“Il giornalismo consiste principalmente nel dire 'Lord Jones è morto' a persone che non hanno mai saputo che Lord Jones fosse vivo.” Gilbert Keith Chesterton
La scuola di scherma casertana “Pietro Giannone”, dopo disinfezione e sanificazione dei locali, riapre stasera la sala agli atleti. La notizia è stata comunicata via Whatsapp dal Presidente, dott. Giustino De Sire.
La scuola non ha abbandonato i suoi allievi durante il lockdown, grazie alle lezioni via Skype con la preparazione atletica a cura del Consigliere e Direttore Sportivo Mario Masi e preparazione tecnica a cura della Maestra Ewa Borowa.
Le lezioni riprendono con il seguente calendario:
Lunedi, mercoledì e venerdi, dalle 16,50 alle 17,50 i bambini dai 6 ai 9 anni;
dalle 18 alle 19 i bambini dagli 8 ai 12 anni;
dalle 19,40 alle 20,30 i più grandi (categorie ragazzi, allievi, cadetti, giovani, assoluti e master).
Inoltre, il martedì e giovedì dalle 17,00 alle 18,50 lezioni individuali per tutte le categorie di agonisti e dalle 19,00 alle 20,30 preparazione atletica per le categorie ragazzi, allievi, cadetti, giovani, assoluti e master.
L’ampia sala della società saprà accogliere nuovamente gli iscritti e la società riconferma la sua leadership. In bocca al lupo a tutti gli atleti.
Uno studio condotto da oltre 106 esperti della Commissione Europea, pubblicato a maggio su Nature Communications, rivela scenari preoccupanti: entro il 2300, a causa dell’innalzamento della temperatura e lo scioglimento dei ghiacciai, i mari potrebbero alzarsi di ben 5 metri.
Due testate online hanno trattato l’argomento: The Conversation, in un articolo dell’idrogeologa Hanna Cloke e il Daily Mail, in un articolo di Ian Randall.
Hanna Cloke sottolinea l’impatto che ciò avrà in Europa: si dovranno costruire difese marittime. Londra, ad esempio, necessiterà di una barriera al Tamigi. I Paesi Bassi sono già sotto il livello del mare e rischiano grosso.
Potrebbero esserci altre opzioni: “Ricreare dune o paludi o ritirarsi dalle zone costiere (…) queste soluzioni funzionano con processi naturali e hanno molti altri benefici per la fauna selvatica e l’uomo”. Altre opzioni, meno naturalistiche, prevedono la costruzione di immense dighe: Clocke, tuttavia, auspica “un approccio più sfumato, (…) atto a ridurre le emissioni ora e mitigare gli impatti peggiori”.
Ian Randall riporta, invece, le previsioni: basta l’aumento di solo 1°C della temperatura attuale per avere l’innalzamento marino di mezzo metro entro il 2100 e fino a 2 metri entro il 2300. Nel malaugurato caso dell’aumento di 4,5 °C, si prevede un innalzamento da mezzo metro a 1,3 metri entro il 2100 e da 1,7 a 5,6 metri entro il 2300.
Non è assolutamente confortante pensare “noi non ci saremo”, i primi danni potrebbero esserci già nel 2030: studi precedenti del 2014 hanno previsto, in 52 comunità costiere americane, 24 inondazioni marine in almeno 26 aree, mentre altre 20 potrebbero avere il fenomeno triplicato.
Scenari non meno devastanti in Europa: studi del 2016 prevedono un innalzamento di 2 metri entro il 2040 e ciò significherebbe che l’area del Kent, contea inglese, ne verrebbe completamente sommersa.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente il giornale economico indiano livemint.com, in un articolo di Bibek Bhattacharaya, raccomanda la visione di 4 film cult:
BLUE PLANET II, del 2017. Il film segue la serie inglese BLUE PLANET del 2001, a cura del famoso naturalista Sir Richard Attenborough. I sette episodi mostrano 5 habitat oceanici unici, dalle coste alle barriere coralline. Il film è visibile su Amazon Prime.
CHASING ICE, del 2012, è diretto da Jeff Orlowski e segue l’ambientalista James Balong in Groenlandia, Islanda e Alaska. Il film, visibile su Netflix, mostra anche un iceberg grande quanto Manhattan nel villaggio Ilulissat in Groenlandia.
PLANET EARTH, del 2006, è una serie inglese della BBC, visibile su Amazon Prime. L’uso di zoom spettacolari permette di mostrare diversi ambienti, dalle foreste stagionali alle cave.
INCONTRI ALLAFINE DEL MONDO, del 2007, è a cura del tedesco Werner Herzog. Disponibile su DVD, il film mostra l’Antartide più profonda, alla Stazione McMurdo e oltre. Herzog mostra eccentrici personaggi, scienziati e gente comune, che cercano di dare un senso al mondo.
Un simpatico articolo del The Sun UK, a cura di Nicole Darrah, avverte sulla pericolosità dei campioni di roccia marziani: potrebbero portare nuovi virus sulla Terra.
Scott Hubbard, professore di aeronautica e astronautica alla Stanford University, ritiene che “la possibilità che rocce di Marte di milioni di anni contengano una forma di vita attiva che potrebbe infettare la Terra è estremamente bassa” (…) ma i campioni di rocce marziane “saranno messi in quarantena e trattati come se fossero il virus Ebola fino a prova sicura”.
Secondo l’amministratore della NASA Jim Bridenstine, è in cantiere un viaggio su Marte entro gli anni 2030, nonché un ritorno sulla luna entro il 2024. Già a luglio partirà per Marte un nuovo rover senza pilota, chiamato Perseverance.
Tornando ad Hubbard, il professore ha focalizzato la sua attenzione sulla “protezione planetaria”, dicendo che già “gli astronauti dell’Apollo delle prime missioni lunari furono messi in quarantena per assicurarsi che non mostrassero segni di malattia: una volta scoperto che la luna non rappresentava un rischio, la quarantena fu eliminata. Tale procedura sarà senza dubbio seguita per gli umani che tornano da Marte. “
La splendida luna di sere fa si chiamava “La Luna dei Fiori“, perché era il nome con cui gli antichi nativi americani, in particolare gli Algonchini, indicavano il plenilunio di maggio, mese delle fioriture.
Il sito UAI (Unione Astrofili Italiani) riporta in un articolo di Paolo Colona tutti i 12 nomi, spiegando che era il loro modo di chiamare i mesi.
Eccoli e sono molto suggestivi: si comincia a gennaio con la “Luna del lupo“: i lupi affamati erano soliti ululare nei pressi degli accampamenti.
Segue la “Luna della neve (o della fame)“: era il periodo in cui nevicava e c’erano difficoltà per la caccia.
La luna di marzo è detta “Luna del lombrico“, in quanto questi piccolissimi animaletti emergevano dai terreni in fase di disgelo. Altre tribù davano altri nomi, quali “Luna della linfa” o “Luna del Corvo” o “Luna della Crosta“, tutti comunque legati all’imminente disgelo.
“La Luna Rosa” non indica il colore del nostro satellite, bensì la fioritura di una pianta simile alle ortensie.
Maggio è indicato, come detto, dalla “Luna dei Fiori“, mentre a giugno appartiene la “Luna delle Fragole”.
Luglio e agosto sono legati a caccia e pesca: ecco, quindi, la “Luna del Cervo” e la “Luna dello Storione“.
Settembre è indicato come “Luna del Raccolto“, mentre ottobre è la “Luna del cacciatore“.
Novembre è la “Luna del Castoro“: venivano preparate trappole per usarne le pellicce durante l’inverno.
Dicembre, infine, è la “Luna Fredda (o delle notti lunghe)”.
Claudio Puoti, infettivologo ed epatologo di Roma, lancia un appello ai Presidenti delle Regioni.
Nell’appello, a cui hanno già risposto oltre 1200 medici, si chiede una terapia domiciliare precoce. Molti pazienti sintomatici, infatti, restano a casa curandosi solo con il paracetamolo, mentre il ricovero (spesso tardivo e inutile) avviene solo dopo il drastico e rapido peggioramento.
Viene chiesto l’implemento di “sistemi di sorveglianza e di controllo e le attività territoriali e c’è una sopravvalutazione del ruolo dei tamponi per la gestione dei casi con chiara sintomatologia, che talora vengono eseguiti in ritardo”.
L’appello mira a far segnalare i casi di pazienti ricoverati e/o deceduti dopo interventi tardivi, per sollecitare le istituzioni a prevedere e istituire una diversa organizzazione dell’assistenza domiciliare. La mancanza di intenzione polemica si evidenzia con la proposta di ” un protocollo tecnico per la gestione precoce della COVID”, sviluppato in 5 punti.
1. Il riconoscimento precoce dei sintomi: febbre superiore a 37.5° e tosse incoercibile da almeno 24 ore deve essere considerato come un caso di COVID;
2. L’uso dei tamponi non dovrebbe precludere l’inizio della terapia;
3. Il trattamento prevede l’uso combinato di idrossiclorochina e azitromicina, (quest’ultima è una molecola antibiotica assolutamente comune, appartenente alla famiglia dei macrolidi e dalle acclarate proprietà batteriostatiche) ;
4. L’uso di eparina da valutare in caso di sospetta coagulopatia, cioè difficoltà nella coagulazione del sangue;
5. La possibilità di nuove opzioni terapeutiche future, da considerare caso per caso.
Come avverrebbe ciò? Vengono proposti 8 punti:
1. Prima effettuazione del protocollo nelle aree maggiormente colpite da casi di decessi, per poi estenderla su larga scala. In 10-15 giorni si dovrebbe valutare l’eventuale riduzione di 3 dati: numero dei decessi, dei ricoveri in rianimazione e dei casi sottoposti a ventilazione meccanica invasiva (intubati sotto sedazione farmacologica, cioè in coma farmacologico);
2. Ogni paziente con febbre febbre superiore a 37.5° e tosse incoercibile da almeno 24 ore contatterà il numero verde regionale;
3. A questo punto verranno consegnati a domicilio i farmaci con relativa posologia, da parte di un medico e un infermiere protetti con tutti i DPI (Dispositivo Protezione Individuale), che visiteranno il paziente e analizzeranno pressione arteriosa, frequenza cardiaca, saturazione dio ossigeno ed ECG, prelievo ematico per funzione epatica e renale, coagulazione completa, D-Dimero, G6PDh ed elettroliti (soprattutto potassiemia);
4. Registrazione dei dati su una scheda che verrà valutata e conservata dal competente comitato di valutazione esiti;
5. Eventuale tampone, il cui esito negativo non dovrebbe precludere l’inizio della terapia;
6. La stessa squadra monitorerà il paziente ogni 48 ore, registrando gli eventuali cambiamenti dei parametri clinici e provvedendo alla esecuzione di ECG, in base alle indicazioni della Società Italiana di Cardiologia;
7. La divisione della confezione di idrossiclorochina tra 2 casi, visto che le compresse sono 30 e ne basta la metà per un singolo paziente;
8. Personale volontario, da reclutare attraverso gli elenchi di medici e infermieri che hanno risposto all’appello del Governo quando ha sollecitato l’impegno nelle aree focolaio del virus.
Quali sarebbero i benefici? Due, e non da poco: costi economici inferiori, a causa della riduzione del numero dei ricoveri e la maggiore salvaguardia di vite umane, cosa che basterebbe da sola a sollecitare l’approvazione del protocollo.
”La domenica della speranza”: ho preferito chiamarla così perché domani lunedì 04 maggio inizia, per quattro milioni di lavoratori, il cercare di riprendere una vita quasi normale, ma forse ho esagerato.
Quello che mi sento di dire come persona impegnata a livello sindacale, nutro alcune difficoltà, una delle quali e’ che tantissimi datori di lavoro sicuramente non saranno pronti a tutte le misure riguardanti la sicurezza, iniziando dalle mascherine per finire a altri dispositivi individuali.
Una ripresa che vede diviso il mondo scientifico da quello politico, per non parlare in ambito politico, regioni contro i provvedimenti nazionali del governo. Questo sicuramente depone a favore di nessuno, tanto meno dei cittadini, ma finisce ancora di più a confondere le idee.
Penso con particolare riferimento al mondo dei trasporti, sia esso a quello ferroviario che a quello del trasporto pubblico locale, come metropolitane, autobus e tram: sicuramente non sara’ facile viaggiare con i sistemi di sicurezza, come la distanza sociale, questo significa ogni materiale, sia esso rotabile che materiale su gomma, i mezzi devono viaggiare al di sotto del 50%, quindi ci vuole come primo intervento un aumento di corse e diverse rimodulazioni dell’orario di lavoro.
Tutto questo può avvenire nelle realtà lavorative laddove sara’ possibile rimodulare gli orari. Sono fermamente convinto che in questa fase il sindacato deve avere non solo il ruolo di grande responsabilità, mi riferisco di difendere a tutti i costi i livelli occupazionali, bensì un ruolo come organo di controllo, unitamente alle figure degli rls (rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori).
La prima misura da parte dei datori di lavoro deve essere quella: prima di entrare nei luoghi di lavoro la misurazione della temperatura, poi vi e’ subito dopo la sanificazione degli ambienti di lavoro e dotare i lavoratori di mascherine idonee. Per quanto attiene i materiali che si apprestano ad andare in produzione, devono essere anch’essi sottoposti a sanificazione, non semplicemente con secchio e spugna, bensì con sostanze indicate per la sanificazione.
La proposta che mi sento in questo momento di lanciare per quanto riguarda i controlli, oltre alle figure sopra menzionate, è che bisognerebbe coordinare i vari enti tra loro attraverso un disegno di legge: Inail, Inps , ispettorato del lavoro e Asl di competenza; solo in questo modo la classe datoriale si adegua alle norme.
Come stiamo notando in questi periodi, la classe datoriale, unitamente al sindacalismo confederale, sta cercando in tutti modi di mettere ai margini il sindacalismo autonomo e di base, che continua a battersi per il rispetto dei diritti e delle tutele dei lavoratori.
Per quanto ci riguarda, come sindacato di base sono indispensabili le volontà che ci vengono indicate dalla base, per intenderci: quelli che stanno in trincea.
Il nostro sindacato deve mantenere fermo un punto fondamentale.
Lo stato pietoso in cui versa la costruzione settecentesca in località Lufrano, con la vicina cappella dedicata a S. Michele Arcangelo, è stato già oggetto di attenzione, nel 2017, del Consigliere Comunale Sergio Vaccaro e del Consigliere regionale Luigi Cirillo, portavoce Movimento 5 Stelle.
La struttura sembrerebbe essere proprietà privata, perciò è importante preservarla dall’abbandono: si tratta di un casino di caccia di epoca borbonica e sarebbe meraviglioso farlo tornare ai suoi originali splendori come la famosissima Casina vanvitelliana di Bacoli.
E’ un’assoluta vergogna non preservare un bene artistico importante, che potrebbe rappresentare una spinta al turismo locale: il comune, riporta Wikipedia, è stato istituito negli anni’50 (poiché prima era tutt’uno con San Sebastiano al Vesuvio), ma vanta reperti borbonici che, oltre ad essere una traccia del passato, andrebbero recuperati e preservati, in quanto l’area era usata dai Borboni per attività venatoria, come spiega lo stesso Cirillo a “Scisciano Notizie”.
Come per tutta l’Italia, con adeguata sensibilità culturale ed artistica, si potrebbe campare di rendita: l’Italia vanta oltre il 70% del patrimonio artistico mondiale che, insieme alla variegata enogastronomia, potrebbe davvero essere la molla per una vera ripresa dopo i danni economici del Covid-19 e permetterebbe una svolta “green” seria.
Non si può restare impassibili rispetto a gesti esasperati a cui quotidianamente assistiamo, suicidi o tentati suicidi perché tantissimi capifamiglia non riescono più a andare avanti. Oggi, 1° maggio, festa del lavoro (e dovrebbe essere la festa dei lavoratori).
Quale lavoro, quali lavoratori: quando leggo queste notizie, vi giuro mi sento malissimo, penso che quando un capo famiglia non abbia più il lavoro, si senta una persona inutile, priva di qualsiasi interesse, perde la dignità, ed ecco che si viene portati a gesti esasperati.
Credo tutti quanti noi dobbiamo compiere uno sforzo con atti concreti di solidarietà per aiutare queste persone, certamente per quello che possiamo.
Rispetto a una situazione così disperata, senza precedenti, come il coronavirus, una classe politica responsabile deve stringersi e cercare di collaborare quanto più possibile, senza fare show televisivi occupando il palazzo delle istituzioni, questo detto anche da sua Santità il Papa.
Voglio solo ricordare qualche passaggio in politica: negli anni ’70, durante una vera crisi economica, l’intera classe politica diede vita a un governo di solidarietà nazionale per uscire dalla crisi e nell’interesse della nazione e dei cittadini; altri tempi, altri uomini. Non si tenne conto dell’appartenenza politica ma bensì agli interessi della nazione.
Oggi, festa del lavoro, e’ l’occasione per esprimere questi valori: solidarietà, dignità e tutele, queste le tre parole d’ordine in uno stato di diritto.