-maryam-rajavi-per-il-futuro-dell-iran-2/):

  1. Suffragio universale;
  2. Sistema pluralistico, con libertà di assemblea e partiti;
  3. Abolizione della pena d morte;
  4. Separazione tra Stato e Chiesa;
  5. Uguaglianza tra i sessi in campo politico, sociale ed economico;
  6. Sistema giuridico moderno basato sui principi della presunzione di innocenza, del diritto alla difesa, di una efficace protezione legale e del diritto ad essere processati in un tribunale pubblico;
  7. Rispetto della Dichiarazione Universale sui Diritti Umani, i patti e le convenzioni internazionali come il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, la Convenzione contro Tortura e la Convenzione sull’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione nei confronti delle Donne;
  8. Riconoscimento della proprietà privata, gli investimenti privati e l’economia di mercato;
  9. Politica estera basata sulla coesistenza pacifica, sulla pace e sulla collaborazione regionale, così come sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite;
  10.  Iran denuclearizzato, libero da armi di distruzione di massa.

Anna Rita Canone

Dietro la telecamera: Quintino Di Vona

Quintino Di Vona è un cameraman e giornalista, conosciuto su un gruppo Facebook goliardico. L’intervista nasce dopo un suo post in cui accenna alle difficoltà riscontrate, come cameraman, a un evento musicale online (https://www.facebook.com/buccinocomunicilentani/videos/812158462848633). E’ partita, così, una lunga chiacchierata via chat.

D: Come nasce la carriera di cameraman?

R: E’ una lunga storia. Sono figlio unico di un falegname e di una casalinga, che mi hanno trasmesso forti principi morali e ciò mi è valso molto professionalmente: se sono stato chiamato come consulente dai CC, per esempio, è perché sono sicuri della mia professionalità. Da papà, che tra l’altro era proiezionista brevettato, ho sicuramente appreso l’idea di “artigianato” e della passione per l’immagine cinematografica. Sono cresciuto con la tv, con “Carosello”, “Giocagiò” e “La lanterna magica”; a 5 anni realizzai il mio primo reportage fotografico: mamma non era convinta che a mangiare la pasta di casa del gatto fosse la tartaruga, le dimostrai con le foto che era il proprio lei che preferiva la pasta alla lattuga. E’ stata una serie di fortunati incontri ed eventi, dal maestro alle elementari Giuseppantonio Carbone, molto vocato all’arte e alla manualità, agli amici universitari, Pasquale Arpaia e Pellegrino Villani, compagni di reportage tipo fotografare le emozioni della “gente che parlava alle cabine”: oggi sarebbe tutto più complicato con la privacy. Papà mi comprò intorno ai 16-17 anni una macchina da presa “seria” migliore del catorcio muto che avevo in precedenza. All’epoca le pellicole erano da 15 metri e duravano 3 minuti; dopo il girato mandavi la pellicola alla Kodak e dopo circa un mese arrivava la “pizza” a casa con il risultato grezzo da rifinire con cura e tanto tempo e  tanta pazienza: si facevano i titoli animati a “passo uno” e poi il montaggio con un registratore a cassetta e con la moviola. Oggi, con l’avvento del digitale, è facile creare effetti speciali, titoli… Sempre papà è stato il mio garante nell’acquisto della prima macchina professionale telecamera e registratore VHS portatile a spalla. Da ragazzo suonavo in un gruppo, sono stato batterista, DJ radiofonico nelle radio locali e questo ha contributo ad una conoscenza musicale utilissima per i montaggi video. Le attrezzature costavano tanto e in estate si lavorava duro per onorare la firma delle cambiali. Il terremoto del 1980, purtroppo, ha distrutto parte del mio archivio su pellicola, la nostra casa fu distrutta. Ricordo ancora con affetto Suor Liliana, delle suore Campostrini di Verona, che operavano a Buccino, con cui realizzai, nel 1985, il primo video montato prodotto solo con due VCR: era un reportage che coinvolse i bambini, si trattava di un video per sensibilizzarli in prima persona verso la bellezza ed il fascino del centro storico a Buccino; poi ho avuto commesse sempre maggiori e mi sono iscritto all’Ordine dei giornalisti.

D: Eri accreditato alle Universiadi?

R: No. In realtà ero accreditato al carnevale di Rio nel 2010: immagina. Motivi familiari, tuttavia, mi fecero desistere e non mi pento: a casa avevano bisogno di me; sono figlio unico e il mio dovere era là.

D: Vantaggi e svantaggi del mestiere…

R: Tra i vantaggi metterei sicuramente quello di avere accesso a cose e posti  normalmente precluse al pubblico, di viverli, conoscerli e raccontarli in un’ottica diversa, da reporter, come è accaduto gli scavi di Paestum, Velia, la Certosa di Padula ed altri posti ancora.  Molti sono gli insegnamenti preziosi per il mio lavoro che ho ricevuto direttamente o indirettamente, da tanti grandi professionisti della comunicazione o dell’arte, e che ritengo miei maestri:  lo scultore Benedetto Robazza, il Giornalista Gianfranco Coppola, l’artista sardo Tonino Casula. Nella vita si appende ogni giorno e molte sono le cose apprese nello svolgimento del mio lavoro; spesso le interviste danno modo di conoscere le persone intervistate anche sotto il profilo umano: ho avuto modo di incontrare personaggi di una certa levatura intellettuale e professionale, che, nelle chiacchierate “fuori intervista” mi hanno dato molto; ne cito giusto alcuni: Lucio Dalla, Daniele Sepe, Giuliano Gemma, Roberto Giacobbo, Oliviero Toscani, Salvatore Accardo, Mago Forrest, Lina Wertmüller, Giovanni Vernia, Pupi Avati, Ficarra e Picone.

Tra gli svantaggi del mio lavoro gli orari assurdi, da conciliare con la vita familiare, le richieste di realizzare capolavori tipo la Gioconda con budget sufficienti per fare scarabocchi… ma anche offerte di “lavori sporchi” in cui non mi identifico e che non ho esitato a rifiutare.  Ho vinto alcuni premi importanti e ho diviso la gioia con mia moglie, il mio angelo custode;  ho lavorato nella troupe di Filippo Marmo, regista documentarista, che realizzava, per Rete4, la trasmissione “Gentes”. Tutto questo però l’ho sempre considerato non punto di arrivo, bensì di partenza verso nuove iniziative, verso nuove sfide.

D: Regia dell’evento musicale fatta “in fretta e furia” ma riuscita: quali altri possono essere gli inconvenienti per un cameraman e videomaker? Quanti cameramen servono di solito?

R: Cameramen necessari? I più possibili, altrimenti non riesci a dare l’idea di “esserci”. Se riesci a portare in loco, chi ti segue da casa, hai fatto centro. Nel mio caso, nell’ultimo lavoro espletato per la BCC Buccino Comuni Cilentani, con cui collaboro nel reparto comunicazione e media  da un po’ di anni, avevo 6 telecamere per dare, inoltre, la stessa importanza a tutti i componenti del gruppo rock che si stava esibendo.

D: Qual è stato il peggiore inconveniente e come lo hai risolto?

R: Non esiste un “peggior” inconveniente tecnico, qualunque può essere il peggiore: batteria che si scarica improvvisamente al microfono, scheda che si cancella o che non ha registrato, un cavo che decide di rompersi nel momento meno opportuno. Quindi: portarsi un po’ di materiale tecnico di riserva dietro. Ultimamente ho sopperito, ad un minuto prima dell’inizio di una ritrasmessa web, a una improvvisa e maledetta mancanza di audio, attaccando il cellulare al pc con una scheda audio, più veloce del cambio delle gomme di una Ferrari: avere le capacità di “problem solving” – là si vede la professionalità, avere la capacità di risolvere gli imprevisti “prima di subito” e “prima che sia troppo presto” per non deludere il committente.

D: Episodio curioso o divertente da raccontare…

R: Al di là di clamorosi e storici pesci d’aprile che è meglio non svelare, in quanto le vittime, ancora non sanno quale gruppo di amici ne fosse stato l’autore, più di uno:
da ragazzo, metà  anni 70, quando ero in radio, era una trasmissione che anticipava di molti anni “Il ruggito del coniglio”; inventammo, come al solito, notizie assurde con i colleghi DJ; quella volta comunicammo la notizia che la famosa e avvenente Donna Summer avesse avuto un “incidente” investita da turisti a bordo di un pullman di un paese vicino (nota: non investita da un pullman di turisti) e fosse ricoverata al reparto maternità dell’ospedale di Battipaglia, giudicata poi guaribile in 9 mesi. Creammo lo scompiglio, eravamo nel periodo in cui Donna Summer, con Love to love you baby, era all’apice della carriera: non si capiva cosa ci facesse in zona… la notizia, dopo poco, si ampliava con un comunicato (spudoratamente falso) del sindaco del paese dei turisti, che si scusava per l’increscioso accaduto pur rammaricandosi di non essere presente fisicamente all’incidente;
da cameraman, invece, avevo avuto l’incarico per filmare un evento e mi feci accompagnare da mia moglie. Tra l’altro, un evento a Buccino era finito giusto in tempo per correre di fretta sul litorale di Pontecagnano, all’hotel che ospitava questo secondo evento nello stesso giorno. Lì, stranamente era tutto buio… dopo un giro di telefonate senza risposta ai committenti, durato una mezz’ora, ancora non capivo l’accaduto. Poi venne il titolare dell’hotel, insospettito dalla presenza della mia macchina lì davanti e ci spiegò che l’evento era fissato per la domenica successiva…

Anna Rita Canone

Epifania solidale con Sentieri Nuovi

Sentieri Nuovi, la onlus sammaritana che si occupa di ragazzi speciali, non si ferma e, nel giorno dell’Epifania, riesce a regalare un sorriso ai ragazzi.

I ragazzi, come più volte spiegato dalla Presidente Gerarda Nuzzo, sono seguiti attraverso Whatsapp e non sono mai stati abbandonati, neppure in pieno lockdown.

All’iniziativa ha partecipato anche l’ingegnere Carmine De Lucia, Presidente del Consiglio comunale: le calze, infatti, sono state donate dall’Emporio solidale e dal Comune di santa Maria a Vico.

Gerarda Nuzzo commenta così:

Anche oggi ci siamo organizzati per dare un momento di gioia ai nostri ragazzi Speciali. Nonostante le limitazioni comunque siamo riusciti a consegnare casa per case i doni Accompagnati dal Presidente del Consiglio comunale Carmine De Lucia in rappresentanza. Ringraziamo il CSV assovoce e Il Sindaco Pirozzi, Vicesindaco Veronica Biondo, il Consigliere delegato alle Associazioni Tiziana Pascarella e l’Amm.ne Comunale di S. Maria a Vico tutta per le donazioni. L’unico neo non essere riusciti a rispondere alla domanda di quando si possa riprendere le attività, domanda fatta da tutti i nostri ragazzi “.

Anna Rita Canone

Sara Kowalczyk: un nuovo futuro

Grande notizia per l’atleta nazionale Sara Kowalczyk , attualmente punta di diamante della scuola di scherma “Pietro Giannone” di Caserta: la giovane, campionessa mondiale under 20, ha realizzato un sogno, cioè entrare nell’Esercito.

La bellissima notizia è stata annunciata così dal Presidente, dott. Giustino De Sire:

“Carissimi ho il piacere e l’onore di comunicare a tutta la famiglia della Scherma Giannone che la nostra atleta Sara Kowalczyk ha superato il concorso per entrare nella Compagnia Atleti del Centro Sportivo dell’ Esercito.
Entrare a far parte di una Squadra Militare è sicuramente una grande opportunità riservata agli atleti di vertice e Sara lo è.
Sono certo che, anche se indosserà una divisa diversa, sotto di essa batterà sempre un cuore rossoblu (colori della società) e resterà sempre un’atleta della Giannone, perciò festeggiamo insieme a lei questa grande vittoria.
Urrà per Sara”.

Questo il commento di Monica Di Giacomantonio, Consigliera e Responsabile della Segreteria:

La notizia é eccellente ma non sorprendente. Sara è un’atleta seria e meritevole di ogni soddisfazione, il suo esempio in questi anni ha trascinato l’entusiasmo della sala e ci ha regalato gioie immense. Le auguro una lunga e felice carriera!!!
Mi piace pensare che il 2 0 2 1 si sia presentato proprio bene”.

Grande emozione e soddisfazione della mamma, la Maestra Ewa Borowa Kowalczyk, anch’ella pluripremiata campionessa mondiale.

Anna Rita Canone

Saharawi, coinvolgimenti italiani

Ricevo e condivido, centro studi Ahmed Baba Miske:

Ci sono 5 società italiane che violano il diritto internazionale e il diritto del popolo Saharawi .
Questo è il riassunto sullo sfruttamento delle risorse nel Sahara Occidentale.

Per il secondo anno consecutivo, il Centro di studi e documentazione, Ahmed Baba MISKE, vuole fare luce sul dibattito sul conflitto tra la Repubblica Saharawi e il Regno del Marocco, entrambi membri dell’organizzazione regionale dell’Unione Africana, e sulle attività economiche nel Sahara occidentale, ancora occupato dal Marocco.

E’ stato pubblicato un rapporto che elenca le società che si sono stabilite o ancora operano nei territori occupati del Sahara occidentale.

Tale presenza e attività costituiscono flagranti violazioni del diritto internazionale e “crimini di colonizzazione”, in quanto non hanno ottenuto il consenso né della popolazione indigena del Sahara occidentale né del suo unico rappresentante, definito dall’ONU, il Fronte Polisario.

Il Sahara occidentale è stato classificato dalle Nazioni Unite come un “territorio non autonomo senza amministrazione”. Inoltre, il consulente legale delle Nazioni Unite, il Sig. Hans CORREL, nel suo parere del 2002, afferma che: “Il 14 novembre 1975, Spagna, Marocco e Mauritania hanno firmato una dichiarazione di principi sul Sahara occidentale a Madrid (Accordo di Madrid). A seguito di questa dichiarazione, i poteri e le responsabilità della Spagna, in quanto potere amministrativo del territorio, furono trasferiti a un’amministrazione tripartita temporanea. L’accordo di Madrid non prevedeva il trasferimento della sovranità sul territorio, né conferiva a nessuno dei firmatari lo status di potere amministrativo, status che la Spagna non poteva trasferire unilateralmente”.

Inoltre, le sentenze della Corte di giustizia dell’UE, in particolare quella del 27 febbraio 2018, hanno confermato e richiamato lo “status separato e distinto” del Sahara occidentale riconosciuto dall’ONU al Regno del Marocco.

Tutte queste decisioni e pareri legali ricordano che tali decisioni sono in linea con il parere legale dell’Unione africana pubblicato già nel 2015, che chiarisce lo status giuridico della Repubblica Saharawi e del Regno del Marocco, sono separati. Ricorda che la presenza del Marocco è illegale nel Sahara occidentale, quindi, tutte le attività economiche, svolte dal Regno o da terzi, violano il diritto internazionale.

Dalle ultime sentenze della Corte di giustizia dell’UE, un buon numero di società hanno deciso di rispettare il diritto internazionale e ha cessato la propria attività nel Sahara occidentale occupato.

Infine, va notato che dopo la rottura del cessate il fuoco da parte del Marocco il 13 novembre 2020 e la ripresa della guerra, il Fronte Polisario e la RASD hanno dichiarato l’intero territorio del Sahara occidentale una zona di guerra. Ciò dovrebbe indurre più aziende a riconsiderare le proprie attività illegali nel Sahara occidentale“.

Anna Rita Canone

Iran, lo scenario nel 2021

L’8-9-10 gennaio ci sarà la 25ma edizione del Telethon iraniano su Simay-Azadi, il canale satellitare dell’opposizione iraniana.

Di cosa si tratta? Ecco cosa riporta il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana:

Il regime iraniano sta cercando disperatamente di disturbare le trasmissioni di questo canale TV satellitare no-profit a causa delle sue notizie sulle violazioni dei diritti umani, delle informazioni accurate e senza censura sulla situazione interna in Iran e delle sue notizie sugli sviluppi fuori dall’Iran che milioni di iraniani non possono ricevere a causa della repressione dei media praticata dal regime.

Questo canale satellitare è sempre stato anche la fonte principale delle informazioni sull’ingerenza del regime iraniano negli affari di altre nazioni, in particolare Siria, Iraq ed altre e dei suoi tentativi di ottenere armi nucleari“. (https://ncr-iran.org/it)

Quest’anno l’Iran, oltre alla feroce dittatura del regime teocratico, alla povertà crescente, alle ingiustizie sociali, alla repressione di qualunque libertà, ha un nemico in più: il terribile Covid-19.

Stando al rapporto del PMOI, il principale partito politico di opposizione, il bilancio delle vittime del coronavirus in Iran è di oltre 196.000 morti, anche se il regime parla di 55.000 vittime e i mullah si sono rifiutati di offrire vaccini alle persone e dicono “faremo i vaccini iraniani in primavera“, mentre le persone stanno morendo in tutte le oltre 470 città dell’Iran.

La scuola procede con la didattica a distanza, quando possibile, seppure tra mille difficoltà: “in Iran Internet è molto debole e gli studenti fanno escursioni in montagna per connettersi a Internet e partecipare al corso online” mi scrivono, allegando foto:

Grandi sfide, dunque, attendono il popolo iraniano, sperando che il 2021 possa essere l’anno della svolta e della libertà.

Anna Rita Canone